Oltre 25 miliardi di attacchi informatici sono stati ufficialmente registrati contro governo, enti pubblici e aziende giapponesi nel 2014.
Misna - Per il 40% provenienti dalla Repubblica popolare cinese. Corea del Sud, Russia e Stati Uniti sono stai altri paesi d’origine di ondate di tentativi di penetrazione nei sistemi informatici nipponici. Contrariamente alle previsioni, la Corea del Nord non risulta ai primi posti della lista di “aggressori”.
L’Istituto nazionale per la tecnologia informatica e delle comunicazioni, che ha attivato nel paese 250.000 sensori per individuare tentativi di aggressione, ha registrato 25,66 miliardi di tentativi di compromettere i sistemi informatici pubblici. In parte mirati a testare la vulnerabilità dei software difensivi.
Una crescita enorme, comunque record, rispetto al numero di aggressioni registrate nel 2005, primo anno in ci sono stati diffusi dati specifici. Allora si erano registrati solo 310 milioni di tentativi. Un segnale dei rischi per strutture pubbliche e iniziative private, in particolare le grandi aziende multinazionali, di ogni settore produttivo. La maggior parte degli attacchi son stati tentativi di prendere il controllo di router, videocamere per la sicurezza e sistemi connessi a Internet.
Quanto segnalato da Tokyo è una conferma indiretta dei rischi, dato che conferma il dato diffuso lunedì, di fonte russa, che attacchi informatici nell’ultimo biennio sono costati a banche in ogni parte del mondo perdite per l’equivalente di un miliardo di dollari.
Una delle più prestigiose aziende originarie del Paese del Sol Levante, la Sony Pictures è stata vittima nel novembre 2014 di un attacco diretto di hacker, probabilmente nordcoreani, che ha reso pubbliche e-mail interne e messo a rischio la privacy e i dati di manager, dipendenti e loro familiari.
Misna - Per il 40% provenienti dalla Repubblica popolare cinese. Corea del Sud, Russia e Stati Uniti sono stai altri paesi d’origine di ondate di tentativi di penetrazione nei sistemi informatici nipponici. Contrariamente alle previsioni, la Corea del Nord non risulta ai primi posti della lista di “aggressori”.
L’Istituto nazionale per la tecnologia informatica e delle comunicazioni, che ha attivato nel paese 250.000 sensori per individuare tentativi di aggressione, ha registrato 25,66 miliardi di tentativi di compromettere i sistemi informatici pubblici. In parte mirati a testare la vulnerabilità dei software difensivi.
Una crescita enorme, comunque record, rispetto al numero di aggressioni registrate nel 2005, primo anno in ci sono stati diffusi dati specifici. Allora si erano registrati solo 310 milioni di tentativi. Un segnale dei rischi per strutture pubbliche e iniziative private, in particolare le grandi aziende multinazionali, di ogni settore produttivo. La maggior parte degli attacchi son stati tentativi di prendere il controllo di router, videocamere per la sicurezza e sistemi connessi a Internet.
Quanto segnalato da Tokyo è una conferma indiretta dei rischi, dato che conferma il dato diffuso lunedì, di fonte russa, che attacchi informatici nell’ultimo biennio sono costati a banche in ogni parte del mondo perdite per l’equivalente di un miliardo di dollari.
Una delle più prestigiose aziende originarie del Paese del Sol Levante, la Sony Pictures è stata vittima nel novembre 2014 di un attacco diretto di hacker, probabilmente nordcoreani, che ha reso pubbliche e-mail interne e messo a rischio la privacy e i dati di manager, dipendenti e loro familiari.
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