giovedì, giugno 23, 2016
L'origine degli scontri scaturirebbero da rivendicazioni esplose a causa dell'etnia di provenienza del nuovo sindaco, appartenente alla minoranza zulu

Scontri e devastazioni a Pretoria da ormai tre giorni. Almeno 21 autobus sono stati dati alle fiamme durante la notte, a nord di Pretoria. Lunedì tre agenti sono stati assaliti dai manifestanti. Il tunnel che collega due sobborghi di Pretoria,  Claremont e Danville è stato bloccato per due volte mentre sono numerosi incendi sono stati appiccati per le strade.
La violenza è stata innescata dai malumori sorti a causa della nomina dell'ex ministro Thoko Didiza (di etnia zulu) come sindaco della città  per sostituire il sindaco uscente Kgosientso Ramokgopa (di etnia tshwana).


I motivi? Prevalentemente razziali: i tshwana che rappresentano la maggioranza della popolazione non vogliono uno zulu come sindaco della città.  La motivazione lascia perplessi. Ma tant'è: dove la fine dell'apartheid tra bianchi e neri in Sudafrica è cominciato quello tra neri e neri. Le rivalità sono del resto notoriamente diffuse in tutta l'africa. Non si tratta comunque di rivalità per il colore della pelle ma per l'appartenenza a diversi clan e tribù. La protesta naturalmente è quella di una parte della popolazione e l'ex sindaco ha preso le distanze dai manifestanti, sostendo Didiza nel tentativo di aiutarlo comunque a prendere le consegne.
L'African National Congress (ANC) in una dichiarazione ha detto che quelle in corso non sono da considerare proteste ma vera e propria criminalità che ha trovato la sua valvola di sfogo.


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