L'elezione di Ryad in seno alla Commissione Onu per i diritti umani, ripropone interrogativi sul reale utilizzo degli organismi internazionali. Ed inoltre, l'Arabia Saudita ultima al mondo nella tutela dei diritti umani, come può controllare il rispetto dei diritti umani nel mondo?
di Patrizio Ricci
Questo mondo si è dato, dopo la devastazione della seconda guerra mondiale e l'olocausto, degli anticorpi per prevenire il ripetersi di quelle immani tragedie. Affinché quei fatti non si ripetessero, gli Stati Nazionali si sono dotati di ottime costituzioni e la comunità internazionale ha aderito alle Nazioni Unite, organismo istituito per prevenire i conflitti e per mantenere la pace nel mondo. Però, oggi accade che questi strumenti siano inutilizzati o utilizzati impropriamente.
L’elezione dell’Arabia Saudita nel Consiglio dei diritti umani dell’Onu avvenuta venerdì scorso ne è la chiara conferma. L'Arabia Saudita è stata eletta nel 'gruppo Consultivo'. Esso ha il potere di scegliere i candidati per più di 77 posizioni chiave all'interno del Consiglio. Un rappresentante di UN Watch riferisce che "L'Onu definisce questi esperti come i 'gioielli della corona' dei diritti umani anche se la scelta di una monarchia assoluta mina definitivamente la credibilità dell'organismo".
Ma come è possibile che accada un fatto così eclatante? La crisi finanziaria è usata all’occorrenza come strumento politico. La maggior parte degli stati sono invischiati dentro reti interne fatte di collusioni ed interdipendenze internazionali enfatizzate dalla globalizzazione incontrollata. Così, la maggior parte dei paesi, sono indeboliti dai suoi effetti. Le soluzioni proposte per risolvere le crisi economiche rendono gli stati sempre più dipendenti e fragili. Così la maggior parte degli stati sono ricattabili, indipendentemente se appartengono all’Unione Europea, all’America latina, all’Africa al Medioriente o all’Asia. Siamo anche senza antidoto: le crisi rendono ricattabili ancor di più, quando c’è una falsa cultura del ‘ben-essere’.
di Patrizio Ricci Questo mondo si è dato, dopo la devastazione della seconda guerra mondiale e l'olocausto, degli anticorpi per prevenire il ripetersi di quelle immani tragedie. Affinché quei fatti non si ripetessero, gli Stati Nazionali si sono dotati di ottime costituzioni e la comunità internazionale ha aderito alle Nazioni Unite, organismo istituito per prevenire i conflitti e per mantenere la pace nel mondo. Però, oggi accade che questi strumenti siano inutilizzati o utilizzati impropriamente.
L’elezione dell’Arabia Saudita nel Consiglio dei diritti umani dell’Onu avvenuta venerdì scorso ne è la chiara conferma. L'Arabia Saudita è stata eletta nel 'gruppo Consultivo'. Esso ha il potere di scegliere i candidati per più di 77 posizioni chiave all'interno del Consiglio. Un rappresentante di UN Watch riferisce che "L'Onu definisce questi esperti come i 'gioielli della corona' dei diritti umani anche se la scelta di una monarchia assoluta mina definitivamente la credibilità dell'organismo".
Ma come è possibile che accada un fatto così eclatante? La crisi finanziaria è usata all’occorrenza come strumento politico. La maggior parte degli stati sono invischiati dentro reti interne fatte di collusioni ed interdipendenze internazionali enfatizzate dalla globalizzazione incontrollata. Così, la maggior parte dei paesi, sono indeboliti dai suoi effetti. Le soluzioni proposte per risolvere le crisi economiche rendono gli stati sempre più dipendenti e fragili. Così la maggior parte degli stati sono ricattabili, indipendentemente se appartengono all’Unione Europea, all’America latina, all’Africa al Medioriente o all’Asia. Siamo anche senza antidoto: le crisi rendono ricattabili ancor di più, quando c’è una falsa cultura del ‘ben-essere’.
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