Era il 13 Marzo del 2013 quando è cominciata la rivoluzione in nome della povertà. Da quel giorno il Vaticano non è stato più lo stesso.
di Dario Cataldo
Venuto “dalla fine del mondo”, in quel giorno di tre anni fa, Papa Francesco ha cambiato volto alla Chiesa. Sulla scorta di suoi illustri predecessori che si sono distinti per lunghi pontificati – San Giovanni Paolo II – o per decisioni inattese – quali le dimissioni di Papa Benedetto XVI – Bergoglio ha sintetizzato le esperienze proiettandole verso il futuro. Nel nome della povertà, si è spogliato di tanti futili ornamenti sull’esempio di un suo omonimo, quel Francesco d’Assisi che in epoca medievale ha salvato le Istituzioni ecclesiali dal baratro del materialismo. Con fermezza ed energia, il Vicario di Cristo ha incaricato l’elemosiniere di provvedere alla creazione di un poliambulatorio a San Pietro, mettere delle docce e parrucchieri sotto al colonnato. Il motivo? Aprire il Vaticano ai senza tetto, ai reietti della società, costretti a vivere ai margini.
Non pago, in questi trentasei mesi dalla nomina ha inaugurato un dormitorio nei pressi di Via della Conciliazione. Il suo lavoro mira a riformare la Chiesa, spalancando le porte al Vangelo. Tutto in nome della Misericordia che viene da Dio. Ecco dunque l’atteso evento del Giubileo, in cui altri colpi di scena hanno colpito l’attenzione pubblica, a cominciare dall’apertura delle Porte Sante nei luoghi più dimenticati dallo sguardo umano, tra gli ultimi.
A Bangui, capitale di uno dei paesi più poveri della terra, il Papa anticipa le cerimonie di apertura. La capitale della Repubblica Centrafricana dalle parole di Jorge Bergoglio “diviene la capitale la spirituale del mondo. L’Anno Santo della Misericordia viene in anticipo in questa terra. Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore”. Altro suo fondamento nell’arco del triennio è stato la famiglia, nucleo fondamentale su cui costruire la società. A tal proposito, promuove il Sinodo della Famiglia, in cui si guarda a tale Istituzione con nuova attenzione, con gli occhi della Misericordia divina priva di tanti giri di parole.
Dichiara Francesco a chiusura delle attività sinodali: L’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono. Ciò non significa in alcun modo diminuire l’importanza delle formule, delle leggi e dei comandamenti divini, ma esaltare la grandezza del vero Dio, che non ci tratta secondo i nostri meriti e nemmeno secondo le nostre opere, ma unicamente secondo la generosità illimitata della sua Misericordia”. Tra i prossimi obiettivi dell’instancabile Papa c’è l’accoglienza per le ragazze madri, per i rifugiati e chissà per quale altra sorpresa.
di Dario Cataldo Venuto “dalla fine del mondo”, in quel giorno di tre anni fa, Papa Francesco ha cambiato volto alla Chiesa. Sulla scorta di suoi illustri predecessori che si sono distinti per lunghi pontificati – San Giovanni Paolo II – o per decisioni inattese – quali le dimissioni di Papa Benedetto XVI – Bergoglio ha sintetizzato le esperienze proiettandole verso il futuro. Nel nome della povertà, si è spogliato di tanti futili ornamenti sull’esempio di un suo omonimo, quel Francesco d’Assisi che in epoca medievale ha salvato le Istituzioni ecclesiali dal baratro del materialismo. Con fermezza ed energia, il Vicario di Cristo ha incaricato l’elemosiniere di provvedere alla creazione di un poliambulatorio a San Pietro, mettere delle docce e parrucchieri sotto al colonnato. Il motivo? Aprire il Vaticano ai senza tetto, ai reietti della società, costretti a vivere ai margini.
Non pago, in questi trentasei mesi dalla nomina ha inaugurato un dormitorio nei pressi di Via della Conciliazione. Il suo lavoro mira a riformare la Chiesa, spalancando le porte al Vangelo. Tutto in nome della Misericordia che viene da Dio. Ecco dunque l’atteso evento del Giubileo, in cui altri colpi di scena hanno colpito l’attenzione pubblica, a cominciare dall’apertura delle Porte Sante nei luoghi più dimenticati dallo sguardo umano, tra gli ultimi.
A Bangui, capitale di uno dei paesi più poveri della terra, il Papa anticipa le cerimonie di apertura. La capitale della Repubblica Centrafricana dalle parole di Jorge Bergoglio “diviene la capitale la spirituale del mondo. L’Anno Santo della Misericordia viene in anticipo in questa terra. Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore”. Altro suo fondamento nell’arco del triennio è stato la famiglia, nucleo fondamentale su cui costruire la società. A tal proposito, promuove il Sinodo della Famiglia, in cui si guarda a tale Istituzione con nuova attenzione, con gli occhi della Misericordia divina priva di tanti giri di parole.
Dichiara Francesco a chiusura delle attività sinodali: L’esperienza del Sinodo ci ha fatto anche capire meglio che i veri difensori della dottrina non sono quelli che difendono la lettera ma lo spirito; non le idee ma l’uomo; non le formule ma la gratuità dell’amore di Dio e del suo perdono. Ciò non significa in alcun modo diminuire l’importanza delle formule, delle leggi e dei comandamenti divini, ma esaltare la grandezza del vero Dio, che non ci tratta secondo i nostri meriti e nemmeno secondo le nostre opere, ma unicamente secondo la generosità illimitata della sua Misericordia”. Tra i prossimi obiettivi dell’instancabile Papa c’è l’accoglienza per le ragazze madri, per i rifugiati e chissà per quale altra sorpresa.
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