venerdì, settembre 09, 2016
Lo scrive la stessa sindaca Raggi su Facebook. De Dominicis, nome caldeggiato dall'ufficio legale Sammarco, era stato a sua volta chiamato per sostituire il dimissionario assessore al Bilancio Minenna. L'ex magistrato e ex procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio risulta indagato dalla procura di Roma per il reato di abuso d'ufficio. Sciolto anche il mini-direttorio romano.

Altro giro altra corsa. "In queste ore - annuncia Raggi - ho appreso che l'ex magistrato e già procuratore generale della Corte dei Conti del Lazio Raffaele De Dominicis in base ai requisiti previsti dal M5S non può più assumere l'incarico di assessore al Bilancio della giunta capitolina, pertanto di comune accordo abbiamo deciso di non proseguire con l'assegnazione dell'incarico". Con questo breve comunicato dalla pagina Facebook della sindaca Virginia Raggi, salta l'ennesimo nome legato alla giunta.

Stavolta neppure ha fatto in tempo ad insediarsi; De Dominicis, chiamato a sostituire il dimissionario assessore al Bilancio Minenna, è indagato ed impresentabile per il Movimento.

Una rinuncia certo difficile per la sindaca, dopo che tanto si era spesa a difenderne la nomina, nonostante le polemiche esplose dopo che lo stesso magistrato aveva rivelato di essere stato suggerito dall'avvocato Camillo Sammarco, dello studio legale dell'orbita Cesare Previti, presso cui la Raggi svolse il tirocinio.

Quella di De Dominicis è, però, solo l'ultima testa a cadere, nella settimana più difficile nella giovane storia dei 5 Stelle. Prima le dimissioni a valanga di giovedì scorso, poi lo scandalo Muraro-Raggi sullo stato d'indagata dell'assessora. Un effetto domino che non ha risparmiato neppure Luigi Di Maio, tra i nomi di punta del Direttorio nazionale e finito alla berlina nell'affare mail.

Dalla riunione dei vertici del Movimento e dalla serata da one-man show di Beppe Grillo a Nettuno, ci si aspettava, però, che la giunta potesse trarre giovamento dalla forzata ma ritrovata concordia. E invece è vero il contrario. La giovane sindaca ha accettato solo in parte il diktat imposto dai colleghi per uscire dall'impasse. Ha sì allontanato il vicecapo di Gabinetto Raffaele Marra e ridimensionato il segretario politico Salvatore Romeo, ma ha difeso l’assessora all'Ambiente Paola Muraro.

Virginia Raggi, e con lei l'intera leadership del Movimento, sa bene che il suo crollo significherebbe l'inevitabile eclissi dell'intero partito come forza di governo credibile. Così a cedere il passo, al momento, è il mini-direttorio romano, ovvero coloro che l'avrebbero dovuta aiutare proprio nello sforzo di scegliere la squadra di governo e nel far partire la macchina amministrativa. A loro - la senatrice Paola Taverna, l'europarlamentare Fabio Massimo Castaldo e il consigliere regionale Gianluca Perilli - viene ascritta la responsabilità di non aver saputo gestire il caso Muraro.

A pochi mesi dalla storica elezione, lo scaricabarile nel Movimento è cominciato e la sindaca romana, che era riuscita ad evitare il "commissariamento" dei Pentastellati, rischia già di ritrovarsi sola.


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