venerdì, gennaio 27, 2017
Presentato il libro di Tornielli che narra le visite del Papa nel mondo. Sono intervenuti il sostituto vaticano Becciu, l’ambasciatore russo Avdeev e il direttore della Stampa Molinar.


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di Domenico Agasso jr, Roma

Vatican Insider - «Il dramma di Lampedusa mi ha fatto sentire il dovere di mettermi in viaggio». Papa Francesco lo svela in un’intervista contenuta nel libro «In viaggio», scritto da Andrea Tornielli, giornalista della Stampa per cui coordina il portale Vatican Insider. Il volume è stato presentato il 26 gennaio a Roma con gli interventi di monsignor Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, e Alexander Avdeev, ambasciatore russo presso la Santa Sede. Ha moderato la conferenza Maurizio Molinari, direttore della Stampa.

Tornielli, nel testo edito da Piemme, racconta i viaggi internazionali del Pontefice: la prima sorprendente trasferta a Lampedusa , poi il Brasile, la Terra Santa, l’Asia, l’America Latina, Cuba e gli Stati Uniti, la porta santa aperta anticipatamente in Africa, ma anche la sorpresa dell’isola di Lesbo con la visita al campo profughi e i viaggi-lampo a Tirana, Sarajevo, Lund… Tutti luoghi che hanno visto Papa Bergoglio denunciare il narcotraffico, la vendita di armi, la corruzione, lo schiavismo in certi settori dell’economia, e definire tragedia umanitaria la questione delle migrazioni. Il libro è un diario di viaggio, con retroscena ed episodi inediti degli incontri di Bergoglio avvenuti nel mondo dal 2013 a oggi.

Papa Francesco, in certi momenti, non può fare a meno di accompagnare le sue parole con la gestualità. Lo dimostra ogni giorno negli incontri, lo ha confidato lo stesso Pontefice a Tornielli nel nuovo volume. «In alcune circostanze non posso parlare senza gesti. Non mi basta leggere un testo, devo anche fare qualcosa». Riferisce Becciu: «Francesco dal 2013, come avevano fatto i predecessori, ha aggiunto il suo tocco personale ai viaggi apostolici, anch’egli senza rinunciarvi. Il Santo Padre cerca di acconsentire, tra i tanti inviti che riceve, specialmente a quelli provenienti da paesi per i quali ritiene che la sua presenza possa essere di aiuto e di incoraggiamento, perché stanno vivendo una transizione difficile o perché sono appena usciti da periodi di guerre civili e di conflitti interreligiosi». Si capiscono «in quest’ottica il viaggio in America latina nel 2015, i viaggi in Asia e Africa, come pure quelli finora compiuti nel continente europeo e le preferenze accordate ai martoriati Balcani o all’isola greca di Lesbo, porto d’approdo di migliaia di rifugiati e migranti, molti dei quali sfollati da zone di guerra e da situazioni su cui troppo spesso noi abbiamo fatto finta di non vedere».

Becciu svela che «il primo viaggio che avrebbe dovuto fare il Santo Padre era in Sardegna», non a Lampedusa. E «non lo evidenzio per campanilismo», scherza il Sostituto, di origini sarde. In Vaticano si stava «preparando il viaggio in Brasile, e noi abbiamo chiesto al Papa: “Intende andare anche in Argentina? La sua risposta è stata “no”. “Ma allora può andare Buenos Aires da qui, in Italia, a Cagliari”, gli ho suggerito io», è stata la battuta al Papa dell’Arcivescovo sardo. La Capitale argentina deve infatti il suo nome alla devozione dei marinai dell’equipaggio che l’ha fondata per la Madonna di Bonaria - la Madonna del Buen Aire o de los Buenos Aires - venerata a Cagliari (ecco perché le due città sono gemellate). Prosegue Becciu: «Una settimana dopo il Santo Padre mi dice: voglio andare in Sardegna». Ma poi il dramma dei migranti lo ha portato a scegliere Lampedusa.

Quella della Santa Sede «è stata definita una diplomazia a bassa intensità», prosegue Becciu: il Papa «viaggia per annunciare il Vangelo, per confermare i fratelli nella fede, per promuovere la convivenza, la fraternità tra religioni, etnie e popoli diversi. Non rappresenta una potenza terrena, non ha poteri, non ha interessi di tipo economico o strategico. Viaggia per incoraggiare processi positivi in atto, per innaffiare - anche soltanto un poco - semi di speranza. E agisce attraverso i suoi rappresentanti nei vari paesi del mondo per favorire la pace, le soluzioni negoziate, il dialogo».

Quindi, le parole del Pontefice nel colloquio con Tornielli: «Porto sempre con me volti, testimonianze, immagini, esperienze... Una ricchezza inimmaginabile, che mi fa sempre dire: ne è valsa la pena», conducono a porre l’accento da parte di Becciu che «ne è valsa la pena a prescindere da quelli che agli occhi del mondo possono essere i “risultati” o i “successi”, perché non sono questi i criteri che hanno mosso i predecessori di Francesco nell’affrontare i viaggi e non sono questi i criteri che muovono Lui, l’attuale Successore di Pietro, nel suo peregrinare nelle periferie del mondo».

Poi a conclusione del suoi intervento, il Sostituto ringrazia «anche Lei, Tornielli, per questa sua ultima fatica editoriale: veramente ne è valsa la pena!».

Avdeev afferma che il libro del vaticanista della Stampa e coordinatore di Vatican Insider «è un lavoro serio e molto profondo. E sarà utile sia per l’opinione pubblica sia per specialisti e diplomatici che studiano l’attività straordinaria del Papa». Poi mette in evidenza che «negli ultimi anni i rapporti tra la Santa Sede e la Russia, la Santa Sede e il Patriarcato di Mosca sono cambiati molto. Adesso abbiamo un intenso dialogo tra i due Stati e tra le due Chiese. Il presidente russo Putin ha incontrato Francesco due volte. Il loro dialogo è molto intenso». E «un altro esempio significativo è che ora a Mosca si svolge con grande successo la mostra dei tesori artistici dei Musei Vaticani. E l’anno prossimo una mostra dai musei russi sarà allestita in Vaticano».

Molinari rivela di essersi «appassionato a ognuna di queste pagine del libro di Tornielli». Soprattutto «per il suo metodo di lavoro». Perché ciò «che conta, quando uno si trova di fronte a uno scritto - che sia una pagina, un articolo o un libro - è l’approccio, e Tornielli non è solo un reporter serio, ha anche questa straordinaria capacità di comprendere e descrivere i valori dei personaggi». E «in questo caso, pagina dopo pagina, alla fine il lettore sa qualcosa in più sull’uomo più importante sul piano della fede che si possa conoscere».

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