giovedì, maggio 12, 2016
Imposta con il voto di fiducia parlamentare, ha in concreto bypassato il dibattito in aula, gli eventuali emendamenti e di conseguenza le democratiche visioni su una questione primaria.

di Dario Cataldo

In un clima rigido, non solo per la pioggia battente, ieri sera la Camera ha approvato la tanto pubblicizzata legge sulle unioni civili. Adesso si attende la ratifica del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. È stata senza dubbio scritta una pagina importante della Storia italiana, che nel bene o nel male sarà ricordata per l’incidenza sullo sviluppo della società futura.

Certo, quello che più rende spinosa la questione è l’assenza del dibattito per un tema delicato e controverso, il quale, di fatto, cerca una tutela giuridica equiparabile alla Famiglia. I favorevoli alla legge – molti dei quali facenti parte di correnti cattoliche o a questo punto presunte tali – hanno in pratica bloccato l’iter democratico. L’imposizione del voto di fiducia serra i ranghi, creando una sorta di clima di terrore per coloro i quali non si allineano alla visione partitica. Una chiara strategia politica celata dalla volontà di riconoscere diritti e doveri a unioni dello stesso sesso.

L’urgenza di ricompattare il Pd, di ricompattare la sinistra con i centristi della coalizione, ha trovato nelle Unioni Civili l’agnello sacrificale per rinsaldare l’alleanza. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, a seguito del risultato dichiara che: “E’ un giorno storico. Approviamo la legge mettendo la fiducia perché non erano possibili ulteriori ritardi dopo anni di tentativi falliti.

In realtà sembra che l’opportunismo politico abbia avuto la meglio sul buon senso, relegando sommariamente la “Famiglia tradizionale” al ruolo di una fra le tante aggregazioni tra individui. In una continua urgenza dovuta al calo demografico – che per inciso, oltre ad avere ripercussioni sociali coinvolge anche la sfera economica – in cui la Famiglia è depauperata delle risorse essenziali per la crescita, il Governo ha ritenuto fondamentale l’intervento in tal senso.

I diritti alle persone dello stesso sesso devono essere garantiti, sono legittimi e portatori di dignità. È l’equiparazione alla “formazione storica per eccellenza”, titolare della potenza creatrice di generare una nuova vita che stride con i buoni propositi. Nella Famiglia alberga la palestra di vita, in cui il padre e la madre rappresentano i pilastri per la costruzione di rapporti interpersonali con i figli.

Convivenza di fatto, pensione, cognome, eredita, alimenti, obblighi reciproci, sono argomenti di notevole rilevanza, da estendere alle unioni omosessuali o eterosessuali che siano. Di certo la modalità non è quella corretta; non è pensabile trattare tali tematiche alla stregua dell’Istituto Matrimoniale. Non è corretto sia nei confronti delle coppie dello stesso sesso che in quelle di sesso opposto, che nel progetto sponsale hanno investito tutta la loro vita – mediante la crescita reciproca e della prole.

Inoltre, laddove tra unioni omosessuali ci fosse infedeltà, grazie a questa legge non ci sarebbero i presupposti per agire legalmente. Il tanto decantato “amore che vince su tutto e tutti” dell’ideologia gender è comunque minato da un cavillo legislativo che legittima il tradimento e l’amore promiscuo in unioni che rivendicano comunque la pretesa di essere equiparate al Matrimonio.

Il caos regna sovrano e a farne le conseguenze saranno di certo le coppie che vorrebbero ma non possono investire sulla “famiglia naturale” perché non tutelate da politiche di sviluppo.


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