Padoan: se Ue boccia manovra rischia fine.
WSI -
Se sia per reale convinzione, o per conquistare l’elettorato italiano, in vista dell’imminente referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, una cosa è certa. Il governo di Renzi sta mostrando i muscoli all’Unione europea, anche se con scarsi risultati. Bruxelles non si lascia infatti affatto intimorire, dal momento che è in arrivo, nella giornata di oggi o forse domani, la lettera all’Italia che chiede chiarimenti sulla legge di bilancio.
Secondo quanto si apprende da fonti della Commissione, con le lettere l’Unione europea si appresta a chiedere chiarimenti sulle bozze di bilancio per l’Italia ed altri cinque o sei paesi, tra cui Belgio, Spagna, Portogallo, Estonia e forse Francia e Olanda.
Certo stupisce e ha fatto parlare di sé nel fine settimana la “minaccia” arrivata dal ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, che ha detto chiaro e tondo che “se l’Ue boccia la manovra, rischia la fine”.
La minaccia non avrebbe fatto scalpore se sventolata da un partito euroscettico o più o meno populista, e colpisce invece proprio perchè arriva dal normalmente pacato ministro Padoan che si esprime così in una intervista al quotidiano La Repubblica: “L’Europa deve scegliere da che parte stare. Può accettare il fatto che il nostro deficit passi dal 2 al 2,3 per cento del Pil per far fronte all’emergenza terremoto e a quella dei migranti. Oppure scegliere la strada ungherese, quella che ai migranti oppone i muri, e che va rigettata. Ma così sarebbe l’inizio della fine”.
Padoan afferma che in molti “hanno guardato al dito più che alla luna, e la luna è una manovra con meno tasse e più attenzione alla crescita, in coerenza con quello che abbiamo già fatto negli anni passati”.
Padoan ricorda: “Le indicazioni che vengono dal G20 sono tutte indirizzate alla crescita, contro l’austerità e per contrastare le diseguaglianze. In questo senso l’Italia con questa manovra può essere un modello per l’Europa”, affermando tra l’altro che la crescita al tasso dell’1% nel 2017 è “una stima prudente”. “Oggi il problema non è dire sì o no all’Europa, ma dire sì a un’ Europa diversa, che non stia ferma e invece si muova”.
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Se sia per reale convinzione, o per conquistare l’elettorato italiano, in vista dell’imminente referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, una cosa è certa. Il governo di Renzi sta mostrando i muscoli all’Unione europea, anche se con scarsi risultati. Bruxelles non si lascia infatti affatto intimorire, dal momento che è in arrivo, nella giornata di oggi o forse domani, la lettera all’Italia che chiede chiarimenti sulla legge di bilancio.
Secondo quanto si apprende da fonti della Commissione, con le lettere l’Unione europea si appresta a chiedere chiarimenti sulle bozze di bilancio per l’Italia ed altri cinque o sei paesi, tra cui Belgio, Spagna, Portogallo, Estonia e forse Francia e Olanda.
Certo stupisce e ha fatto parlare di sé nel fine settimana la “minaccia” arrivata dal ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, che ha detto chiaro e tondo che “se l’Ue boccia la manovra, rischia la fine”.La minaccia non avrebbe fatto scalpore se sventolata da un partito euroscettico o più o meno populista, e colpisce invece proprio perchè arriva dal normalmente pacato ministro Padoan che si esprime così in una intervista al quotidiano La Repubblica: “L’Europa deve scegliere da che parte stare. Può accettare il fatto che il nostro deficit passi dal 2 al 2,3 per cento del Pil per far fronte all’emergenza terremoto e a quella dei migranti. Oppure scegliere la strada ungherese, quella che ai migranti oppone i muri, e che va rigettata. Ma così sarebbe l’inizio della fine”.
Padoan afferma che in molti “hanno guardato al dito più che alla luna, e la luna è una manovra con meno tasse e più attenzione alla crescita, in coerenza con quello che abbiamo già fatto negli anni passati”.
Padoan ricorda: “Le indicazioni che vengono dal G20 sono tutte indirizzate alla crescita, contro l’austerità e per contrastare le diseguaglianze. In questo senso l’Italia con questa manovra può essere un modello per l’Europa”, affermando tra l’altro che la crescita al tasso dell’1% nel 2017 è “una stima prudente”. “Oggi il problema non è dire sì o no all’Europa, ma dire sì a un’ Europa diversa, che non stia ferma e invece si muova”.
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