venerdì, giugno 10, 2016
Sicurezza e discrezione: pochi droni e tanti agenti. Intanto continua il braccio di ferro tra sindacati, lavoratori e governo transalpino. Si vorrebbero limitare scioperi e manifestazioni, ma il Cgt non ci sta: "Abbiamo ancora margine".

di Lorenzo Carchini

Ci siamo, stasera il match Francia-Romania inaugurerà la competizione continentale. L'evento riempe le pagine di tutti i giornali nazionali e internazionali, ma a farla da padrone, per ora, non sono i fuoriclasse e le promesse che sfileranno nel rettangolo verde, bensì tutto quello che si muoverà intorno a loro sin da prima del calcio d'inizio, sugli spalti e fuori dallo stadio.

Era dalla Olimpiade invernale del 2002 a Salt Lake City che il mondo dello sport non si apprestava a celebrare un evento globale in un clima da allarme rosso. Allora, nello Utah, erano passati pochi mesi dagli attentati dell' 11 settembre: l’ossessione era totale e le "marcature" asfissianti.

In Francia, però, tutto potrebbe essere più difficile. A differenza di un'olimpiade, l'Europeo non si svolge in una sola città, con atleti interamente raccolti in un villaggio ad hoc. Le partite si giocano in nove città diverse. Le squadre sono sparpagliate in tutto il paese. L'Italia, ad esempio, farà base a Montpellier, ma giocherà a Lione, Tolosa e Lille. Spostamenti importanti, tra giocatori, stampa, tifosi. Tanti possibili bersagli mobili da proteggere.

Facciamo un passo indietro. Quando la federazione francese ottenne l'assegnazione di questo Europeo, le cose erano assai diverse. Innanzitutto il presidente UEFA era ancora Michel Platini, prima che lui, Blatter e mezzo consiglio FIFA finissero al centro degli scandali corruzione. Ma anche la Francia era un altro paese. Nessuno avrebbe mai immaginato la notte del Bataclan, le bombe allo Stade de France, la strage di Charlie Hebdo.

Sarebbe stato il caso di continuare a portare avanti il progetto francese? Ovviamente qualche agente provinciale, chiamato a fare straordinari che forse si sarebbe volentieri evitato, questa domanda se la sarà fatta. Ma qui è in gioco l'orgoglio nazionale, lo stesso che sta spingendo Hollande a premere per la candidatura parigina anche per le Olimpiadi 2024.

Dimostrare, dunque, che la Francia non è la patria dell’angoscia. Rassicurare i connazionali, mandando un messaggio al resto del mondo.

E stasera si comincia. Ore 21, proprio al Saint-Denis, la vera partita sarà quella fra la Francia ed i suoi demoni interiori, la paura che quei boati che fecero tremare lo stadio possano ripetersi da qualche parte.

Il programma di sicurezza sarà vasto e capillare. Si punta molto, se non tutto, sull'efficacia del lavoro d'intelligence. Decine di migliaia i poliziotti in stato di allerta, molti in borghese. Nei cieli ogni tanto si materializzano dei droni. Il tutto, senza esagerare: niente esasperazioni. Improponibile la possibilità di partite a porte chiuse, saranno però vietati i maxi-schermi nelle città.

Molti tifosi, però, avranno probabilmente rinunciato a seguire i propri beniamini in terra transalpina. Questo perché, nell'era dell'informazione immediata, chiunque è in grado di capire che il rischio zero non esiste.

Ed infine, contorno ingombrante per il già debole governo Hollande, il nodo jobs act. Nel paese le tensioni sociali non accennano a spegnersi e, sebbene il presidente si appelli al "senso di responsabilità di ognuno", le giornate di "scioperi illimitati" proseguono.

Senza sosta le agitazioni del personale della Sncf, le ferrovie francesi, e Air France, che non ha ritirato la minaccia di blocchi: i tre sindacati dei piloti hanno respinto un nuovo protocollo per dirimere la controversia con l'azienda ma la compagnia ha riferito che sabato sarà assicurato comunque il 70-80% dei voli.

A Parigi lo sciopero dei netturbini proseguirà fino al 14 giugno. Almeno due impianti per il trattamento dei rifiuti della regione  restano bloccati, così come a Marsiglia.

Il movimento contro la proposta di riforma del diritto del lavoro che da settimane sta piegando la Francia, dunque, "non è finito", ha detto Martinez, leader del sindacato Cgt. "O il governo accetta la democrazia, o il conflitto resta e faremo di tutto per allargarlo. Abbiamo ancora margine".

Palla al centro.


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