sabato, giugno 20, 2015
La Lega nazionale per la democrazia da lei guidata negli anni più difficili della lotta nonviolenta al regime militare e tanti che nella società birmana la riconoscono come simbolo della volontà democratica di un paese solo da quattro anni avviato a una incerta democrazia, circondano oggi Aung San Suu Kyi nel suo 70° compleanno. 

Misna - Una vita spesa per un trentennio a portare il paese fuori dal tunnel della dittatura e per un terzo in detenzione o agli arresti domiciliari. Oggi “the Lady” (la Signora), com’è conosciuta dai birmani, siede in parlamento con un ruolo di rilievo a livello istituzionale. Manca però quel traguardo a cui molti guardano come naturale evoluzione del suo impegno politico e ideale. La presidenza le resta negata dalla Costituzione scritta dai militari che impedisce a chi, come lei, ha figli con passaporto straniero, di candidarsi. Per cambiare questa regola, occorrerebbero modifiche alla carta fondamentale dello stato che tolgano ai militari il controllo su camere, presidente e governo.

Questo potrebbe essere possibile solo dopo le prossime elezioni generali di novembre, se la Lega nazionale per la democrazia dovesse acquisire il controllo del parlamento come prevedibile. L’elezione del presidente immediatamente successiva e da parte degli stessi parlamentari non riguarderebbe Aung San Suu Kyi che potrebbe, al massimo aspirare a una carica successiva, nel 2020.

Un compleanno reso meno gioioso per la premio Nobel per la Pace 1991, dalla crescente incertezza del suo ruolo futuro nel partito, dove non esiste a tutt’oggi un erede politico di prestigio, e dalle accuse per la sua incertezza nel condannare le violenze operate dai buddhisti radicali con la connivenza delle autorità sui musulmani locali e in particolare verso i Rohingya, protagonisti di una crisi umanitaria ancora in corso.


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