La tenerezza di Dio, come tratto che lo definisce, è al centro dell’omelia del Papa di questa mattina alla Messa a Casa Santa Marta.
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Radio Vaticana - Il tema è suggerito dalla prima Lettura presa dal Libro del profeta Isaia e dal salmo dove di Dio si dice: “… la sua tenerezza si espande su tutte le creature”. L’immagine presentata da Isaia è quella di un Dio che parla a noi come un papà col bambino, rimpicciolendo la voce per renderla il più possibile simile alla sua. E prima di tutto lo rassicura accarezzandolo: ”Non temere, Io ti vengo in aiuto”.
Sembra che il nostro Dio voglia cantarci la ninna nanna. Il nostro Dio è capace di questo. La sua tenerezza è così: è padre e madre. Tante volte ha detto: “Ma se una mamma si dimentica del figlio, Io non ti dimenticherò. Nelle proprie viscere ci porta. È il Dio che con questo dialogo si fa piccolo per farci capire, per fare che noi abbiamo fiducia in Lui e possiamo dirgli con il coraggio di Paolo che cambia la parola e dice: “Papà, Abbà”. Papà … È la tenerezza di Dio.
Il grande che si fa piccolo e il piccolo che è grande
E’ vero, dice Francesco, a volte Dio ci bastona, Lui è il grande, ma con la sua tenerezza si avvicina a noi e ci salva. E questo è un mistero e una delle cose più belle:
È il Dio grande che si fa piccolo e nella sua piccolezza non smette di essere grande. E in questa dialettica grande è piccolo: c’è la tenerezza di Dio. Il grande che si fa piccolo e il piccolo che è grande. Il Natale ci aiuta a capire questo: in quella mangiatoia … il Dio piccolo. Mi viene in mente una frase di San Tommaso, nella prima parte della Somma. Volendo spiegare questo: “Cosa è divino? Cosa è la cosa più divina?”, dice: “Non coerceri a maximo contineri tamen a minimo divinum est", cioè non spaventarsi delle cose grandi, ma tenere conto delle cose piccole. Questo è divino, tutti e due insieme.
Ma dove, in particolare, si dimostra la tenerezza di Dio?
Dio non solo ci aiuta, ma ci fa anche delle promesse di gioia, di un grande raccolto, per aiutarci ad andare avanti. Dio che, ripete Francesco, non solo è padre ma è papà:
Io sono capace di parlare con il Signore così o ho paura?
Ognuno risponda. Ma qualcuno può dire, può domandare: “Ma qual è il luogo teologico della tenerezza di Dio? Dove si può trovare bene la tenerezza di Dio? Qual è il posto dove si manifesta meglio la tenerezza di Dio?”-“La piaga”. Le mie piaghe, le tue piaghe, quando si incontra la mia piaga con la sua piaga. Nelle loro piaghe siamo stati guariti.
E il Papa rievoca la parabola del Buon Samaritano: lì qualcuno si è chinato sull’uomo incappato nei briganti e lo ha soccorso pulendo le sue ferite e pagando per la sua guarigione. Ecco “il luogo teologico della tenerezza di Dio: le nostre piaghe”. E il Papa conclude esortando a pensare durante la giornata all’invito del Signore: “Dai, dai: fammi vedere le tue piaghe. Io voglio guarirle”.
Ascolta il servizio con la voce del Papa: qua
Adriana Masotti - Città del Vaticano Radio Vaticana - Il tema è suggerito dalla prima Lettura presa dal Libro del profeta Isaia e dal salmo dove di Dio si dice: “… la sua tenerezza si espande su tutte le creature”. L’immagine presentata da Isaia è quella di un Dio che parla a noi come un papà col bambino, rimpicciolendo la voce per renderla il più possibile simile alla sua. E prima di tutto lo rassicura accarezzandolo: ”Non temere, Io ti vengo in aiuto”.
Sembra che il nostro Dio voglia cantarci la ninna nanna. Il nostro Dio è capace di questo. La sua tenerezza è così: è padre e madre. Tante volte ha detto: “Ma se una mamma si dimentica del figlio, Io non ti dimenticherò. Nelle proprie viscere ci porta. È il Dio che con questo dialogo si fa piccolo per farci capire, per fare che noi abbiamo fiducia in Lui e possiamo dirgli con il coraggio di Paolo che cambia la parola e dice: “Papà, Abbà”. Papà … È la tenerezza di Dio.
Il grande che si fa piccolo e il piccolo che è grande
E’ vero, dice Francesco, a volte Dio ci bastona, Lui è il grande, ma con la sua tenerezza si avvicina a noi e ci salva. E questo è un mistero e una delle cose più belle:
È il Dio grande che si fa piccolo e nella sua piccolezza non smette di essere grande. E in questa dialettica grande è piccolo: c’è la tenerezza di Dio. Il grande che si fa piccolo e il piccolo che è grande. Il Natale ci aiuta a capire questo: in quella mangiatoia … il Dio piccolo. Mi viene in mente una frase di San Tommaso, nella prima parte della Somma. Volendo spiegare questo: “Cosa è divino? Cosa è la cosa più divina?”, dice: “Non coerceri a maximo contineri tamen a minimo divinum est", cioè non spaventarsi delle cose grandi, ma tenere conto delle cose piccole. Questo è divino, tutti e due insieme.
Ma dove, in particolare, si dimostra la tenerezza di Dio?
Dio non solo ci aiuta, ma ci fa anche delle promesse di gioia, di un grande raccolto, per aiutarci ad andare avanti. Dio che, ripete Francesco, non solo è padre ma è papà:
Io sono capace di parlare con il Signore così o ho paura?
Ognuno risponda. Ma qualcuno può dire, può domandare: “Ma qual è il luogo teologico della tenerezza di Dio? Dove si può trovare bene la tenerezza di Dio? Qual è il posto dove si manifesta meglio la tenerezza di Dio?”-“La piaga”. Le mie piaghe, le tue piaghe, quando si incontra la mia piaga con la sua piaga. Nelle loro piaghe siamo stati guariti.
E il Papa rievoca la parabola del Buon Samaritano: lì qualcuno si è chinato sull’uomo incappato nei briganti e lo ha soccorso pulendo le sue ferite e pagando per la sua guarigione. Ecco “il luogo teologico della tenerezza di Dio: le nostre piaghe”. E il Papa conclude esortando a pensare durante la giornata all’invito del Signore: “Dai, dai: fammi vedere le tue piaghe. Io voglio guarirle”.
Ascolta il servizio con la voce del Papa: qua
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