Le nuove accuse del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ad Assad sono arrivate lunedì, in concomitanza con l’ apertura del nuovo ciclo di negoziati di Ginevra. Per l’occasione, gli USA hanno usato l’immagine evocativa della Shoa: il ‘regime siriano’, ucciderebbe con le torture i prigionieri e poi li farebbe sparire incenerendoli nei forni crematori. Ma in realtà, come vedremo, l'accusa non è corroborata da prove tangibili.
di Patrizio Ricci
Si tratta infatti di un’ accusa che fa acqua da tutte le parti: ricorderete che pochi mesi fa, il governo siriano è stato accusato (tramite il dossier 'Caesar') di torturare ed uccidere i prigionieri: i cadaveri dopo essere stati catalogati e fotografati sarebbero fatti sparire tramite la cremazione. Ma il dossier era già stato confutato più volte. L'evidenza più grande di queste controdeduzioni è che una simile accusa porta con sé una contraddizione evidente: se
si vuol sparire 'il corpo del reato' non lo si cataloga e non lo si fotografa.
Inoltre, la maggior parte delle foto che costituivano il dossier Caesar raffiguravano soldati siriani e morti nelle più svariate circostanze: in sostanza le foto sembrano essere più il frutto del normale lavoro di catalogazione di un centro ospedaliero di medicina legale che non prove tratte dall'obitorio di un centro di detenzione.
Queste evidenze però sembrano essere fin troppo logiche e per questo, non hanno diritto di asilo nel contesto della guerra siriana fatta di propaganda e isterismi. Questa volta a lanciare le accuse non è Caesar ma Stuart Jones, l’assistente al Segretario di Stato per gli Affari del Vicino Oriente. Jones nella sua denuncia di torture e sparizioni tramite cremazione, ha però precisato che la Russia ‘è riuscita a fermare le atrocità del regime’.
Tuttavia dopo questa sua affermazione ‘distensiva’, ha poi aggiunto che la Russia e l’Iran’ portano comunque la responsabilità per le atrocità commesse dal ‘regime di Assad’, sottolineando che gli Stati Uniti hanno più volte dimostrato gli atti sistematici di brutalità ma senza ottenere alcun risultato.
In realtà gli Stati Uniti non hanno mai dimostrato alcunché, ritenendo che i propri metodi di indagine non possono essere resi noti. Inoltre, ci sarebbe da obiettare che gli USA non hanno solo ‘denunciato’ ma hanno fomentato la guerra fornendo alle fazioni più estremiste le armi più sofisticate che hanno decuplicato le vittime del conflitto ed allontanato una possibile via d’uscita. Quindi, in realtà la critica alla Russia proviene dal fatto che questa ha ‘rotto le uova nel paniere‘ al piano preparato per dare la Siria in mano ai terroristi di al Qaeda e ai fratelli musulmani...
E’ evidente che lo scenario che le parole di Jones evocano, è tragi-comico: potrebbe essere per esempio quello di una rapina in banca in cui i rapinatori fanno ostaggi e poi piangono per l’assalto della polizia ‘troppo brutale’.
Secondo Jones il ‘regime di Assad’ ha rapito decine di migliaia di cittadini siriani: nella prigione di “Sednaya”, sarebbero state detenute 70 persone in celle che al massimo ne potevano contenere 5.
Anche questa affermazione ( non provata) nasconde un contesto per nulla ‘idilliaco’: la maggior parte dei soldati siriani catturati dai ‘ribelli moderati’ aiutati dall’occidente sono stati uccisi brutalmente sul posto.
Si direbbe che Stuart Jones abbia messo su tutta questa messa in scena, per indebolire il piano russo di de-escalation: ha infatti spiegato che Washigton nutre uno ‘scetticismo giustificato’ verso i Mosca nella creazione di”aree per alleviare la tensione”. La smania per difendere i ‘diritti umani’ non vede qual’è il bisogno umano adesso ed ora.
di Patrizio RicciSi tratta infatti di un’ accusa che fa acqua da tutte le parti: ricorderete che pochi mesi fa, il governo siriano è stato accusato (tramite il dossier 'Caesar') di torturare ed uccidere i prigionieri: i cadaveri dopo essere stati catalogati e fotografati sarebbero fatti sparire tramite la cremazione. Ma il dossier era già stato confutato più volte. L'evidenza più grande di queste controdeduzioni è che una simile accusa porta con sé una contraddizione evidente: se
si vuol sparire 'il corpo del reato' non lo si cataloga e non lo si fotografa.
Inoltre, la maggior parte delle foto che costituivano il dossier Caesar raffiguravano soldati siriani e morti nelle più svariate circostanze: in sostanza le foto sembrano essere più il frutto del normale lavoro di catalogazione di un centro ospedaliero di medicina legale che non prove tratte dall'obitorio di un centro di detenzione.
Queste evidenze però sembrano essere fin troppo logiche e per questo, non hanno diritto di asilo nel contesto della guerra siriana fatta di propaganda e isterismi. Questa volta a lanciare le accuse non è Caesar ma Stuart Jones, l’assistente al Segretario di Stato per gli Affari del Vicino Oriente. Jones nella sua denuncia di torture e sparizioni tramite cremazione, ha però precisato che la Russia ‘è riuscita a fermare le atrocità del regime’.
Tuttavia dopo questa sua affermazione ‘distensiva’, ha poi aggiunto che la Russia e l’Iran’ portano comunque la responsabilità per le atrocità commesse dal ‘regime di Assad’, sottolineando che gli Stati Uniti hanno più volte dimostrato gli atti sistematici di brutalità ma senza ottenere alcun risultato.
In realtà gli Stati Uniti non hanno mai dimostrato alcunché, ritenendo che i propri metodi di indagine non possono essere resi noti. Inoltre, ci sarebbe da obiettare che gli USA non hanno solo ‘denunciato’ ma hanno fomentato la guerra fornendo alle fazioni più estremiste le armi più sofisticate che hanno decuplicato le vittime del conflitto ed allontanato una possibile via d’uscita. Quindi, in realtà la critica alla Russia proviene dal fatto che questa ha ‘rotto le uova nel paniere‘ al piano preparato per dare la Siria in mano ai terroristi di al Qaeda e ai fratelli musulmani...
E’ evidente che lo scenario che le parole di Jones evocano, è tragi-comico: potrebbe essere per esempio quello di una rapina in banca in cui i rapinatori fanno ostaggi e poi piangono per l’assalto della polizia ‘troppo brutale’.
Secondo Jones il ‘regime di Assad’ ha rapito decine di migliaia di cittadini siriani: nella prigione di “Sednaya”, sarebbero state detenute 70 persone in celle che al massimo ne potevano contenere 5.
Anche questa affermazione ( non provata) nasconde un contesto per nulla ‘idilliaco’: la maggior parte dei soldati siriani catturati dai ‘ribelli moderati’ aiutati dall’occidente sono stati uccisi brutalmente sul posto.
Si direbbe che Stuart Jones abbia messo su tutta questa messa in scena, per indebolire il piano russo di de-escalation: ha infatti spiegato che Washigton nutre uno ‘scetticismo giustificato’ verso i Mosca nella creazione di”aree per alleviare la tensione”. La smania per difendere i ‘diritti umani’ non vede qual’è il bisogno umano adesso ed ora.
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