domenica, maggio 08, 2016
L’ex direttore del Corriere della Sera chiamato come testimone dal giornalista Gianluigi Nuzzi. Gli altri testi in udienze previste il 14, il 16 e il 17 maggio. Sentenza possibile a fine mese. di Iacopo Scaramuzzi 

Vatican Insider - (Città del Vaticano)  Paolo Mieli, ex direttore del Corriere della Sera e attuale presidente di Rcs libri, è stato ascoltato questa mattina in Vaticano, nel processo sui documenti riservati della Santa Sede pubblicati in due best seller, «Via crucis» di Gianluigi Nuzzi e «Avarizia» di Emiliano Fittipaldi, chiamato come testimone dallo stesso Nuzzi. Milei, nella sue deposizione, ha difeso il principio del diritto di cronaca. Le audizioni per ascoltare gli altri testimoni sono previste il 14, il 16 e il 17 maggio. Possibile una sentenza a fine mese.

I documenti in questione «nel modo più assoluto non mettono a repentaglio la pace o la sicurezza dello Stato vaticano», ha detto Mieli in risposta a una domanda dell’avvocato Roberto Palombi, difensore di Nuzzi. «Li ho riletti con attenzione proprio in questa chiave e in nessuno ho trovato gli estremi della non pubblicabilità. Se li avessi avuti, li avrei pubblicati anch’io. Non c’è neanche un rigo che comporti la minaccia alla sicurezza dello Stato. Possono provocare trambusto, questo sì, ma un contro è provocare trambusto, un contro è mettere a repentaglio la sicurezza e la pace». Quanto ai limiti che un giornalista o un direttore deve attenersi quando si tratta di pubblicare documenti riservati, «non c’è nessun limite», ha detto Mieli, «se ciò di cui il giornalista ha contezza è documentato, e che comunque dev’essere vagliato dal direttore o dall’editore in caso di un libro. Non devono esserci limiti a meno che i documenti mettano a repentaglio la pace e la sicurezza e riferiscano di fatti gravissimi, comunque la cui pubblicazione dev’essere vagliata dal direttore o dall’editore».

Mieli, a tale proposito, ha fatto riferimento a due principi: «Il primo è quello deontologico che ci viene dal giornalismo anglosassone. Il secondo, impostosi negli ultimi vent’anni, è che documenti che eventualmente non vengono pubblicati si prestano a essere usati come arma di ricatto o strumento di pressione illecita». A questo riguardo, «ci sono stati casi», ha spiegato il noto giornalista e storico, «e se uno ha dei documenti e non li pubblica non si sa mai che uso se ne possa fare, sia da parte del giornalista, sia da chi ne è venuto a conoscenza nell’ambito della testata giornalistica o della casa editrice. Quindi noi, con una convenzione non scritta, ci atteniamo al principio di sottrarre i documenti alla possibilità di un loro uso improprio, da parte del giornalista, dell’autore dei libri o di altri che hanno potuto vedere i documenti nella catena della valutazione per la pubblicazione». Mieli ha fatto l’esempio «di un politico finito in stato di accusa: se non si pubblicano i documenti che lo riguardano, il giornalista o altri può andare dal politico per ricattarlo. Si sono verificati dei fatti di questo tipo: quindi si è deciso che è più saggio, oltre che onesto, pubblicare i documenti».

A Mieli è stato chiesto, dal giudice a latere Venerando Marano, qual è il criterio di valutazione e se esso è diverso in presenza di documenti di cui è espressamente vietata la pubblicazione. «No, questo non comporta nessuna diversità. Siccome capita che di diversi documenti è vietata la pubblicazione, noi facciamo appello agli stessi criteri. Questo comporta un rischio, per il giornalista e per l’editore, ma il nostro impegno è sfidare questo rischio e il divieto. Li pubblichiamo ugualmente: il fatto che siano vietati non impedisce la pubblicazione».

Nel corso dell’udienza odierna, durata meno di un’ora e mezza, sono stati ascoltati come testimoni, sempre richiesti da Nuzzi, anche due librai veneti, Marco Bernardi e Paola Brazzale, che hanno dichiarato che non c’era nessun legame tra Nuzzi e l’altro giornalista imputato nel processo vaticano, Emiliano Fittipaldi, e l’uno non sapeva nulla della preparazione del libro del secondo, usciti poi pressoché in contemporanea nell’autunno dell’anno scorso. «E’ importante che i due librai venissero per testimoniare che né io né Fittipaldi sapevamo l’uno del lavoro dell’altro», ha commentato all’uscita dal tribunale Nuzzi. «E’ inutile che l’accusa parli di disegno comune o di azione in concorso, che si fanno solo se due si conoscono. Altrimenti inseriamo il reato di telepatia».

Assenti oggi, nonostante fossero stati convocati, altri due testimoni, Paolo Mondani, giornalista di «Report» (Rai3), il cui nome in particolare è emerso, nelle udienze passate, in relazione a una falsa lettera intestata allo Ior (Istituto per le Opere di Religione), e Mario Benotti, ex funzionario di Palazzo Chigi (era componente della segreteria del sottosegretario Sandro Gozi), il quale ha inviato un fax giustificando l’assenza con impegni assunti in precedenza. I due testimoni verranno riconvocati per una successiva udienza poiché in un caso un avvocato e nell’altro il Promotore di Giustizia non hanno ritenuto opportuno, come richiesto da altri, di rinunciare alla loro testimonianza.

La prossima udienza è stata fissata per sabato prossimo, 14 maggio, alle 9.30, e sono già fissate le successive udienze di lunedì 16 alle 15.30 e di martedì 17 alle 10.30. Verranno ascoltati gli altri testimoni. Il tribunale vaticano terrà poi conto della proposta di calendario suggerita dalle difese degli imputati perché le successive udienze si svolgano il 21, il 23 e il 24 maggio. Quindi, se i lavori procedessero senza intoppi, è possibile una sentenza entro fine mese. La corte presieduta dal giudice Giuseppe Dalla Torre, nel chiedere alle parti proposte sul calendario delle udienze, ha invitato infatti a tenere conto che uno dei cinque imputati, il monsignore spagnolo Lucio Vallejo Balda, si trova tuttora in stato di detenzione e che i tempi del processo non vanno prolungati ulteriormente.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa