La sentenza, ampiamente annunciata, ha dato ragione alla Iaaf, sancendo la fine della carriera dell'atleta bolzanino. Pesa la recidiva, la precedente sospensione rimediata nel 2012 per uso di doping.
Come previsto, è arrivata entro venerdì la sentenza del Tas sul caso Schwazer, e, come si poteva immaginare, è arrivata la stangata. Il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna, infatti, ha accolto la richiesta della Iaaf, la Federatletica internazionale, e squalificato l'altoatesino per 8 anni. In pratica per il marciatore è la fine della carriera, oltre che del sogno di gareggiare ai Giochi di Rio 2016.
È stata la notte più lunga di Alex Schwazer: "Non posso dormire, non ci riesco". Nella hall del suo hotel Best Western a Copacabana, dove è rientrato ed ha appreso della sentenza, restando a lungo in silenzio: "Sono distrutto". Non c'era voglia di tornare nella stanza 201 e porre fine alla giornata. Così via verso un bar aperto sulla strada, la "Casa dos Marujos", occhi fissi sulla tv.
L'atleta era stato trovato positivo in un controllo antidoping a sorpresa effettuato dalla Iaaf a inizio gennaio. Dopo un primo screening negativo, il campione era tornato in laboratorio perché i dati del passaporto biologico steroideo avevano evidenziato un'anomalia. L'esame di secondo livello ha evidenziato la presenza di testosterone.
Da quel momento la storia è nota: dubbi, ritardi, oscure trame ed un corridore in ginocchio, nuovamente in mezzo alle polemiche, lasciato solo anche dalla Federazione. Lontano stanotte, con lo spirito e con il fisico, anche dalla conferenza stampa indetta dal suo staff. "Dovreste avere un po' più di rispetto per le persone", avrebbe risposto ai giornalisti che lo attendevano.
Le poche parole sono state riservate all'AGI, nel cuore della notte di Copacabana: "Non mi sembrava che l'udienza fosse poi andata così male, per questo ho voluto crederci fino alla fine. Di quelle dieci ore che abbiamo parlato dove Donati ha presentato il suo power point, non è rimasto nulla, solo una grande amarezza. Non conosco ancora le motivazioni ma mi pare si siano limitati ad una semplice cosa tecnica. Credevo di poter partecipare alle Olimpiadi di Rio, è da oltre un anno che lavoro e facendo parecchi sacrifici, soprattutto economici".
L'allenatore Sandro Donati, intanto, davanti ai microfoni ha ribadito i suoi sospetti verso la Federazione di atletica internazionale: "Per un singolo è quasi impossibile opporsi a un'organizzazione così. Contro di noi ho visto tanto accanimento. Non ci hanno permesso di portare sul tavolo obiezioni di carattere generale, sono rimasti incollati al merito dove sanno di avere ragione, perché certo le molecole sono lì, ma non ci permettono di capire come ci sono arrivate".
"Lo hanno voluto eliminare e ci sono riusciti", ha chiuso Donati, accusando l'intero sistema di controlli antidoping e la stessa integrità della Iaaf, peraltro già sotto i riflettori da prima dell'inizio di quest'Olimpiade. Intanto Schwazer oggi tornerà in Italia: "Accidenti, altrimenti se resto domani mi toccherebbe vedere la 20 km".
Come previsto, è arrivata entro venerdì la sentenza del Tas sul caso Schwazer, e, come si poteva immaginare, è arrivata la stangata. Il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna, infatti, ha accolto la richiesta della Iaaf, la Federatletica internazionale, e squalificato l'altoatesino per 8 anni. In pratica per il marciatore è la fine della carriera, oltre che del sogno di gareggiare ai Giochi di Rio 2016.
È stata la notte più lunga di Alex Schwazer: "Non posso dormire, non ci riesco". Nella hall del suo hotel Best Western a Copacabana, dove è rientrato ed ha appreso della sentenza, restando a lungo in silenzio: "Sono distrutto". Non c'era voglia di tornare nella stanza 201 e porre fine alla giornata. Così via verso un bar aperto sulla strada, la "Casa dos Marujos", occhi fissi sulla tv.
L'atleta era stato trovato positivo in un controllo antidoping a sorpresa effettuato dalla Iaaf a inizio gennaio. Dopo un primo screening negativo, il campione era tornato in laboratorio perché i dati del passaporto biologico steroideo avevano evidenziato un'anomalia. L'esame di secondo livello ha evidenziato la presenza di testosterone.
Da quel momento la storia è nota: dubbi, ritardi, oscure trame ed un corridore in ginocchio, nuovamente in mezzo alle polemiche, lasciato solo anche dalla Federazione. Lontano stanotte, con lo spirito e con il fisico, anche dalla conferenza stampa indetta dal suo staff. "Dovreste avere un po' più di rispetto per le persone", avrebbe risposto ai giornalisti che lo attendevano.
Le poche parole sono state riservate all'AGI, nel cuore della notte di Copacabana: "Non mi sembrava che l'udienza fosse poi andata così male, per questo ho voluto crederci fino alla fine. Di quelle dieci ore che abbiamo parlato dove Donati ha presentato il suo power point, non è rimasto nulla, solo una grande amarezza. Non conosco ancora le motivazioni ma mi pare si siano limitati ad una semplice cosa tecnica. Credevo di poter partecipare alle Olimpiadi di Rio, è da oltre un anno che lavoro e facendo parecchi sacrifici, soprattutto economici".
L'allenatore Sandro Donati, intanto, davanti ai microfoni ha ribadito i suoi sospetti verso la Federazione di atletica internazionale: "Per un singolo è quasi impossibile opporsi a un'organizzazione così. Contro di noi ho visto tanto accanimento. Non ci hanno permesso di portare sul tavolo obiezioni di carattere generale, sono rimasti incollati al merito dove sanno di avere ragione, perché certo le molecole sono lì, ma non ci permettono di capire come ci sono arrivate".
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