domenica, febbraio 01, 2015
È di questi giorni la notizia del ritrovamento di un nuovo piccolo manoscritto sulla vita di san Francesco, semplice, «francescano in senso letterale, umile e povero, senza decorazioni o miniature» ma decisamente importante.

di Monica Cardarelli

A definirlo così in un’intervista a L’Osservatore Romano è lo storico medievista Jacques Dalarun, autore della scoperta. Da anni seguiva le tracce di un manoscritto “intermedio” sempre opera del biografo fra Tommaso da Celano, la cui redazione si collocherebbe tra il 1232 e il 1239 quindi tra la cosiddetta Vita Prima e Vita Seconda. Finalmente, con l’aiuto del collega Sean Field della State University del Vermont, Jacques Dalarun è riuscito a rintracciare un manoscritto facente parte di una collezione privata ed è venuto a sapere che sarebbe stato messo all’asta. A quel punto, per poterlo rendere di pubblico dominio per gli studiosi, lo storico francese si è rivolto alla direttrice del Dipartimento Manoscritti della Biblioteca Nazionale di Francia affinché, partecipando alle trattative d’asta, potesse aggiudicarsi il manoscritto.

La notizia è stata data alla stampa francese il 16 gennaio e solo recentemente in Italia proprio per non turbare le trattative d’asta per l’acquisto del codice. “Stavo cercando questo testo da sette anni: nel corso dei miei studi avevo trovato frammenti e tracce sparse e tutto faceva pensare all’esistenza di una sorta di Legenda intermedia di Tommaso da Celano, successiva alla prima stesura e precedente rispetto alla seconda Vita che conosciamo, un’opera composta sotto il generalato di frate Elia. Trovare questo testo è stata una conferma molto, molto preziosa, e, ovviamente, una grande gioia. Diciamo che questa scoperta è piovuta in un terreno pronto a raccoglierla.”

La cosa interessante sia per gli studiosi che per tutti i devoti di Francesco d’Assisi è rappresentata da nuovi aspetti della vita di san Francesco che emergono da questo codice, sulla povertà e la relazione con il creato, come spiega all’Osservatore Romano Jacques Dalarun: “Vengono aggiunti nuovi elementi e leggendo con attenzione risulta evidente che anche la riflessione dell’autore si è notevolmente approfondita nel tempo, soprattutto sui temi della povertà e dell’amore per le creature.

Tommaso da Celano era un uomo molto profondo e non ha mai smesso di riflettere sull’insegnamento di Francesco. In un certo senso si potrebbe dire che il biografo, col passare degli anni, capisce...di non aver davvero capito il messaggio di Francesco. Di averlo raccontato, ma non realmente capito. Ed è un testo ampio: l’edizione latina è lunga circa sessanta cartelle. Molti commenti contenuti nella prima versione sono stati eliminati, e ci sono alcuni punti nuovi. Si sottolinea molto di più la concretezza dell’esperienza della povertà, dell’experiri paupertatem non in senso simbolico, allegorico o solo spirituale, ma reale: significa indossare gli stessi vestiti e mangiare lo stesso cibo dei poveri.

E si approfondisce il tema della fraternità con l’intera creazione. All’inizio Tommaso parlava di questo come di qualcosa di mirabile, strano e stupefacente, ma sostanzialmente estraneo alla sua esperienza. Ben scritto, ma distante. Nella riscrittura invece riflette sul fatto che la fraternità con la creazione riguarda anche gli esseri privi di ragione, non solo gli esseri umani; è un discorso anti-identitario. Siamo diversi ma fratelli, perché tutti discendono dalla paternità del Creatore. Per questo non sono d’accordo quando sento dire “Francesco amava la natura”: è un concetto pagano. Francesco amava i suoi fratelli uomini e animali perché figli di uno stesso Creatore.”

Colpisce anche l’episodio già conosciuto perché narrato nella cosiddetta Legenda trium sociorum, ma che in questo manoscritto ci permette di cogliere nuovi aspetti di Francesco: “Si parla di un viaggio di Francesco a Roma, ma non come il pellegrinaggio di una persona già convertita, che ha abbracciato la vita religiosa. In questo caso viene raccontato un viaggio d’affari di un mercante che resta colpito dalla povertà dei mendicanti che vede vicino a San Pietro e si chiede se sarebbe in grado di vivere un’esperienza simile. Niente a che vedere con la versione edulcorata che si diffonde successivamente: Francesco, già frate, che si china sul dolore di chi incrocia sulla sua strada. Qui il contrasto è molto più forte, non un graduale cambiamento ma un vero e proprio shock. Tommaso aggiunge altri dettagli molto concreti e realistici: spiega che Francesco riparava i buchi nella sua tonaca usando fibre tratte dalla corteccia degli alberi e dalle erbe che trovava nei campi, proprio come faceva chi non aveva assolutamente nulla, neanche gli strumenti per c u c i re .”

Lo studio sarà ancora lungo e appassionante, e già ciò che emerge dalle prime notizie ci conferma l’attualità del pensiero di Francesco, oggi più che mai. Povertà, fraternità, relazione con il creato e molto altro ancora è possibile riscoprire e rivalorizzare nel messaggio francescano vero, primitivo, autentico, capace di porci in discussione.

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