giovedì, giugno 23, 2016
Secondo lo studio prodotto da Cesare Romano, sono più di 200 i casi di maltrattamenti e violenza "sommersa" fra le mura di casa ai danni di bambini, da parte di familiari. Il responsabile dell'autorità attacca però la Curia: "Dopo la promessa di collaborazione tutti i questionari sono stati restituiti in bianco". Il portavoce del cardinale Sepe: "E' stato disponibile, ma non ci hanno più contattato". La replica a LPL: "Bugie, sono indignato". (intervista audio a Cesare Romano)

di Lorenzo Carchini

Sono sconvolgenti i dati rivelati dalla prima ricerca in Campania sugli abusi intrafamiliari sui minori, condotta dal Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Campania, Cesare Romano, in collaborazione con la ricercatrice Ida Romolini e l’Associazione di volontariato "Iuvare". .

Sono stati registrati, infatti, più di 200 i casi di maltrattamenti e violenza "sommersa" fra le mura di casa ai danni di bambini da parte di familiari. Le vittime sono nell'80% dei casi minori in età preadolescenziale, bambine tra i 6 e i 10 anni nell'87% dei casi.

La ricerca è cominciata nel novembre 2013 ed è proseguita per tutto il 2014. Ha interessato 45 Comuni (il 12% delle amministrazioni locali campane) e 31 Ambiti territoriali (il 60% di tutti gli Ambiti) e si è svolta attraverso la diffusione di questionari anonimi.

Fra i quartieri più colpiti dal fenomeno della violenza, il rapporto cita Salicelle ad Afragola, Madonnelle ad Acerra, alcuni quartieri di Napoli e Caivano, il comune del napoletano già legato agli orrori nel palazzo del Parco Verde in cui hanno perso la vita i piccoli Antonio Giglio e Fortuna Loffredo.

Si tratta del primo studio volto ad indagare il fenomeno degli abusi intrafamiliari, ma l'obiettivo del Garante è lo sviluppo di un database regionale, così da arrivare all'istituzionalizzazione di sistemi e procedure che siano in grado non solo di individuare le giovani vittime, ma di tutelarle e perseguire i responsabili di un’infanzia rubata.

La polemica. L'uscita del dossier ha immediatamente provocato forti reazioni, sia nelle comunità che nella Curia campana. A lanciare l'accusa è lo stesso Dott. Romano, secondo cui la Curia non avrebbe offerto alcuna effettiva collaborazione.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per LPL News 24:



La Curia di Napoli, nel frattempo, nella figura del Direttore Enzo Piscopo, portavoce del Cardinale Sepe, ha diffuso una lunga lettera risalente a tre anni fa in cui si diceva: "Mi viene chiesta la collaborazione della Curia che, senza venire codificata in atti formali, può trovare manifestazione ed espressione nel patrocinio morale dell’arcidiocesi, che ben volentieri concedo all'iniziativa, per l’alta valenza morale e sociale".

Sentito al telefono, il Direttore Piscopo non ha voluto rilasciare interviste, lasciandosi andare ad una battuta significativa: "È una polemica che non esiste e non può esistere".



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