lunedì, ottobre 05, 2015
Intervista al professor Luciano Monti, docente di politiche dell’Unione europea alla Luiss di Roma. 

di Virgilio Violo

È sotto gli occhi di tutti la mancanza di coordinamento tra gli stati dell’unione europea. Mentre i grandi sistemi macroeconomici come la Russia, gli USA, la Cina, prendono decisioni in tempo reale, il vecchio continente sembra quasi acefalo, soggetto solo ad un embrione di discorso corale, più somigliante ad un ibrido che ad un’entità ben definita. Molti di noi hanno riposto e forse ancora covano qualche speranza di vedere un’Europa coesa ma, allo stato dell’arte i sogni di molti cozzano con una realtà ben differente. Cerchiamo di fare il punto sullo stato dell’arte con il professor Luciano Monti, docente di politiche dell’Unione europea alla Luiss di Roma .

Professore, qual è la situazione attuale , riuscirà il vecchio continente ad avere un centro decisionale degno della sua potenza economica?

Gli italiani hanno sempre considerato il seggio parlamentare di Bruxelles come un seggio collaterale. Per anni abbiamo eletto parlamentari in seno alla Comunità economica europea come parcheggio, mentre altri paesi hanno destinato a Bruxelles le loro prime file politiche o, comunque le loro forze migliori. Il meccanismo di trasformazione della Comunità europea in una unione politica è a metà strada , ancora non abbiamo una leadership politica europea. Ogni leader pensa a come essere leader del suo paese. Non ci sono più i Delors, i De Gasperi gli Shuman. La risposta è quindi semplice ed è anche colpa nostra: abbiamo un corpo burocratico, la Commissione europea, che ha dovuto assumere un ruolo superiore a quello affidatogli dall’atto costitutivo e dagli statuti comunitari, la quale sta sopperendo alla latitanza della parte politica. L a Merkel avrebbe i numeri per fare il leader ma non lo fa: quando ci sono le elezioni in Germania l’Europa, purtroppo, viene in secondo piano. Mi spiego meglio: per essere un leader devi essere stabile in seno alla Comunità, devi durare nel tempo. Per esempio, dalla creazione della Comunità noi italiani abbiamo avvicendato tantissimi rappresentanti in quanto i nostri governi sono durati poco, si pensi che Bruxelles fa pianificazioni settennali. Attualmente viviamo l’esperienza 2014/20020. Il piano italiano 2020 è stato abbozzato dal governo Berlusconi, hanno continuato a negoziarlo Monti, Letta e ora Renzi e chiamato ad attuare. In Europa abbiamo un sistema intergovernativo dove pesano solamente i paesi più influenti; come se fossimo in un’assemblea di condominio, dove alcuni condomini hanno più millesimi degli altri. Se si arriva invece alla soluzione politica finale la Commissione potrà prendere delle decisioni nell’interesse di tutti. Vista la durata dei nostri governi , purtroppo I nostri leaders tendono al breve periodo, preoccupati più della poltrona che dell’Europa. Un leader europeo può uscire solo da un paese che abbia un governo stabile nel tempo e se arriva ad esser lo le regole già ci sono, i commissari potrebbero tirare la volata.

Quanto pesa l ‘influenza politica americana in seno alla Comunità?

Attualmente siamo al decimo round del TTIP ( Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti ) - accordo commerciale tra Europa e Usa. L’influenza americana sarà determinata da quanti settori del TTIP verranno approvati ( il trattato è diviso in capitoli). In questo possono esserci dei vantaggi e degli svantaggi. Svantaggi per noi possono essere le coltivazioni di ogm o la sicurezza sul lavoro che negli USA è diversa che in Europa. Ma per noi, Il problema è un altro: siamo un Paese dove le piccole imprese sono il 94 %, mentre le francesi e tedesche sono medie e e grandi imprese. Il trattato allora deve essere concluso in chiave Europa/Usa o Franco-tedesca/ USA? Questo è il nostro problema. Con l’accordo ci sarebbero quasi un miliardo di consumatori tra di loro molto simili, con la Russia un accordo sarebbe ben più complicato. Il mercato americano e quello europeo si assomigliano già. Il dossier va comunque spacchettato, come le dicevo, intero non passerà mai, è costituito per capitoli. Quindi si potrebbero approvare da parte nostra solo quei capitoli nei quali siamo d’accordo con gli USA. Di ogm, per il momento, non se ne dovrebe parlare.

Crede che gli americani abbiano soffiato sul fuoco aiutando la destra in Ukraina in funzione anti russa per impedire un dialogo Europa-Russia?

Il problema sorse quando il presidente Viktor Janukovič rifiutò di firmare un trattato di associazione con l'Unione europea e venne spodestato. Era un accordo commerciale, identico al TTIP che l’Europa sta trattando con l’America. Il nuovo governo invece lo ha firmato, ma il presupposto per la firma di questo trattato è che l’Ukraina abbia delle infrastrutture adeguate, cosa che non ha. Viktor Janukovič chiese alla Comunità anche dei finanziamenti per creare infrastrutture adeguate per onorare l’accordo, ma l’Europa rispose picche, non aveva i soldi: la Russia invece avrebbe potuto dare aiuti all’Ukraina: petrolio. gas, etc. Noi europei siamo bravi a fare gli accordi ma non abbiamo i soldi per investire su tali accordi vedi, ad esempio, la faccenda del Kossovo.

La Gran Bretagna, con il Commonwealth e suoi accordi privilegiati con l’America, ha una funzione di disturbo in seno alla Comunità o ha un interesse sostanziale nel partecipare a questa?

Questo non lo sanno neanche gli stessi governanti inglesi che tra breve faranno un referendum in merito. Io vedo la presenza degli inglesi in Europa come positiva. Hanno una visione transoceanica e grandi portatori di democrazia. Comunque non hanno interesse a spinte eccessive verso un’ unione politica europea, l’hanno sempre frenata e lo faranno sempre. La soluzione che si sta creando è un’Europa a due velocità, cosa che si è già un po’ creata. Vedi eurolandia e i paesi che ne sono fuori. Il problema vero è che in Europa non c’è ancora una visione unitaria. Ancora si erigono muri, vedi l’Ungheria. Per gli immigrati che sbarcavano in Sicilia non si preoccupavano, ora che passano per i Balcani si preoccupano.

L’attuale immigrazione potrebbe essere causa di maggior coesione tra i paesi europei o causa di maggiori divisioni?

Sotto il profilo economico per noi l’immigrazione è una manna del cielo. Per un motivo molto semplice: abbiamo una popolazione che è soggetta a invecchiamento da un lato e all’allungamento della vita dall'altro. Abbiamo una popolazione che lavora che diminuisce in maniera drastica. Questo è un grandissimo problema per le casse previdenziali che assicurano un sistema previdenziale e sanitario evoluto. L’unico modo per mantenere il nostro welfare è quello, come dicono i demografi, di aumentare la forza lavoro, e la forza lavoro non può che venire dagli immigrati. Il problema comunque va letto in chiave europea e quindi non si può dire, come fanno i tedeschi, voglio solo i siriani. Dal Senegal vengono le persone che sono al margine della società, dalla Siria scappano anche i professori, laureati etc. Tutto ciò è un’opportunità che l’Europa non può perdere. Qualcuno stima che nel 2030 avremo bisogno di almeno 100 milioni di persone in più per mantenere il nostro welfare.

Il mondo cambia velocemente. Internet viene sempre più usato. Qual è la politica europea, visto che nuova frontiera è il web? Quale la situazione nel nostro Paese?

La priorità assolute dell’agenda 2020 è la crescita sostenibile, inclusiva ed intelligente. Dentro questa terza parola ci sono tutti gli investimenti europei sulle nuove tecnologie che devono permetterci lo sviluppo, visto che non abbiamo materie prime, l’unico paese europeo è la Norvegia che ha il petrolio, ma che non è nella comunità. Quindi l’investimento reale va fatto sulle risorse umane. Risorse umane che devono poter comunicare rapidamente e liberamente nel mercato del lavoro globalizzato. La famosa agenda digitale europea prevede importanti investimenti nel settore su due versanti. Il versante della infrastruttura telematica e quindi la necessità di portare a tutti i cittadini europei la banda larga e ultralarga e dall’altra parte quella che si considera la capacità di saper utilizzare da parte di tutti gli individui i nuovi strumenti . Quindi, da un lato servono le rotaie, le fibre ottiche, che vanno posate, e dall’altro servono i manovratori, cioè quelli che sanno utilizzare la struttura. L’Italia soffre di un ritardo digitale molto forte. L’Europa ci impone di coprire con la banda larga entro il 2020 il 98% della popolazione. Il nostro Paese però è particolare, diverso dagli altri, in quanto è costituito da moltissime aree interne: quasi la metà dei comuni italiani sono nelle aree interne, lontane dai centri di interesse maggiore , sono nelle cosiddette aree bianche, aree dove non solo non c’è la connettività, ma non ci sono neanche i progetti per farla in quanto aree di fallimento per il mercato: gli operatori privati non sono interessati a tali aree in quanto gli abbonati potenziali sono pochi. L’errore di fondo della Comunità allora è che non si deve individuare il numero in percentuale delle persone da raggiungi ma i kilometri quadrati da ricoprire. Gli abitanti delle aree bianche sono i più bisognosi. I paesini piccoli sono in spopolamento perché non c’è la rete. I giovani non rimangono dove non riescono a connettersi. Altro punto importante è che quasi tutte le nuove professioni sono in ambito elematico, quindi d tutti i cittadini devono essere messi in condizione di usare la banda larga. In Italia abbiamo la nostra agenda digitale, che poi sarebbe l’agenda digitale delle regioni che, per fortuna, stando utilizzando i fondi europei . Ad esempio la regione Lazio ha oltre 120 milioni destinati al digitale di cui una piccola parte è per informatizzare la pubblica amministrazione, il cui problema è quello di offrire rapidamente servizi pubblici, per il resto bisogna cercare di portare la rete dove manca. Comunque siamo in grande ritardo; ad esempio, la Spagna che nel 2010/11 era uguale a noi ora è molto più avanti.

Professore, per quanto attiene il patrimonio culturale noi europei siamo pieni di testimonianze culturali, qual’ è la politica comunitaria?

L’Europa ha messo la cultura al centro delle sue priorità politiche, anche perché la metà del patrimonio culturale mondiale è nel nostro continente. Il numero dei siti Unesco italiano è il primo in assoluto in tutto il mondo , esattamente 52 considerato anche il Vaticano. Si dimentica però che i monumenti sono la principale risorsa culturale. Il nostro problema , avendo un così alto numero di siti culturali, è la manutenzione , Pompei insegna, uno per tutti: Norma antica, insediamento preromano e poi romano è completamente abbandonato, quindi il problema è di mantenimento e soprattutto come rendere fruibile questo patrimonio. Prioritario è il problema della comunicazione, nessuno sa che a Norma c’è un sito archeologico di prima grandezza. Le strutture di accoglienza turistica sono assolutamente inefficienti.

Crede che, con il tempo, la Comunità possa uniformare gli apparati militari dei vari stati e creare un esercito unico?

Vista la fatica che facciamo a unificare la politica estera, immaginare di poter creare una forza militare unificata è molto difficile, dobbiamo prima trovare gli uomini che facciano una politica europea.


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