giovedì, giugno 22, 2017
Le truppe irachene guadagnano terreno a Mosul, una delle ultime roccaforti del sedicente Stato Islamico.

Radio Vaticana - L’esercito locale, oltre ad aver segnalato l’uccisione del responsabile del materiale esplosivo dell’Is, ha annunciato anche la distruzione dell’emblematica moschea Al-Nuri ad opera dei jihadisti, che invece puntano il dito contro gli Stati Uniti. Gli Usa negano ogni responsabilità. L’edificio viene considerato un'icona della lotta al jihadismo: è lì che il leader dell’Is, Al Baghdadi proclamò il cosiddetto “Califfato”. Paola Simonetti ha intervistato Alessandro Orsini, direttore del quotidiano on line della Luiss, “Sicurezza Internazionale”: ascolta

R. – Noi sappiamo che dall’ottobre del 2016, quando è iniziata l’offensiva per la riconquista di Mosul, l’Is aveva minato la moschea. Quindi io ritengo che sia stato proprio l’Is a far saltare in aria questo antico edificio. Se fossero stati gli Stati Uniti comunque lo sapremmo nel giro di poco tempo perché i giornalisti negli Stati Uniti sono molto liberi e forti, e quindi in questi casi la verità viene sempre a galla. E soprattutto l’esercito americano è sempre il primo a riconoscere gli errori quando li commette, tanto è vero che poche settimane fa il dipartimento di Stato americano ha pubblicato l’elenco di tutti i civili iracheni che ritiene di avere ucciso durante i bombardamenti aerei.

D. – Secondo il primo ministro iracheno al-Abadi, la distruzione della moschea di Mosul da parte dell’Is è un’ammissione formale della sconfitta dei jihadisti: è credibile come ipotesi?

R. – È assolutamente vero. Il problema è che i media occidentali hanno completamente distorto l’informazione sull’Is: hanno completamente capovolto la realtà. L’Is è un fenomeno militare nullo, inesistente, che avanzava semplicemente perché davanti a sé non trovava un esercito ad opporsi. L’Is ha realizzato le sue conquiste territoriali più significative in presenza di un processo di disfacimento dello Stato siriano e di quello iracheno; però l’Occidente ha rappresentato l’Is come una forza inarrestabile. Quando l’Is ha conquistato ad esempio la città di Ramadi, la stampa occidentale non ha raccontato che 900 jihadisti dell’Is hanno conquistato quella città perché 10mila soldati dell’esercito iracheno si erano dati alla fuga sostanzialmente senza combattere. Il fatto che l’Is adesso faccia crollare la moschea da cui aveva programmato la sua nascita è la conferma di quello che ho sempre sostenuto, e cioè che l’Is non aveva nessuna possibilità di mantenere quei territori se fosse stato attaccato.

D. – Le forze irachene dicono di aver cominciato forse l’ultima fase della liberazione di Mosul che dura da mesi: siamo quindi, in base a quello che lei dice, alle battute finali? Possiamo dire che l’Is sta ricevendo un colpo davvero fatale?

R. – L’Is sostanzialmente è già morto; aveva due roccaforti principali, che erano la sua capitale in Iraq, Mosul, che di fatto è crollata: adesso ci sono circa 100mila civili che sono ancora in una condizione drammatica e vengono utilizzati come scudi umani. Chiaramente poi questo conflitto a Mosul andrà avanti perché è un conflitto molto sanguinoso, che si combatte strada per strada, ma l’Is non ha nessuna possibilità di sopravvivere a Mosul. Raqqa è l’altra capitale dell’Is che si trova in Siria. È stata penetrata: si combatte per le strade e l’Is non ha nessuna possibilità di espellere le milizie che hanno invaso la città Raqqa per riconquistarla. L’Is è alle sue battute finali.

D. – Come mai allora la battaglia su Mosul è stata così lunga da parte delle forze irachene e della Coalizione per spezzare l’assedio dell’Is?

R. – L’unica ragione per la quale ci siamo attardati così tanto nella riconquista di queste due città è il blocco anti-Is guidato dalla Russia e quello sempre anti-Is guidato dagli Usa. Questi, anziché allearsi tra di loro per combattere contro l’Is, si sono divisi e addirittura si sono combattuti tra di loro. Perché in realtà la vera priorità degli Usa e della Russia non è stata mai la riconquista di Raqqa e Mosul, bensì la conquista di Damasco. I due blocchi, guidati da Usa e Russia, hanno infatti i propri 'appetiti' principali nei confronti di Damasco, perché vogliono appropriarsi della Siria. Tutto questo ha quindi ritardato enormemente il processo di riconquista delle città dell’Is. E questo ha indotto molte persone a credere, sbagliando, che l’Is avesse una vita longeva perché forte dal punto di vista militare.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa