mercoledì, luglio 27, 2016
In Germania si sta infiammando il dibattito sulla politica delle porte aperte ai rifugiati decisa da Angela Merkel, politica popolare che mai prima d’ora si era trovata a dover affrontare una crisi interna di simili proporzioni. 

di Daniele Chicca

WSI - Dopo i tragici eventi di Monaco di Baviera, Nizza, Parigi e Bruxelles, sia da destra sia da sinistra le critiche dei politici sono sempre più forti. A essere molto vocali sono gli oppositori allo schema delle quote di ingresso, politica che verrà messa alla prova dal referendum in Ungheria il prossimo 2 ottobre.

Il poco sostegno politico rimasto alla Cancelliera nel frangente immigrazione potrebbe presto svanire, non appena ci sarà un altro attentato come quello al parroco e ai fedeli della chiesa vicino a Rouen, in Normandia. Per quanto le autorità di intelligence si sforzino a prevenire gli attacchi e i governi come quello francese impongano lo stato di emergenza, la natura della “strategia dei coltelli” attuata dall’Isis in Europa – attentati minori di concittadini – fa pensare che è molto probabile che attentati e pluriomicidi efferati come quello di ieri in Francia si ripetano.

Un motivo per il quale da poco la regione più colpita in Germania da simili attacchi terroristici, la Baviera, ha scelto di blindarsi. Dopo l’attentato sul treno a Wurzurg, e quelli di Monaco e Ansbach, il presidente del laender Horst Seehofer ha chiesto una “verifica supplementare di tutti i profughi arrivati finora in Germania”. Insomma controlli più rigidi per i rifugiati in arrivo ed espulsione più facile per chi compie crimini nel paese che li ha accolti.

La Baviera ora pretende un affiancamento dell’esercito alla polizia, norme più severe sul diritto di soggiorno, fino a un maggiore monitoraggio di Internet. Berlino frena, mentre la magistratura chiede un nuovo arresto per il sedicenne afghano amico dell’attentatore di Monaco.

Il presidente bavarese si è rivolto direttamente alla cancelliera Merkel, che è stata addirittura costretta a sospendere le sue vacanze vista la crisi apertasi in materia di difesa e sicurezza. Il prossimo problema da risolvere per il leader della prima potenza economica e politica d’Europa sarà trovare un modo di placare l’opposizione interna e arginare la crescita di consensi dei partiti populisti e radicali.

Thomas de Maizière, il ministro tedesco degli Interni, sostiene che la grande maggioranza dei rifugiati arrivati in Europa siano in fuga dalla guerra e cerchino solo un futuro migliore in Europa. Gli ultimi dati di Eurostat sul 2015 sembrano confutare la sua tesi (vedi grafico sotto riportato)
 



Tuttavia se si calcola per grande maggioranza anche un molto alto 99,9%, viene fuori che lo 0,1% di 1.321.560 rifugiati arrivati nel 2015 risulta in 1.322 terroristi potenziali. Un numero inaccettabile e una minaccia grande per chiunque, ma apparentemente non per Merkel e il suo ministro degli Interni.


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