La denuncia dell’associazione Peace Now: nuova ondata di cemento in Cisgiordania. Molte le abitazioni costruite negli anni passati e legalizzate oggi: così funziona il sistema della colonizzazione a cui partecipano civili e governo.
Nena News - A poco sono servite le rimostranze statunitensi della scorsa settimana. E neppure quelle ribadite ieri: Israele prosegue spedito sulla via della colonizzazione dei Territori Occupati.
Ieri, secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz e l’associazione Peace Now, un comitato militare israeliano ha approvato nuovi piani di costruzione per un totale di 463 unità in diverse colonie nei Territori: 20 a Givat Zeev, 30 a Bet Arye, 179 a Ofarim, 234 a Elqana. E così si arriva ad un totale, dall’inizio dell’anno, di 2.623 abitazioni per colonie in Cisgiordania.
Le 179 di Ofarim sono state già costruite senza permesso negli anni Ottanta e riceveranno la definitiva e retroattiva approvazione. Una sorta di condono, pratica comune in Israele dove molto spesso solo gli stessi coloni a costruire per poi ottenere il via libera del governo: una macchina ben funzionante che vede civili e potere politico impegnati nella stessa strategia. “Il governo Netanyahu continua a pianificare e costruire in tutta la Cisgiordania – spiega Peace Now – E nel frattempo manda ai coloni il messaggio che ogni costruzione realizzata senza pianificazione sarà retroattivamente legalizzata”.
Anche stavolta l’alleato statunitense protesta, con poco successo: “Siamo particolarmente preoccupati dalla politica di approvazione retroattiva di insediamenti illegali e non autorizzati – ha detto il porrtavoce della Casa Bianca, Josh Earnest – La significativa espansione dell’attività coloniale pone una minaccia seria e crescente alla possibilità di una soluzione a due Stati”.
Stessa musica dal Dipartimento di Stato che cita l’attività del Quartetto per il Medio Oriente nella soluzione del conflitto: “Da quando il Quartetto ha pubblicato il suo rapporto abbiamo assistito ad una crescente accelerazione dell’attività coloniale israeliana che va nella direzione opposta”, dice il portavoce del segretario di Stato Kerry.
Le condanne servono a poco (solo martedì Israele rispediva al mittente le dichiarazioni dell’inviato Onu in Medio Oriente, che criticava l’espansione coloniale) perché non sono seguite da alcuna misura concreta. A Tel Aviv le parole non creano alcun danno, finendo per fare da avallo alle politiche di occupazione e colonialismo. A parte le blande misure assunte dall’Unione Europea sull’etichettatura dei prodotti provenienti dalle colonie israeliane nel mercato europeo, nessuna sanzione è stata mai adottata. Israele prosegue senza ostacoli, conscio che ogni metro in più guadagnato oggi sarà un punto a favore al negozaito futuro, se mai ce ne sarà uno.
Nena News - A poco sono servite le rimostranze statunitensi della scorsa settimana. E neppure quelle ribadite ieri: Israele prosegue spedito sulla via della colonizzazione dei Territori Occupati.
Ieri, secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz e l’associazione Peace Now, un comitato militare israeliano ha approvato nuovi piani di costruzione per un totale di 463 unità in diverse colonie nei Territori: 20 a Givat Zeev, 30 a Bet Arye, 179 a Ofarim, 234 a Elqana. E così si arriva ad un totale, dall’inizio dell’anno, di 2.623 abitazioni per colonie in Cisgiordania.
Le 179 di Ofarim sono state già costruite senza permesso negli anni Ottanta e riceveranno la definitiva e retroattiva approvazione. Una sorta di condono, pratica comune in Israele dove molto spesso solo gli stessi coloni a costruire per poi ottenere il via libera del governo: una macchina ben funzionante che vede civili e potere politico impegnati nella stessa strategia. “Il governo Netanyahu continua a pianificare e costruire in tutta la Cisgiordania – spiega Peace Now – E nel frattempo manda ai coloni il messaggio che ogni costruzione realizzata senza pianificazione sarà retroattivamente legalizzata”.
Anche stavolta l’alleato statunitense protesta, con poco successo: “Siamo particolarmente preoccupati dalla politica di approvazione retroattiva di insediamenti illegali e non autorizzati – ha detto il porrtavoce della Casa Bianca, Josh Earnest – La significativa espansione dell’attività coloniale pone una minaccia seria e crescente alla possibilità di una soluzione a due Stati”.
Stessa musica dal Dipartimento di Stato che cita l’attività del Quartetto per il Medio Oriente nella soluzione del conflitto: “Da quando il Quartetto ha pubblicato il suo rapporto abbiamo assistito ad una crescente accelerazione dell’attività coloniale israeliana che va nella direzione opposta”, dice il portavoce del segretario di Stato Kerry.
Le condanne servono a poco (solo martedì Israele rispediva al mittente le dichiarazioni dell’inviato Onu in Medio Oriente, che criticava l’espansione coloniale) perché non sono seguite da alcuna misura concreta. A Tel Aviv le parole non creano alcun danno, finendo per fare da avallo alle politiche di occupazione e colonialismo. A parte le blande misure assunte dall’Unione Europea sull’etichettatura dei prodotti provenienti dalle colonie israeliane nel mercato europeo, nessuna sanzione è stata mai adottata. Israele prosegue senza ostacoli, conscio che ogni metro in più guadagnato oggi sarà un punto a favore al negozaito futuro, se mai ce ne sarà uno.
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