Il capomafia si è spento nell'ospedale San Paolo di Milano. In 41 bis dal 2006. Una vita di omicidi e latitanza, da Binnu "u tratturi" ai "pizzini" della Primula Rossa.
Ormai da più di un anno diverse perizie lo descrivevano poco più di un vegetale, ma nessuno si sognava di sottrarlo al regime di carcere duro stabilito dal 41 bis. E' morto qualche ora fa nel reparto ospedaliero di San Vittore, dove era detenuto da quasi due anni, Bernardo Provenzano, storico Capo di Cosa Nostra. Ottantatré anni, 43 passati in latitanza, fino alla cattura, l'11 aprile 2006, nel casolare di un pastore di Corleone, a poca distanza dall'abitazione dei suoi familiari.
Il boss che aveva diviso con Totò Riina lo scettro di Cosa nostra, dichiarando guerra allo Stato a suon di bombe e tritolo, uccidendo le icone della lotta alla mafia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con gli uomini delle loro scorte, ma anche decine di poliziotti, carabinieri, magistrati, uomini delle istituzioni, sembrava ancora un anziano "pecoraro" sceso dalle montagne quando le forze dell'ordine lo prelevarono nella masseria.
Poco dicevano di lui, ormai, le vecchie foto ingiallite che da anni giravano per giornali e procure. Binnu "u tratturi", come lo chiamavano per la violenza con cui di solito affrontava i suoi avversari, apparve per la prima volta in pubblico con basso profilo e sguardo fisso.
Recentemente, a causa del suo progressivo degrado fisico, tutti i processi in cui era ancora imputato, tra cui quello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, erano stati sospesi. Dell'ultimo Provenzano ci resta una perizia medica in cui si dichiarava lo stato del paziente "incompatibile con il regime carcerario", suggerendo "l'assistenza [...] in una struttura sanitaria di lungodegenza".
Consapevoli dello stadio finale del boss, la moglie e i figli di Provenzano (sempre rimasti fuori dalle indagini), giunti a Milano il 10 luglio, sono stati autorizzati ad incontrare il loro congiunto. Lo rende noto un comunicato dell'ufficio stampa del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria presso il ministero della Giustizia.
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Poco dicevano di lui, ormai, le vecchie foto ingiallite che da anni giravano per giornali e procure. Binnu "u tratturi", come lo chiamavano per la violenza con cui di solito affrontava i suoi avversari, apparve per la prima volta in pubblico con basso profilo e sguardo fisso.
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