La soluzione si chiama TARP. Ovvero la sigla che ricorda l'acquisto degli asset tossici negli Usa quando esplose la crisi dei subprime.
WSI -
Il settore bancario italiano manca del fiato necessario per tornare a erogare credito? “Penso che ci sia una soluzione molto facile per il problema”, dice il responsabile globale per la ricerca finanziaria di Pimco, Philippe Bodereau: “La Bce ovviamente sta cercando asset da comprare. A un certo punto, è probabilmente all’inizio dell’anno prossimo, gli asset acquistabili in base al programma di Quantitative-easing finiranno. E la cosa maggiore impatto che si potrebbe fare in Europa, per conto mio, sarebbe acquistare crediti deteriorati (Npl, che comprendono le sofferenze)”.
Un piano che andrebbe a ricalcare il modello del Troubled Asset Relief Program (Tarp) con il quale il Tesoro Usa, nel 2008, decise di acquistare asset “tossici” per 700 miliardi di dollari dal sistema finanziario (ma alcuni ritengono che il volume degli acquisti fu assai più consistente delle cifre ufficiali). Il presidente della Bce, Mario Draghi, pur avendo parlato con favore delle garanzie pubbliche per facilitare la dismissione dei Npl, non ha mai apertamente dichiarato che tali crediti di difficile recupero potessero finire nel piano d’acquisti della Bce. A livello informale, però, sembra che il governo italiano e la banca centrale abbiano discusso tale eventualità, secondo quanto riportato da Reuters il febbraio scorso.
“Non penso che accadrà ma ne possiamo parlare”, ha proseguito Bodereau, “in termini di recupero della fiducia nella periferia (dell’Eurozona), credo che questa sarebbe una misura molto potente, a dispetto di quanto fatto finora, mosse simili al mettere il rossetto a un maiale, come le Ltro”. La questione legata alla messa in pratica della “Tarp” europea è tutta politica: i crediti deteriorati non sono equamente distribuiti fra vari Paesi, e qualcuno potrebbe avere da ridire sui rischi finanziari che la Bce si assumerebbe con una mossa del genere.
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Il settore bancario italiano manca del fiato necessario per tornare a erogare credito? “Penso che ci sia una soluzione molto facile per il problema”, dice il responsabile globale per la ricerca finanziaria di Pimco, Philippe Bodereau: “La Bce ovviamente sta cercando asset da comprare. A un certo punto, è probabilmente all’inizio dell’anno prossimo, gli asset acquistabili in base al programma di Quantitative-easing finiranno. E la cosa maggiore impatto che si potrebbe fare in Europa, per conto mio, sarebbe acquistare crediti deteriorati (Npl, che comprendono le sofferenze)”.Un piano che andrebbe a ricalcare il modello del Troubled Asset Relief Program (Tarp) con il quale il Tesoro Usa, nel 2008, decise di acquistare asset “tossici” per 700 miliardi di dollari dal sistema finanziario (ma alcuni ritengono che il volume degli acquisti fu assai più consistente delle cifre ufficiali). Il presidente della Bce, Mario Draghi, pur avendo parlato con favore delle garanzie pubbliche per facilitare la dismissione dei Npl, non ha mai apertamente dichiarato che tali crediti di difficile recupero potessero finire nel piano d’acquisti della Bce. A livello informale, però, sembra che il governo italiano e la banca centrale abbiano discusso tale eventualità, secondo quanto riportato da Reuters il febbraio scorso.
“Non penso che accadrà ma ne possiamo parlare”, ha proseguito Bodereau, “in termini di recupero della fiducia nella periferia (dell’Eurozona), credo che questa sarebbe una misura molto potente, a dispetto di quanto fatto finora, mosse simili al mettere il rossetto a un maiale, come le Ltro”. La questione legata alla messa in pratica della “Tarp” europea è tutta politica: i crediti deteriorati non sono equamente distribuiti fra vari Paesi, e qualcuno potrebbe avere da ridire sui rischi finanziari che la Bce si assumerebbe con una mossa del genere.
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