mercoledì, novembre 08, 2017

Un aiuto concreto, promosso da Aiuto alla Chiesa che soffre, per combattere il terrorismo islamico con le armi della preghiera e della pace, veri tratti distintivi del Cristianesimo. Padre Jahola (Ninive) afferma: «Le famiglie sono motivate a restare e a ricostruire»

di Dario Cataldo

Il terrorismo di matrice musulmanana, nonostante gli attacchi contro i diritti inviolabili dell'uomo, deve fare in conti con la generosità dei benefattori italiani, grazie ai quali, le suore domenicane di Santa Caterina da Siena potranno finalmente riavere il loro convento a Qaraqosh, in Iraq. Schierata in prima fila per promuovere l'iniziativa è Aiuto alla Chiesa che Soffre, che in questi giorni ha organizzato una raccolta fondi a sostegno della ricostruzione del convento, distrutto dall’ISIS durante l’occupazione della Piana di Ninive.

Un gesto simbolico ma anche dal forte respiro sociale: la struttura esisteva dal 1974 e una volta riedificata potrà ospitare circa 20 suore. Nonostante la sacralità del luogo, nella notte tra il 6 e il 7 agosto 2014, le religiose sono state costrette ad abbandonare il Convento di Qaraqosh, dove il loro ordine era presente fin dal 1893, per cercare rifugio dalla violenza dei jihadisti ad Erbil.

Una di queste, suor Silvia Batras, dichiara ad ACS: «Abbiamo camminato per ore al buio, circondate dalla rabbia, dal dolore, dal pianto dei bambini e con la paura di essere rapite, violentate e vendute come era già successo a migliaia di donne yazide».

Nonostante la guerra, il terrore e le minacce di morte contro la religione cristiana, le suore in questi anni, sono sempre rimaste vicino i più bisognosi e gli sfollati, soprattutto ai bambini. Le religiose hanno infatti organizzato due scuole, una ad Ankawa e una a Duhok. Nella prima, realizzata grazie alla generosità dei benefattori di ACS, hanno studiato, ogni anno, oltre 500 ragazzi cristiani dai 6 ai 13 anni.

Alessandro Monteduro, direttore di ACS-Italia, dichiara: «La presenza delle Suore di Santa Caterina da Siena a Qaraqosh è molto importante per la ripresa della comunità cristiana nella Piana di Ninive. Le ho incontrate più volte ad Erbil - continua MOnteduro - e ho avuto modo di vedere lo splendido lavoro che fanno, soprattutto nella gestione delle scuole per i bambini cristiani».

Padre Georges Jahola, responsabile per Qaraqosh del Comitato per la Ricostruzione di Ninive è un sacerdote siro-cattolico, il quale, in loco, tiene a rassicurare sull’attuale stato dell’area, in seguito alla recenti tensioni tra i governi curdo e iracheno. Dichiara il religioso: «Le famiglie sono motivate a restare e a ricostruire. Nella maggior parte della Piana di Ninive - continua Jahola - la situazione è rimasta tranquilla. Soltanto a Telskuf e Batnaya c’è stata preoccupazione nei giorni scorsi, dopo l’arrivo dell’esercito iracheno. Ma il quadro non è assolutamente drammatico e i cristiani non stanno affatto abbandonando l’area».

Da qui, l'appello di don Jahola. che si rivolge ai benefattori italiani: «Abbiamo bisogno del vostro aiuto che ci dà il coraggio di continuare a ricostruire e di riprendere la nostra vita nella Piana di Ninive».




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