lunedì, gennaio 29, 2018

Continuano le angherie contro i fedeli cristiani in Nigeria, i quali non hanno paura di mostrare il proprio credo in pubblico. Il vescovo di Maiduguri, mons. Dashe Doeme, lancia l'allarme ai microfoni di Aiuto alla Chiesa che Soffre.

di Dario Cataldo

"Dall’inizio dell’anno almeno 73 persone sono rimaste vittime delle violenze, eppure il governo nigeriano non sta facendo nulla per impedire che i pastori fulani uccidano un gran numero di persone, inclusi molti bambini". Con queste parole, il vescovo di Maiduguri, monsignor Oliver Dashe Doeme, lancia l'allarme sull’attuale situazione nella diocesi, tramite Aiuto alla Chiesa che Soffre.

Maiduguri primeggia in quanto a violenze ad opera della setta islamista Boko Haram, che in Nigeria affonda le proprie origini. Non solo migliaia di vittime: tra le macerie alle spalle della setta, 25 scuole e 3 ospedali gestiti dai cristiani, oltre a profanazioni di 200 chiese e 3 conventi.

"Proprio mentre sembrava che le violenze di Boko Haram stavano finalmente volgendo al termine, ecco che sono incominciate le violenze dei pastori fulani ai danni degli agricoltori cristiani".

A quanto pare, sarebbero stati i pastori fulani a compiere gli attacchi che hanno dissacrato le funzioni religiose della notte di capodanno, quando uomini armati hanno compiuto efferatezze in due chiese della diocesi guidata da monsignor Doeme uccidendo 17 persone.

Il Prelato, invita a conservare una fede irremovibile: "È davvero sorprendente come nonostante tutto i cristiani continuino ad assistere alla Santa Messa e a partecipare alle attività pastorali. Sono attaccati, rigettati e perfino uccisi a causa della loro fede, eppure sono pronti a tutto per mostrare la loro devozione religiosa".

Una Chiesa impegnata nell'aiuto a chi soffre, è quella di Maiduguri. Migliaia di famiglie che lottano con le continue violenze anticristiane. Nella fattispecie, sono 100mila le vittime uccise da Boko Haram tra sfollati, vedove e orfani, oltre a 5mila vittime. "Alcuni di loro non hanno davvero di che vivere», dichiara il Vescovo.








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