lunedì, aprile 03, 2017
Se la Cina non aumenta le sue pressioni sul regime della Corea del Nord gli Stati Uniti agiranno da soli. Così Donald Trump in un’intervista al Financial Times a pochi giorni dalla visita del presidente cinese Xi Jinping negli Usa.

Radio Vaticana - La questione del nucleare nordcoreano sarà uno dei temi al centro dei colloqui. L’inquilino della Casa Bianca ha parlato anche delle riforme e interne e dell’Europa. Il servizio di Marco Guerra:

“La Cina ha grande influenza sulla Corea del Nord. Dovrà decidere se aiutarci, o no. Se lo farà, sarà una cosa molto buona per la Cina; se non lo farà, non sarà buona per nessuno”. A quattro giorni dal primo incontro con il presidente cinese Xi Jinping, che avrà luogo giovedì e venerdì in Florida, il presidente Trump chiarisce la posizione di Washington riguardo il regime di Pyongyang. Del resto stesso Obama prima del passaggio di consegne ha avvertito Trump su come la Corea del Nord sia al momento il pericolo numero uno per la sicurezza nazionale. Parlando al Financial Times, Trump ha sottolineato come l'America è pronta a decidere "azioni unilaterali" per eliminare la minaccia nucleare nordcoreana. Secondo indiscrezioni tutte le opzioni sono sulla scrivania dello Studio Ovale, compresa quella di eventuali dei raid aerei. Nella due giorni si parlerà anche di economia e saranno messe le basi per evitare una guerra commerciale tra le due superpotenze. Xi dovrebbe mettere sul piatto un piano di investimenti cinesi in Usa di parecchi miliardi di dollari che Trump vuole utilizzare per rilanciare l’occupazione. Il presidente Usa ha infine parlato di Europa con toni più concilianti. Dopo la Brexit pensavo che altri l’avrebbero lasciato. Ma ora non è così, L’Ue ha fatto un buon lavoro.

E sulle possibili nuove tensioni con la Corea del Nord, Giancarlo La Vella ha intervistato Raffaele Marchetti, docente di Relazioni Internazionali alla Luiss:


R. – La tensione in Asia Orientale sta crescendo. È una tensione che ha una dimensione militare, riguardo alla Corea del Nord, e una dimensione economica, con le dispute sul commercio tra gli Stati Uniti e la Cina. Questa minaccia da parte di Trump è semicredibile: da un lato serve per aprire e impostare meglio il tavolo di negoziazione che si avrà tra pochi giorni negli Stati Uniti, quando Trump incontrerà Xi Jinping, ma ha anche un fondamento di verità. Cioè noi possiamo aspettarci effettivamente qualche azione di contrasto allo sviluppo del programma nucleare che sta mettendo in piedi il regime nordcoreano. Ovviamente sarebbe un’azione che avrebbe delle conseguenze molto significative in termini militari e di vittime umane, ma anche ovviamente in termini di destabilizzazione del fragile equilibrio che regna in Asia Orientale.

D. - Le minacce nordcoreane sono veramente tali ? In passato più volte il regime di Pyongyang ha utilizzato il nucleare poi per ricevere aiuti …


R. - È chiaro che dal punto di vista nordcoreano lo sviluppo dell’arma nucleare è, da un lato, un elemento di negoziazione con la comunità internazionale, dall’altro è una sorta di garanzia di sopravvivenza del regime. Spesso la volontà di sviluppare gli armamenti nucleari è stata interpretata come l’unica carta a disposizione del regime per non fare la fine di Saddam Hussein o di Gheddafi. Sviluppare il nucleare darebbe in qualche modo garanzia di sopravvivenza. È un nucleare che non ha raggiunto i livelli massimi di sviluppo, ma che è già in grado di incidere; probabilmente non è in grado oggi di colpire gli Stati Uniti, ma certamente può colpire Paesi alleati degli Stati Uniti, ossia la Corea del Sud e il Giappone.

D. - Quale si pensa possa essere a questo punto la risposta della Cina, anche alla luce dell’imminente incontro tra i due presidenti?

R. - La Cina ha allentato il supporto al regime nordcoreano negli ultimi tempi. Allo stesso tempo non vuole ovviamente che il regime nordcoreano collassi; questo avrebbe conseguenze forti sia in termini di sfollati, di rifugiati verso la Repubblica Popolare, sia in termini di geopolitica. Questo porterebbe alla riunificazione della Corea e quindi ad un Paese rivale, che ospita significative truppe americane ai confini terrestri della Cina. Per questo motivo la Corea del Nord è sempre stata in qualche modo utile, non solo alla Cina, ma in qualche modo ha giustificato la presenza stessa degli Stati Uniti in quell’area. Se la Corea del Nord venisse meno come minaccia o come ostacolo alla pace, naturalmente tutto il posizionamento degli attori strategici in quella regione andrebbe rivisto.


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