mercoledì, settembre 30, 2015
È in arrivo a Roma “I ragazzi di don Zeno”, il musical che racconta la storia di don Zeno Saltini e della comunità da lui creata, Nomadelfia. L’evento è stato presentato oggi in conferenza stampa nella Sala Marconi della Radio Vaticana. Il servizio è di Maria Caterina Bombarda: ascolta 

Radio Vaticana - In programma a Roma dal 17 al 19 ottobre, presso l’Auditorium di via della Conciliazione, lo spettacolo “I ragazzi di don Zeno”, che sarà in scena per raccontare al grande pubblico la vita di don Zeno Saltini e della comunità da lui creata in provincia di Grosseto, Nomadelfia, termine che dal greco significa “legge della fraternità”. Scritta da Franca De Angelis e prodotta dalla stessa comunità, l’opera è il frutto di due anni di lavoro con gli stessi ragazzi che vi sono ospitati. La regista, Anna Cianca:


“Il 99 per cento del cast è costituito da giovani: da bambini dai 10 anni in su e da giovani. Alcuni sono nomadelfi e altri invece sono appunto ospiti. Alcuni di loro, anzi la maggior parte di loro, non erano neanche mai entrati in un teatro e quindi è stata veramente un’esperienza fantastica, perché nonostante questo io mi sono trovata di fronte a delle persone non solo piene di entusiasmo, ma anche – posso usare questa parola? – estremamente professionali. Innanzitutto, i ragazzi sono abituati fin da piccoli ad esibirsi di fronte ad un pubblico. Io non so se tu sai che don Zeno, credo nel 1965 - quindi parliamo di 50 anni fa - si è inventato queste serate. Le serate sono degli spettacoli di danza popolare, moderna, jazz, che i nomadelfi preparano per l’estate e portano in giro per circa un mese e mezzo o due per tutta l’Italia, ed è un mezzo, uno strumento, per far conoscere la loro esperienza di vita”.

Sul palcoscenico 87 attori, che attraverso prosa, canti e danze raccontano la loro storia in prima persona sul palco. Samuel Andrenucci della Comunità di Nomadelfia:

“Senz’altro, dal punto di vista umano è stata una crescita come tutte le esperienze nuove che possono succedere nella vita di una persona. Il teatro infatti ti chiede molto: di metterti in gioco; la conoscenza di te stesso; il capire quali siano i tuoi limiti e cosa puoi dare di più, sotto l’aspetto teatrale, di recitazione. Dal punto di vista dell’esperienza personale e di vita è molto arricchente conoscere più da vicino quella che è stata la storia di Nomadelfia e poi cercare di rappresentarla per trasmettere agli altri ciò che è la tua vita di tutti i giorni. E’ interessante come l’ha definita il vescovo di Grosseto, dopo aver visto il nostro musical, – “un memoriale” – perché effettivamente racconta la storia di don Zeno di Nomadelfia dagli inizi ad oggi”.

Anche il periodo e il luogo della rappresentazione teatrale non sono casuali. Essere presenti a Roma, durante il Sinodo sulla Famiglia, significa offrire la testimonianza di una piccola realtà di famiglie che, unite insieme, hanno saputo riaccogliere attraverso l’affido e l’adozione tanti figli abbandonati. Il successore di don Zeno, don Ferdinando Neri:

“Per noi è un’opportunità di far conoscere che il cambiamento di una civiltà da non cristiana a cristiana è legato molto alle relazioni umane e che quindi le relazioni umane si coltivano all’interno della famiglia. Ma essendo oggi la famiglia molto ridotta numericamente, ed anche in crisi per altre ragioni, Nomadelfia propone una unione di famiglie che noi chiamiamo ‘gruppo familiare’ che funziona dal 1954, quando don Zeno vide che la famiglia isolata diventava facilmente un fortino, che era di difesa e tante volte di aggressione nei confronti di altre famiglie. Quindi per vivere la fraternità ci vuole un luogo dove allenarsi e l’allenamento appunto sono i gruppi famigliari, che noi viviamo tutt’oggi”.


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