giovedì, agosto 18, 2016
La norma emendata nelle commissioni Gustizia e Affari Sociali amplia la sua definizione, finendo per inglobare tutto: dalla violazione della privacy alla satira politica fino alle azioni che possano "offendere l'onore, il decoro e la reputazione di una o più vittime". Una norma talmente ampia da poter ledere la libertà d'espressione?

di Lorenzo Carchini

#JesuisRenzoMattei, cita la famosa pagina Facebook satirica dedicata all'alter ego del premier. Alla fine, si chiuderà. E così sarà anche per altre pagine, da Cippo Pivati a Gianni Kuperlo alle parodie di Salvini. Le commissioni di Giustizia e Affari Sociali, emendando la legge sul cyberbullismo, hanno deciso che sarà perseguibile per legge anche chi si sostituisce a persone reali sui social, seppur a scopo satirico .

Lo zelo dei parlamentari, evidentemente categoria a rischio, ha riunito dentro una sola legge fattispecie diverse di reati che vanno dalla diffamazione online alla violazione della privacy e ne ha addirittura modificata una, la 612-bis, prevedendo l'aggravante dello stalking commesso via Internet. Ed è così che una legge attesa ed importante, dedicata alla prevenzione e tutela dei minori, si è trasformata in una "spedizione punitiva" della politica nel cyberspazio, pronta a purgare qualunque battuta sull'altezza di Brunetta o un qualsiasi generatore automatico di post di Salvini.

In attesa di ulteriori modifiche entro l'8 settembre, si tratta di una condizione paradossale e che, non è da escludersi, rischia di toccare anche la categoria dei giornalisti, sia nei blog che negli articoli, oppure in un commento troppo colorito sui forum.

La legge serve, troppi sono i casi di bullismo saltati agli onori delle cronache, siano essi tra giovani adulti o tra adolescenti, tra sexting, messaggi a sfondo sessuale in chat e sms. Oggi sono 2 milioni gli adolescenti che utilizzano Whatsapp, Facebook, Instagram e Snapchat, ma soprattutto, secondo l'indagine di Save the Children il 6 per cento di intervistati ha dichiarato di aver subito azioni vessatorie tramite sms, mail, chat o social network.

Il testo interviene anche sul bullismo, insistendo sull'importanza della prevenzione e della formazione, soprattutto nella scuola, per contenere la deriva di tante conversazioni sui social. Un impegno che viene assunto dagli istituti in collaborazione con la Polizia Postale, le associazioni ed i centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio.

Il problema sta alla radice, sin dalla definizione che viene fornita dalle commissioni Giustizia e Affari Sociali della Camera dei Deputati riunitesi il 27 luglio: "Per cyberbullismo si intendono, inoltre, la realizzazione, la pubblicazione e la diffusione on line attraverso la rete internet, chat-room, blog o forum, di immagini, registrazioni audio o video o altri contenuti multimediali effettuate allo scopo di offendere l'onore, il decoro e la reputazione di una o più vittime, nonché il furto di identità e la sostituzione di persona operate mediante mezzi informatici e rete telematica al fine di acquisire e manipolare dati personali, nonché pubblicare informazioni lesive dell'onore, del decoro e della reputazione della vittima".

Il confine, dunque, è molto ampio e considerata la suscettibilità dei nostri parlamentari e vip, che non hanno ancora capito che quella internet è sempre una comunicazione a due vie, ci sarà da aspettarsi un'esplosione di contenziosi. Il tutto, ovviamente, finirà per ricadere sia sulla sempre più calpestata libertà d'espressione, nonché su chi il servizio internet lo fornisce e che ora dovrà anche limitarlo.


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