In occasione della chiusura dell’anno commemorativo per il 17° centenario della nascita di San Martino (316-2016) di cui la Chiesa celebra la memoria liturgia l’11 novembre, il Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa invia una missiva all’episcopato e a tutto il popolo d’Ungheria.
San Martino, vescovo cristiano originario della Pannonia - l'odierna Ungheria - è un personaggio legato sia alla tradizione cattolica che ortodossa. Noto per essere stato tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa romana, è uno dei fondatori del monachesimo occidentale. La CCEE lo ricorda con una lettera inviata al clero ungherese.
Il documento esordisce con un saluto: "Nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Martino che quest’anno segna la chiusura dell’anno celebrativo per il 17° centenario della sua nascita, vorremo unirci ai Vescovi e a tutti i fedeli dell’Ungheria, terra natia di questo grande Santo, nel rendere grazie a Dio per il contributo umano e spirituale che San Martino ha dato al continente".
Continua la lettera: "La vita di San Martino ci dice che nell’incontro con il mendicante infreddolito il santo scoprì Gesù Cristo, si convertì, cambiò vita, mettendola non più al servizio di un potere mondano ma di Dio. Con questo incontro, Cristo rese San Martino capace di vivere e di amare".
E ancora: "Unendosi ai vescovi ungheresi, il CCEE chiede al Signore la grazia di suscitare nuovi santi europei che possano vivere la Misericordia e testimoniarla nella loro vita personale e comunitaria".
Infine, citando il Discorso di Papa Francesco per il Premio Carlo Magno del 6 maggio scorso: "L’Europa e il mondo hanno oggi bisogno di una Chiesa ricca di testimoni. Solo in questo modo la Chiesa “potrà ridare l’acqua pura del Vangelo alle radici dell’Europa”.
Sulla scorta del tangibile esempio di S. Martino, la missiva si conclude con un'esortazione affinché tutti possano "annunciare gioiosamente che Cristo è la nostra vita e il perenne fondamento di civiltà e cultura".
San Martino, vescovo cristiano originario della Pannonia - l'odierna Ungheria - è un personaggio legato sia alla tradizione cattolica che ortodossa. Noto per essere stato tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa romana, è uno dei fondatori del monachesimo occidentale. La CCEE lo ricorda con una lettera inviata al clero ungherese.
Il documento esordisce con un saluto: "Nel giorno in cui la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Martino che quest’anno segna la chiusura dell’anno celebrativo per il 17° centenario della sua nascita, vorremo unirci ai Vescovi e a tutti i fedeli dell’Ungheria, terra natia di questo grande Santo, nel rendere grazie a Dio per il contributo umano e spirituale che San Martino ha dato al continente".
Continua la lettera: "La vita di San Martino ci dice che nell’incontro con il mendicante infreddolito il santo scoprì Gesù Cristo, si convertì, cambiò vita, mettendola non più al servizio di un potere mondano ma di Dio. Con questo incontro, Cristo rese San Martino capace di vivere e di amare".
E ancora: "Unendosi ai vescovi ungheresi, il CCEE chiede al Signore la grazia di suscitare nuovi santi europei che possano vivere la Misericordia e testimoniarla nella loro vita personale e comunitaria".
Infine, citando il Discorso di Papa Francesco per il Premio Carlo Magno del 6 maggio scorso: "L’Europa e il mondo hanno oggi bisogno di una Chiesa ricca di testimoni. Solo in questo modo la Chiesa “potrà ridare l’acqua pura del Vangelo alle radici dell’Europa”.
Sulla scorta del tangibile esempio di S. Martino, la missiva si conclude con un'esortazione affinché tutti possano "annunciare gioiosamente che Cristo è la nostra vita e il perenne fondamento di civiltà e cultura".
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