giovedì, dicembre 15, 2016
Dopo l'addio a Sinistra Italiana, per il deputato ex 5 Stelle è il momento dei bilanci. Il futuro, però, è verso Pisapia ed un nuovo centrosinistra unito. Governo Gentiloni? "Ho votato la fiducia, spero ci sia un'inversione di tendenza". E le nomine? "Troppo poco tempo, molti gli impegni a stretto giro".

Intervista di Lorenzo Carchini

Un bilancio di quasi due anni a Sinistra Italiana "non positivo perché la linea politica che si sta assumendo non la condivido". Così l'onorevole Adriano Zaccagnini, ex 5 Stelle e da pochi mesi ex Sel-SI, ritornato nel Gruppo Misto alla Camera, giudica la sua esperienza nel partito di Fassina e compagni. All'Italia, secondo il nostro ospite, serve un centrosinistra che prenda posizione e sia "unito", davanti ad un contesto politico in fermento e che sempre più scopre il fianco ai populismi .

Ma esiste una sinistra a sinistra del Pd? Ogni riferimento a Pisapia è voluto pur "consapevole che sia oggi impossibile esprimere una politica pienamente socialista". Così il modello non può essere fuori dal nostro paese, ma al suo interno: "Il nostro paese propone il più forte partito tra i socialisti europei, dobbiamo guardare in casa". Così Zaccagnini annuncia la sua presenza il 19 Dicembre a Bologna per l'incontro con il sindaco felsineo Merola, l'ex primo cittadino di Milano ed alcuni membri della minoranza Pd come Gianni Cuperlo per confrontarsi con chi questa la conosce meglio: "Con i sindaci, che meglio di altri hanno il polso della situazione".

Avremmo comunque registrato questo slancio verso un nuovo centrosinistra senza la vittoria del No al referendum costituzionale? Non ne abbiamo la controprova, certo la lotta politica interna al Pd svolge ancor oggi un ruolo decisivo nel delineare future alleanze ed allineamenti.

L'onda del referendum ha portato con sé anche il nuovo governo Gentiloni, davanti al quale molti nodi ed impegni internazionali dettano un'agenda a tappe forzate: "E' necessario arrivare a dare al pese una legge elettorale seria e duratura; ma anche intervenire su Mps e le questioni economico-sociali, dalla manovra correttiva all'art.18, nei tre quesiti referendari della Cgil". Serve, dunque, "un clima politico disteso per permettere al governo Gentiloni di fare un lavoro dignitoso".

Inevitabile, un intervento sulla vicenda Poletti - "uno scivolone evidente, per di più il giorno in cui il governo ottiene la fiducia" - deflagrata ieri in attesa della sentenza della Consulta il prossimo 11 Gennaio:"Il governo deve avvicinarsi ai quesiti proposti dalla Cgil, magari non andando al voto, ma perché già si è intervenuti tempestivamente". Proprio qui, sta la ricerca di una discontinuità rispetto al governo Renzi: "Non si può andare avanti con i paraocchi".

Se l'attuale esecutivo risponda appieno a quel 60% di elettori che ha votato No il 4 Dicembre, la questione resta aperta. D'altro canto il voto immediato non sembra una soluzione: "Non sarebbe la soluzione migliore per il paese, nonché un rischio troppo grande per il centrosinistra. Un assist ai 5 Stelle". Gentiloni dovrà "far decantare un clima politico inferocito, permettendo un dibattito all'interno delle coalizioni e solo dopo andare al voto", magari cercando di superare un clima da "campagna elettorale permanente" che rischia di inquinare il dibattito ed infuocare i toni.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa