lunedì, marzo 20, 2017
A rendere pubblica la notizia è Greg Burke, il direttore della Sala Stampa Vaticana che conferma le date del 28 e 29 Aprile. Prove di disgelo dopo il grande freddo a seguito del discorso ratzingeriano di Ratisbona. Allerta per i cristiani coopti, nel mirino del terrorismo islamico.

di Dario Cataldo

L'invito rivolto a Papa Francesco per un breve viaggio in Egitto non è andato a vuoto. Il Sommo Pontefice non si è lasciato sfuggire l'occasione di portare un messaggio di pace laddove, la stessa è minata dal fondamentalismo islamico. A rischio i cristiani coopti, nel mirino di attacchi terroristici. L' invito è stato formalizzato dal presidente della Repubblica, Abdel Fattah al Sisi, dai vescovi cattolici, del Papa copto Tawadros II e dal Grande imam di al Azhar, Ahmed al Tayyeb.

Era il 23 Maggio del 2016 quando nel Palazzo apostolico, il Successore di Pietro diede udienza al Grande imam al Tayyeb, gettando le basi per il futuro viaggio in terra egizia. Dopo il grande gelo a seguito del discorso di Papa Benedetto pronunciato a Ratisbona, è scoppiata la pace tra il Cario e il Vaticano.

Ciò che adesso conta per il Santo Padre la riaffermazione del "comune impegno per la pace nel mondo, il rifiuto della violenza e del terrorismo, la situazione dei cristiani nel contesto dei conflitti e delle tensioni nel medio oriente e la loro protezione".

Purtroppo, la situazione dei cristiani coopti egiziani, non è delle più prospere. Rappresentano il 10% della popolazione, la quale vive in una condizione di pericolo costante. Intere famiglie sono costrette a lasciare le loro abitazioni per scampare al pericolo.

A seguito della diffusione di un video islamico, il luogo più in allerta è il Sinai, in cui una nutrita comunità di cristiani sarebbe nel mirino della minaccia terroristica. L'inizio del video è allarmante: scorrono le immagini di Papa Bergoglio e di Tawadros II, per intimidire la minoranza religiosa.

Il viaggio del Successore di Pietro si preannuncia dunque come uno snodo cruciale per rinvigorire quel dialogo che in certe parti del mondo continua ad essere ignorato.


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