Il tema della misericordia è ricorrente nelle udienze del Papa. Nell’anno giubilare i rimandi sono sempre più frequenti. Oggi la citazione è la parabola del Padre misericordioso con i figli.
di Dario Cataldo
Il Figliol prodigo e l’infinita misericordia del Padre sono lo spunto per una riflessione di più ampio respiro. Per la canonica udienza generale del Mercoledì, da una gremita Piazza San Pietro, il Santo Padre apre alla consolazione che solo il perdono e la comprensione può offrire.
In riferimento al figlio che credeva perso nei meandri dell’animo umano – quante volte capita di sbandare su binari sbagliati – il Pontefice dichiara: “La misericordia del Padre è traboccante, incondizionata, e si manifesta ancor prima che il figlio parli. Certo, il figlio sa di avere sbagliato e lo riconosce. Ma queste parole – continua il Vicario di Cristo – si dissolvono davanti al perdono del padre. L’abbraccio e il bacio di suo papà gli fanno capire che è stato sempre considerato figlio, nonostante tutto. Ma è figlio! E’ importante questo insegnamento di Gesù: la nostra condizione di figli di Dio è frutto dell’amore del cuore del Padre; non dipende dai nostri meriti o dalle nostre azioni, e quindi nessuno può togliercela, nessuno può togliercela, neppure il diavolo! Nessuno può toglierci questa dignità”.
Nel frattempo, continuando nella spiegazione del passo biblico, il Successore di Pietro non tralascia la figura del figlio maggiore, colui che è stato sempre dedito al Padre, che non lo ha mai dispiaciuto anzi gli è stato fedele.
Quanti si riconoscono nel Maggiore, forse non hanno bisogno anche loro della misericordia gratuita di Dio? Sottolinea Francesco: “I giusti, questi che si credono giusti, hanno anche loro bisogno di misericordia. Questo figlio rappresenta noi quando ci domandiamo se valga la pena faticare tanto se poi non riceviamo nulla in cambio. Gesù ci ricorda che nella casa del Padre non si rimane per avere un compenso, ma perché si ha la dignità di figli corresponsabili. Non si tratta di barattare con Dio, ma di stare alla sequela di Gesù che ha donato sé stesso sulla croce - e questo - senza misura”.
Conclude con una osservazione e nello stesso modo con la speranza all’apertura dei cuori: “ La parabola termina lasciando il finale sospeso: non sappiamo cosa abbia deciso di fare il figlio maggiore. E questo è uno stimolo per noi. Questo Vangelo ci insegna che tutti abbiamo bisogno di entrare nella casa del Padre e partecipare alla sua gioia, alla sua festa della misericordia e della fraternità. Fratelli e sorelle, apriamo il nostro cuore, per essere misericordiosi come il Padre”.
di Dario Cataldo
Il Figliol prodigo e l’infinita misericordia del Padre sono lo spunto per una riflessione di più ampio respiro. Per la canonica udienza generale del Mercoledì, da una gremita Piazza San Pietro, il Santo Padre apre alla consolazione che solo il perdono e la comprensione può offrire.
In riferimento al figlio che credeva perso nei meandri dell’animo umano – quante volte capita di sbandare su binari sbagliati – il Pontefice dichiara: “La misericordia del Padre è traboccante, incondizionata, e si manifesta ancor prima che il figlio parli. Certo, il figlio sa di avere sbagliato e lo riconosce. Ma queste parole – continua il Vicario di Cristo – si dissolvono davanti al perdono del padre. L’abbraccio e il bacio di suo papà gli fanno capire che è stato sempre considerato figlio, nonostante tutto. Ma è figlio! E’ importante questo insegnamento di Gesù: la nostra condizione di figli di Dio è frutto dell’amore del cuore del Padre; non dipende dai nostri meriti o dalle nostre azioni, e quindi nessuno può togliercela, nessuno può togliercela, neppure il diavolo! Nessuno può toglierci questa dignità”.
Nel frattempo, continuando nella spiegazione del passo biblico, il Successore di Pietro non tralascia la figura del figlio maggiore, colui che è stato sempre dedito al Padre, che non lo ha mai dispiaciuto anzi gli è stato fedele.
Quanti si riconoscono nel Maggiore, forse non hanno bisogno anche loro della misericordia gratuita di Dio? Sottolinea Francesco: “I giusti, questi che si credono giusti, hanno anche loro bisogno di misericordia. Questo figlio rappresenta noi quando ci domandiamo se valga la pena faticare tanto se poi non riceviamo nulla in cambio. Gesù ci ricorda che nella casa del Padre non si rimane per avere un compenso, ma perché si ha la dignità di figli corresponsabili. Non si tratta di barattare con Dio, ma di stare alla sequela di Gesù che ha donato sé stesso sulla croce - e questo - senza misura”.
Conclude con una osservazione e nello stesso modo con la speranza all’apertura dei cuori: “ La parabola termina lasciando il finale sospeso: non sappiamo cosa abbia deciso di fare il figlio maggiore. E questo è uno stimolo per noi. Questo Vangelo ci insegna che tutti abbiamo bisogno di entrare nella casa del Padre e partecipare alla sua gioia, alla sua festa della misericordia e della fraternità. Fratelli e sorelle, apriamo il nostro cuore, per essere misericordiosi come il Padre”.
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