giovedì, febbraio 08, 2018
All’udienza generale appello per i Giochi invernali a PyeongChang. Nella catechesi mette in guardia dalle omelie troppo lunghe: «Qualche fedele esce da messa per una sigaretta».
 
Iacopo Scaramuzzi, Città del vaticano

Vatican Insider - Il fatto che le delegazioni della Corea del nord e della Corea del sud «sfileranno insieme sotto un’unica bandiera e competeranno come un’unica squadra» alle Olimpiadi invernali che si aprono venerdì a PyeongChang «fa sperare in un mondo in cui i conflitti si risolvono pacificamente con il dialogo e nel rispetto reciproco, come anche lo sport insegna a fare». Lo ha detto il Papa a conclusione dell’udienza generale in Aula Paolo VI. Appello del Pontefice anche per i migranti in occasione della Giornata mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta di domani.
Durante la catechesi Francesco si è soffermato sulla lettura del Vangelo e sull’omelia che, ha avvertito, richiede la preparazione di chi la pronuncia e l’attenzione di chi l’ascolta e, ad ogni modo, deve essere breve: «Quante volte vediamo che nell’omelia alcuni si addormentano, altri chiacchierano o escono fuori a fumare una sigaretta», ha chiosato il Papa suscitando le risate dei fedeli.

Jorge Mario Bergoglio ha ricordato, una volta conclusa la catechesi, che dopodomani, venerdì 9 febbraio, si apriranno i XXIII Giochi Olimpici Invernali nella città di PyeongChang, in Corea del Sud, con la partecipazione di 92 Paesi. «La tradizionale tregua olimpica quest’anno acquista speciale importanza», ha sottolineato: «Delegazioni delle due Coree sfileranno insieme sotto un’unica bandiera e competeranno come un’unica squadra. Questo fatto fa sperare in un mondo in cui i conflitti si risolvono pacificamente con il dialogo e nel rispetto reciproco, come anche lo sport insegna a fare».

Il Papa ha poi rivolto il proprio saluto «al Comitato Olimpico Internazionale, agli atleti e alle atlete che partecipano ai Giochi di PyeongChang, alle Autorità e al popolo della Penisola di Corea. Tutti accompagno con la preghiera, mentre rinnovo l’impegno della Santa Sede a sostenere ogni utile iniziativa a favore della pace e dell’incontro tra i popoli. Che queste Olimpiadi siano una grande festa dell’amicizia e dello sport! Che Dio vi benedica e vi custodisca!»

Francesco ha proseguito un ciclo di catechesi sul significato della messa concentrandosi oggi sul Vangelo e sull’omelia. «Il dialogo tra Dio e il suo popolo, sviluppato nella liturgia della Parola della messa, raggiunge il culmine nella proclamazione del Vangelo», ha detto. «Noi ci alziamo per ascoltare il Vangelo ma è Cristo che ci parla lì, per questo stiamo attenti, è un colloquio diretto, è il Signore che ci parla. Dunque, nella messa non leggiamo il Vangelo per sapere come sono andate le cose, ma ascoltiamo il Vangelo per prendere coscienza che ciò che Gesù ha fatto e detto una volta, e quella parola è viva e arriva al mio cuore, per questo ascoltare il Vangelo è importante, col cuore, perché è parola viva».

Per far giungere il suo messaggio, «Cristo – ha proseguito il Papa – si serve anche della parola del sacerdote che, dopo il Vangelo, tiene l’omelia. Raccomandata vivamente dal Concilio Vaticano II come parte della stessa liturgia, l’omelia non è un discorso di circostanza, neppure una catechesi come sto facendo ora io, né una conferenza o una lezione, l’omelia è un’altra cosa, è “un riprendere quel dialogo che è già aperto tra il Signore e il suo popolo”, affinché trovi compimento nella vita».

Per questo l’omelia aiuta il «percorso» della parola di Dio, ha detto Francesco riprendendo un’idea che aveva esposto la scorsa settimana, che «entra dalle orecchie, passa dal cuore e va alle mani e alle opere buone». Il Pontefice argentino ha sottolineato che «chi tiene l’omelia deve compiere bene il suo ministero, quello che predica, il sacerdote o il diacono o il vescovo, offrendo un reale servizio a tutti coloro che partecipano alla messa, ma anche quanti l’ascoltano devono fare la loro parte». Se «a volte c’è motivo di annoiarsi per l’omelia lunga o non centrata o incomprensibile, altre volte è invece il pregiudizio a fare da ostacolo», ha proseguito il Papa.

«Chi fa l’omelia deve essere conscio che non sta facendo una cosa propria, sta predicando, dando voce a Gesù, e l’omelia deve essere ben preparata, deve essere breve, breve. Mi diceva un sacerdote – ha detto ancora Francesco lasciando da parte i fogli preparati per la catechesi – che una volta era andato in un’altra città dove abitavano i genitori e il papà gli aveva detto: “Sono contento perché con i miei amici abbiamo trovato una chiesa in cui si fa la messa senza omelia”. E quante volte vediamo che nell’omelia alcuni si addormentano, altri chiacchierano o escono fuori a fumare una sigaretta…». «Ah è vero eh? Tutti voi lo sapete: per questo per favore, che sia breve, ma che sia ben preparata, e come si prepara una omelia, con la preghiera, con lo studio della parola di Dio e facendo una sintesi chiara. E breve», ha aggiunto il Papa tra le risate dei fedeli.

Nella liturgia della Parola, ha concluso, «attraverso il Vangelo e l’omelia, Dio dialoga con il suo popolo, il quale lo ascolta con attenzione e venerazione e, allo stesso tempo, lo riconosce presente e operante. Se, dunque, ci mettiamo in ascolto della “buona notizia”, da essa saremo convertiti e trasformati , pertanto capaci di cambiare noi stessi e il mondo».

Al termine dell’udienza, oltre all’appello per le Olimpiadi, Francesco ha ricordato che domani, 8 febbraio, memoria liturgica di Santa Giuseppina Bakhita, ricorre la Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta. Il tema di quest’anno è “Migrazione senza tratta. Sì alla libertà! No alla tratta!”. «Avendo poche possibilità di canali regolari – ha messo in luce il Papa – molti migranti decidono di avventurarsi per altre vie, dove spesso li attendono abusi di ogni genere, sfruttamento e riduzione in schiavitù. Le organizzazioni criminali, dedite alla tratta di persone, usano queste rotte migratorie per nascondere le proprie vittime tra i migranti e i profughi. Invito pertanto tutti, cittadini e istituzioni, a unire le forze per prevenire la tratta e garantire protezione e assistenza alle vittime. Preghiamo affinché il Signore converta il cuore dei trafficanti... che brutta parola, questa, trafficanti di persone! e dia la speranza di riacquistare la libertà a quanti soffrono per questa piaga vergognosa».

Tra i gruppi di fedeli ai quali si è rivolto a conclusione dell’udienza, il Papa ha salutato i partecipanti alla settimana di studi per formatori di seminaristi, promosso dalla Pontificia Università della Santa Croce, i rappresentanti della Fondazione Banco Farmaceutico che sabato prossimo, nelle farmacie italiane, raccoglieranno farmaci per le persone indigenti. Gli artisti del circo Medrano e del circo Rony Rollert Circus si sono esibiti in un breve spettacolo a fine udienza e il Papa li ha ringraziati per il loro «lavoro di bellezza: voi con la vostra arte esprimete la bellezza e per la bellezza fate che tutti noi arriviamo più su, più vicini a Dio. Il vostro lavoro di bellezza ci fa bene a tutti».




Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa