Dalla sala stampa della Santa Sede fanno sapere che è stata aperta un’indagine sull’attico del Cardinale Tarcisio Bertone. Due persone iscritte nel registro degli indagati per denaro sottratto al Bambino Gesù e utilizzato per la ristrutturazione dell’Immobile del Prelato.
di Dario Cataldo
Dopo il polverone sollevato nei mesi scorsi in merito alle spese per la ristrutturazione dell’appartamento del Cardinale Bertone, adesso è ufficiale: il Vaticano vuole vederci chiaro. Due sarebbero gli indagati: Giuseppe Profiti, ex Presidente del Bambino Gesù, e Massimo Spina, l’ex tesoriere. L’avvocato del Porporato, Michele Gentiloni Silveri, per conto del suo assistito fa sapere che: “il Cardinale ribadisce di non ave mai dato indicazioni o autorizzato la Fondazione Bambino Gesù ad alcun pagamento in relazione all’appartamento da lui occupato e di proprietà del Governatorato”.
Dall’inchiesta condotta dal giornalista dell’Espresso, Emiliano Fittipaldi, già indagato dal Vaticano per il caso Vatileaks 2, si apprende che: “I giudici di Papa Francesco ipotizzano reati gravissimi quali peculato, appropriazione e uso illecito di denaro. Continua l’anticipazione dell’articolo in uscita venerdì che “si sono avuti riscontri documentali che dimostrano i lavori di ristrutturazione dell’appartamento, pagati dalla Fondazione dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù”.
Da quanto preavvisato dall’Espresso, i lavori ammonterebbero a circa “422 mila euro che sono stati fatturati nel 2014, non alla società italiana che ha effettuato il restauro ma alla holding britannica con sede a Londra, la LG Concrator Ltd, controllata da Gianantonio Bandera, amico personale di Bertone”. Dalla Santa Sede comunque, attraverso il vicedirettore della sala stampa, Greg Burke, tengono a precisare che il Presule “non è indagato”. L’accusa di appropriazione indebita coinvolgerebbe i due ex manager del Bambino Gesù.
Se nella prosecuzione delle indagini, dovesse comunque uscire fuori il nome di Tarcisio Bertone, secondo la giurisprudenza pontificia, l’unico Istituto che potrà agire in merito ai propri Cardinali – primo caso fin’ora – è la Corte di Cassazione della Città del Vaticano.
di Dario Cataldo Dopo il polverone sollevato nei mesi scorsi in merito alle spese per la ristrutturazione dell’appartamento del Cardinale Bertone, adesso è ufficiale: il Vaticano vuole vederci chiaro. Due sarebbero gli indagati: Giuseppe Profiti, ex Presidente del Bambino Gesù, e Massimo Spina, l’ex tesoriere. L’avvocato del Porporato, Michele Gentiloni Silveri, per conto del suo assistito fa sapere che: “il Cardinale ribadisce di non ave mai dato indicazioni o autorizzato la Fondazione Bambino Gesù ad alcun pagamento in relazione all’appartamento da lui occupato e di proprietà del Governatorato”.
Dall’inchiesta condotta dal giornalista dell’Espresso, Emiliano Fittipaldi, già indagato dal Vaticano per il caso Vatileaks 2, si apprende che: “I giudici di Papa Francesco ipotizzano reati gravissimi quali peculato, appropriazione e uso illecito di denaro. Continua l’anticipazione dell’articolo in uscita venerdì che “si sono avuti riscontri documentali che dimostrano i lavori di ristrutturazione dell’appartamento, pagati dalla Fondazione dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù”.
Da quanto preavvisato dall’Espresso, i lavori ammonterebbero a circa “422 mila euro che sono stati fatturati nel 2014, non alla società italiana che ha effettuato il restauro ma alla holding britannica con sede a Londra, la LG Concrator Ltd, controllata da Gianantonio Bandera, amico personale di Bertone”. Dalla Santa Sede comunque, attraverso il vicedirettore della sala stampa, Greg Burke, tengono a precisare che il Presule “non è indagato”. L’accusa di appropriazione indebita coinvolgerebbe i due ex manager del Bambino Gesù.
Se nella prosecuzione delle indagini, dovesse comunque uscire fuori il nome di Tarcisio Bertone, secondo la giurisprudenza pontificia, l’unico Istituto che potrà agire in merito ai propri Cardinali – primo caso fin’ora – è la Corte di Cassazione della Città del Vaticano.
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