Francesco a Santa Marta: devono fare come Gesù che «si butta» in mezzo al popolo, camminare tra e con le persone avendone cura.
Domenico Agasso jr, Città del Vaticano
Vatican Insider - I pastori devono camminare in mezzo al popolo, avere tenerezza e occuparsi delle persone secondo gli insegnamenti di Gesù. Papa Francesco lo ricorda nella Messa di questa mattina, 30 gennaio 2018, a Casa Santa Marta. Il Vangelo odierno di Marco ha ispirato l’omelia del Pontefice, come riporta Vatican News : il brano narra due episodi di guarigione da «contemplare più che da riflettere», nota il Vescovo di Roma, perché indicano «come era una giornata della vita di Gesù», ideale di quella dei pastori, vescovi o sacerdoti.
L’Apostolo racconta di Cristo circondato da una «grande folla, la folla della gente che lo seguiva». Il Figlio di Dio si preoccupa, profondamente, di quelle persone. È proprio così che il Signore ha promesso di accompagnare il Suo popolo, standoci in mezzo e avendone cura: e Suo Figlio «non apre un ufficio di consulenze spirituali con un cartello “Il profeta riceve lunedì, mercoledì, venerdì dalle 3 alle 6. L’entrata costa tanto o, se volete, potete dare un’offerta”. No, non fa così, Gesù. Neppure Gesù aprì uno studio medico con il cartello “Gli ammalati vengono tal giorno, tal giorno, tal giorno e saranno guariti”. Gesù si butta in mezzo al popolo».
Ecco, questa «è la figura di pastore che Gesù ci dà», sottolinea il Papa raccontando di un «sacerdote santo che accompagnava così il suo popolo» e che la sera per questo motivo era «stanco», ma di una «stanchezza reale non ideale, di chi lavora» e vive tra la gente con amore. Proprio come Gesù, a cui «piace uscire incontro alle difficoltà quando lo chiede la gente».
Il Vangelo odierno inoltre riporta con insistenza che Cristo tra la folla viene «stretto e toccato». Francesco osserva che così oggi si comportano i fedeli durante le visite pastorali: lo fanno per «prendere grazia». In queste situazioni mai Gesù si tira indietro, anzi, «paga», pure con la «vergogna» e la «beffa, per fare il bene». E queste sono le «tracce del modo di agire di Gesù», e dunque gli «atteggiamenti del vero pastore. Il pastore va unto con l’olio, il giorno della sua ordinazione: sacerdotale e episcopale. Ma il vero olio, quello interiore, è l’olio della vicinanza e della tenerezza».
Al vescovo o sacerdote «che non sa farsi vicino, manca qualcosa: forse è un padrone del campo, ma non è un pastore. Un pastore al quale manca tenerezza sarà un rigido, che bastona le pecore. Vicinanza e tenerezza: lo vediamo qui. Così era Gesù». Il vero pastore, come il Figlio del Signore, «finisce la sua giornata stanco» perché ha compiuto «il bene». Se il suo stile di vita è questo, le sue «pecore» sentiranno concretamente la Presenza di Dio viva, perciò il Pontefice invita a pregare «per i nostri pastori, perché il Signore dia loro questa grazia di camminare con il popolo, essere presenti al popolo con tanta tenerezza, con tanta vicinanza. E quando il popolo trova il suo pastore, sente quella cosa speciale che soltanto si sente alla presenza di Dio – e così finisce il passo del Vangelo – “Essi furono presi da grande stupore”. Lo stupore - conclude - di sentire la vicinanza e la tenerezza di Dio nel pastore».
Domenico Agasso jr, Città del VaticanoVatican Insider - I pastori devono camminare in mezzo al popolo, avere tenerezza e occuparsi delle persone secondo gli insegnamenti di Gesù. Papa Francesco lo ricorda nella Messa di questa mattina, 30 gennaio 2018, a Casa Santa Marta. Il Vangelo odierno di Marco ha ispirato l’omelia del Pontefice, come riporta Vatican News : il brano narra due episodi di guarigione da «contemplare più che da riflettere», nota il Vescovo di Roma, perché indicano «come era una giornata della vita di Gesù», ideale di quella dei pastori, vescovi o sacerdoti.
L’Apostolo racconta di Cristo circondato da una «grande folla, la folla della gente che lo seguiva». Il Figlio di Dio si preoccupa, profondamente, di quelle persone. È proprio così che il Signore ha promesso di accompagnare il Suo popolo, standoci in mezzo e avendone cura: e Suo Figlio «non apre un ufficio di consulenze spirituali con un cartello “Il profeta riceve lunedì, mercoledì, venerdì dalle 3 alle 6. L’entrata costa tanto o, se volete, potete dare un’offerta”. No, non fa così, Gesù. Neppure Gesù aprì uno studio medico con il cartello “Gli ammalati vengono tal giorno, tal giorno, tal giorno e saranno guariti”. Gesù si butta in mezzo al popolo».
Ecco, questa «è la figura di pastore che Gesù ci dà», sottolinea il Papa raccontando di un «sacerdote santo che accompagnava così il suo popolo» e che la sera per questo motivo era «stanco», ma di una «stanchezza reale non ideale, di chi lavora» e vive tra la gente con amore. Proprio come Gesù, a cui «piace uscire incontro alle difficoltà quando lo chiede la gente».
Il Vangelo odierno inoltre riporta con insistenza che Cristo tra la folla viene «stretto e toccato». Francesco osserva che così oggi si comportano i fedeli durante le visite pastorali: lo fanno per «prendere grazia». In queste situazioni mai Gesù si tira indietro, anzi, «paga», pure con la «vergogna» e la «beffa, per fare il bene». E queste sono le «tracce del modo di agire di Gesù», e dunque gli «atteggiamenti del vero pastore. Il pastore va unto con l’olio, il giorno della sua ordinazione: sacerdotale e episcopale. Ma il vero olio, quello interiore, è l’olio della vicinanza e della tenerezza».
Al vescovo o sacerdote «che non sa farsi vicino, manca qualcosa: forse è un padrone del campo, ma non è un pastore. Un pastore al quale manca tenerezza sarà un rigido, che bastona le pecore. Vicinanza e tenerezza: lo vediamo qui. Così era Gesù». Il vero pastore, come il Figlio del Signore, «finisce la sua giornata stanco» perché ha compiuto «il bene». Se il suo stile di vita è questo, le sue «pecore» sentiranno concretamente la Presenza di Dio viva, perciò il Pontefice invita a pregare «per i nostri pastori, perché il Signore dia loro questa grazia di camminare con il popolo, essere presenti al popolo con tanta tenerezza, con tanta vicinanza. E quando il popolo trova il suo pastore, sente quella cosa speciale che soltanto si sente alla presenza di Dio – e così finisce il passo del Vangelo – “Essi furono presi da grande stupore”. Lo stupore - conclude - di sentire la vicinanza e la tenerezza di Dio nel pastore».
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