lunedì, gennaio 09, 2017
Il sociologo e filosofo polacco aveva 91 anni e aveva continuato a scrivere libri fino a pochi mesi fa.

E' morto il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman, all'età di 91 anni. Con la sua morte, se ne va uno tra i più importanti contemporanei, prolifico e attivo fino agli ultimi momenti della sua vita. Nato a Poznan, in Polonia, nel 1925, viveva e insegnava da tempo a Leeds, in Inghilterra. Acquistò fama mondiale attraverso la teoria della cosiddetta "società liquida", che ha spiegato in uno specifico ciclo della sua produzione saggistica, da "Amore liquido" a "Vita liquida".

Per Bauman il tessuto della società contemporanea, sociale e politico, era "liquido", cioè sfuggente a ogni categorizzazione del secondo scorso e quindi inafferrabile. Un passaggio dalla società dei produttori a quella dei consumatori ed una vera e propria mutazione antropologica. Il risultato, secondo il sociologo, sarebbe stato quello di isolare gli individui e di spezzare le reti di relazioni comunitarie proprie della "società solida".

Un pensiero assai moderno, che ha toccato i temi della globalizzazione, delle dinamiche consumistiche e del crollo delle ideologie che nella postmodernità hanno causato uno spaesamento dell'individuo e quindi la sua esposizione brutale alle spinte, ai cambiamenti e alle "violenze" della società contemporanea, che spesso portano a omologazioni collettive immediate e a volte inspiegabili per esorcizzare la "Solitudine dell'uomo comune", come si chiama uno dei suoi lavori più celebri.

Opere immortali, che hanno via via scatenato tra sociologi ed antropologi un dibattito mai del tutto sopito sull'effettiva completezza delle teorie del sociologo, talvolta accusato di non interrogarsi sui significati che il consumo culturale assume fra i suoi praticanti, guardando ad esempio al flusso della comunicazione globale, senza verificare in che modo essa fosse percepita da gruppi particolari di persone.

Di origini ebraiche, Bauman si salvò dalle persecuzioni nazista scappando in Unione Sovietica nel 1939, dove si avvicinò all'ideologia marxista. Dopo la guerra il ritorno in Polonia, per poi trasferirsi in Inghilterra, dove ha insegnato per decenni e formulato le sue principali teorie sociologiche e filosofiche. Nel tempo ha partecipato anche al dibattito politico israeliano, criticando il governo di Netanyahu e la politica dell'occupazione di parte della Cisgiordania, mossa secondo lui suicida per Israele e che non avrebbe mai portato alla pace in Medioriente.

Netto anche il giudizio, espresso nel suo "Cecità morale", uscito soltanto nel 2015, sulla perdita di senso di comunità, causata dalla crisi delle istituzioni democratiche nella società globalizzata, portando come esempio l'attuale fenomeno migratorio: "E' un fenomeno globale, ma agiamo ancora in maniera arcaica ed ignorante"


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Egli ha fatto un sostanzioso sermone che l uomo moderno non utilizza, perché per la follia umana è come la predica agli uccelli di san Francesco.

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