Al via oggi alla Camera dei deputati la discussione del disegno di legge sulle "Disposizioni anticipate di trattamento" (Dat).
Radio Vaticana - Tra i punti più controversi, la possibilità di sospendere idratazione e alimentazione, considerati trattamenti sanitari rifiutabili, e la natura vincolante per struttura sanitaria e medico delle volontà del paziente. Il servizio di Marco Guerrra: ascolta
Il testo sul biotestamento arriva in aula dopo un mese di discussione in Commissione affari sociali e l’approvazione da parte di Pd, Sel e Movimento 5 Stelle. Contrarietà di massima è espressa da alcuni ambienti della maggioranza, cattolici dem e Ndc, e dall’opposizione di centro-destra, anche se Forza Italia sembra orientata a lasciare libertà di coscienza sul voto finale. La Chiesa italiana ha già chiarito la sua posizione al Consiglio Cei di gennaio scorso, quando il cardinale Bagnasco ha espresso preoccupazione per le proposte legislative che rendono la vita “un bene affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo”.
Molti gli emendamenti che cercano di rendere più equilibrato il testo. Questo il parere di Mario Marazziti, esponente di Democrazia solidale e presidente della Commissione Affari sociali:
R. – Il testo è un risultato a mio parere significativo anche se rimangono punti, per noi cattolici, ancora estremamente sensibili. Come è stato emendato nei lavori di commissione io credo che ci siano dei miglioramenti importanti all’articolo 1, 2 e 4. Sono 5 in tutto: cioè, all’inizio c’è la tutela della vita e della salute, la citazione non solo dell’articolo 32 ma di tre articoli della Costituzione italiana, dei primi tre articoli della Carta europea; ci sono cambiamenti significativi a garanzia della vita dei disabili gravi, di chi non può esprimersi, nell’articolo 2; e l’articolo 4, la pianificazione condivisa delle cure, cioè quando si entra davvero dentro una malattia gravemente invalidante a esito infausto nella fase terminale inizia la pianificazione condivisa tra medico e paziente. Quindi è un atto che supera le DAT, le dichiarazioni o disposizioni anticipate di trattamento.
D. - Alla luce di tutto questo, quali sono le parti più controverse e che possono essere migliorate di questo testo?
R. - Rimangono dei punti, il sistema dell’idratazione e dell’alimentazione assistita e soprattutto l’articolo 3. C’è chi è preoccupato che ci sia dentro la possibilità dell’eutanasia passiva ma diciamo subito: è un testo che esclude eutanasia attiva e suicidio assistito, è un testo che vuole essere non eutanasico neanche indirettamente. Poi alcune formulazioni lasciano dei problemi e delle preoccupazioni.
L’equiparazione di sostegni vitali come idratazione e nutrizione assistite a terapie che possono essere interrotte resta quindi il punto cruciale del dibattito. Sui rivolti etici abbiamo raccolto il parere l'onorevole Eugenia Roccella (Idea), anch’essa componente della Commissione che ha esaminato il ddl:
R. - Il testo è migliorato in alcuni punti, ma restano i due punti cruciali dell’apertura all’eutanasia: uno è l’idea che idratazione e alimentazione, comunque siano forniti, siano trattamenti sanitari; per noi è semplice dire che non lo sono, perché quali sono le patologie che idratazione e alimentazione curano? Se si sospendono queste due cose il paziente muore comunque e muore anche una persona sana. L’altro è l’obbligo per il medico di eseguire le volontà del paziente. Non c’è più l’alleanza terapeutica ed il medico è ridotto ad un esecutore.
D. - Quindi c’è un problema anche etico di autodeterminazione dell’individuo e appunto del disporre della propria vita a proprio piacimento…
R. - Il problema è che nella volontà di morte del singolo in ballo non c’è solo l’autodeterminazione, cioè la volontà del singolo; ma c’è in gioco l‘idea che la comunità ha della morte, cioè se c’è indifferenza e quindi siccome una persona è autodeterminata si può buttare dal ponte, se soffre, la sofferenza è affare suo e la collettività non è coinvolta, o c’è invece partecipazione, c’è coinvolgimento. La scelta di morte non è uguale alla scelta di vita come vorrebbero i fautori dell’autodeterminazione e questo coinvolge l’intera comunità. È un concetto di solidarietà e fratellanza. È anche rischioso, perché se al cuore di tutto il sistema sanitario mettiamo l’autodeterminazione, poi non ci si può dire che bisogna prendere, per esempio, misure riguardo alla salute pubblica. Per esempio. non esiste l’idea dell’obbligo vaccinale, non esiste nemmeno, aldilà del sistema sanitario, l’idea dell’obbligo delle cinture di sicurezza o del casco. Se io son autodeterminato, se questo vale più di tutti, distrugge l’idea che invece la vita e la salute siano un bene fondamentale che va tutelato da tutti i punti di vista.
Radio Vaticana - Tra i punti più controversi, la possibilità di sospendere idratazione e alimentazione, considerati trattamenti sanitari rifiutabili, e la natura vincolante per struttura sanitaria e medico delle volontà del paziente. Il servizio di Marco Guerrra: ascolta
Il testo sul biotestamento arriva in aula dopo un mese di discussione in Commissione affari sociali e l’approvazione da parte di Pd, Sel e Movimento 5 Stelle. Contrarietà di massima è espressa da alcuni ambienti della maggioranza, cattolici dem e Ndc, e dall’opposizione di centro-destra, anche se Forza Italia sembra orientata a lasciare libertà di coscienza sul voto finale. La Chiesa italiana ha già chiarito la sua posizione al Consiglio Cei di gennaio scorso, quando il cardinale Bagnasco ha espresso preoccupazione per le proposte legislative che rendono la vita “un bene affidato alla completa autodeterminazione dell’individuo”.
Molti gli emendamenti che cercano di rendere più equilibrato il testo. Questo il parere di Mario Marazziti, esponente di Democrazia solidale e presidente della Commissione Affari sociali:
R. – Il testo è un risultato a mio parere significativo anche se rimangono punti, per noi cattolici, ancora estremamente sensibili. Come è stato emendato nei lavori di commissione io credo che ci siano dei miglioramenti importanti all’articolo 1, 2 e 4. Sono 5 in tutto: cioè, all’inizio c’è la tutela della vita e della salute, la citazione non solo dell’articolo 32 ma di tre articoli della Costituzione italiana, dei primi tre articoli della Carta europea; ci sono cambiamenti significativi a garanzia della vita dei disabili gravi, di chi non può esprimersi, nell’articolo 2; e l’articolo 4, la pianificazione condivisa delle cure, cioè quando si entra davvero dentro una malattia gravemente invalidante a esito infausto nella fase terminale inizia la pianificazione condivisa tra medico e paziente. Quindi è un atto che supera le DAT, le dichiarazioni o disposizioni anticipate di trattamento.
D. - Alla luce di tutto questo, quali sono le parti più controverse e che possono essere migliorate di questo testo?
R. - Rimangono dei punti, il sistema dell’idratazione e dell’alimentazione assistita e soprattutto l’articolo 3. C’è chi è preoccupato che ci sia dentro la possibilità dell’eutanasia passiva ma diciamo subito: è un testo che esclude eutanasia attiva e suicidio assistito, è un testo che vuole essere non eutanasico neanche indirettamente. Poi alcune formulazioni lasciano dei problemi e delle preoccupazioni.
L’equiparazione di sostegni vitali come idratazione e nutrizione assistite a terapie che possono essere interrotte resta quindi il punto cruciale del dibattito. Sui rivolti etici abbiamo raccolto il parere l'onorevole Eugenia Roccella (Idea), anch’essa componente della Commissione che ha esaminato il ddl:
R. - Il testo è migliorato in alcuni punti, ma restano i due punti cruciali dell’apertura all’eutanasia: uno è l’idea che idratazione e alimentazione, comunque siano forniti, siano trattamenti sanitari; per noi è semplice dire che non lo sono, perché quali sono le patologie che idratazione e alimentazione curano? Se si sospendono queste due cose il paziente muore comunque e muore anche una persona sana. L’altro è l’obbligo per il medico di eseguire le volontà del paziente. Non c’è più l’alleanza terapeutica ed il medico è ridotto ad un esecutore.
D. - Quindi c’è un problema anche etico di autodeterminazione dell’individuo e appunto del disporre della propria vita a proprio piacimento…
R. - Il problema è che nella volontà di morte del singolo in ballo non c’è solo l’autodeterminazione, cioè la volontà del singolo; ma c’è in gioco l‘idea che la comunità ha della morte, cioè se c’è indifferenza e quindi siccome una persona è autodeterminata si può buttare dal ponte, se soffre, la sofferenza è affare suo e la collettività non è coinvolta, o c’è invece partecipazione, c’è coinvolgimento. La scelta di morte non è uguale alla scelta di vita come vorrebbero i fautori dell’autodeterminazione e questo coinvolge l’intera comunità. È un concetto di solidarietà e fratellanza. È anche rischioso, perché se al cuore di tutto il sistema sanitario mettiamo l’autodeterminazione, poi non ci si può dire che bisogna prendere, per esempio, misure riguardo alla salute pubblica. Per esempio. non esiste l’idea dell’obbligo vaccinale, non esiste nemmeno, aldilà del sistema sanitario, l’idea dell’obbligo delle cinture di sicurezza o del casco. Se io son autodeterminato, se questo vale più di tutti, distrugge l’idea che invece la vita e la salute siano un bene fondamentale che va tutelato da tutti i punti di vista.
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