domenica, dicembre 21, 2014
Queste parole non sono le mie ma quelle bellissime di un sacerdote, parroco di un paese del comasco. Parole che ci avvicinano con dolcezza al miracolo della Sua venuta e infondono serenità. Tutti noi possiamo, anzi, abbiamo il diritto di sognare e queste parole illuminati ci indicano la strada. Grazie a te caro don Luigi ed è mio desiderio che queste tue frasi siano lette da quante più persone possibili. Ce ne è davvero bisogno!

di Silvio Foini 

Ho fatto un sogno.
Chissà quante volte sarà capitato anche a voi di pensare a realtà importanti nella vita che, per una serie di vicissitudini personali e non, non si avverano mai o si ha I'impressione che vadano da tutt'altra strada. Ebbene ho sognato, alla fine di una giornata uggiosa e priva di emozioni piacevoli, di essere attratto da una luce diffusa, di un giallo tenue, che aveva la forza di rompere la coltre di una leggerissima nebbia. Mi son chiesto: ma che cosa è? Io mi ripresi, stordito com'ero da questa sensazione e la mia soluzione fu quella di andare . Che diamine! Fa freddo, è sera, sono stanco della giornata ... avrò pure il diritto di ritornare in casa, assaporare il profumo delle mie cose, sedermi e godere nella penombra dello studio un po' di pace e di silenzio. D'altra parte ero stato assalito, durante la giornata, da cose le più diverse e le più impensate. Stavo accendendo la mia pipa, dopo averla armeggiata nel pulirla dal tabacco residuo, quando sentii ancora I'invito " VIENI"!
Non era una voce imperativa,ma la sentivo nel cuore: una voce graziosa. come quando in tv ti stanno propinando una bella favola e, prima del parlato, con la voce suadente di un ragazzo ti mettono una melodia piena di fascino.

A questo punto decido di infilarmi il giubbotto, di prendere il cappello simil coppola e dirigermi con passi solerti verso quella luce. All' improwiso, mentre avevo già percorso qualche centinaio di metri, mi imbatto nel mio amico Felix. Gli chiedo: dove stai andando, tu che fai fatica a camminare? Gli domando il motivo di questa sua uscita di casa e lui mi risponde, in dialetto, che ha sentito una voce bellissima che lo invitava ad andare verso una luce. Felix era un signore sulla ottantina, gambe un po'anchilosate, mento pronunciato, zigomi un po' rossicci che davano I'impressione di una persona che non disdegnava un buon bicchiere. Io non lo metto al corrente del perché ero in strada,ma aggiungo: vengo anch'io con te! Durante il cammino incomincia a dirmi: vedi che cosa sta succedendo nel mondo? Cose orribili, gente che si ammazza. mariti che uccidono le mogli per gelosia, uomini e donne che si mettono insieme senza regole e, cercando di dimostrarmi la sua intelligenza e la sua conoscenza di temi difficili, tenta di biascicare qualche parola in inglese. Felix, ma come fa a sapere tutte queste cose? Io leggo, mi risponde e poi ... Più in là incrociamo una signora sulla sessantina: stesse domande, stessa risposta. E la donna, dopo qualche attimo di silenzio, incomincia a parlare di suo figlio che convive con una donna divorziata con due figli avuti da un altro uomo. Non è possibile che capiti tutto questo, io che ho educato ai sani principi mio figlio! Come si fa a costruire una famiglia così?

Mentre proseguiamo ed il respiro si fa più ansimante, esce da un cortile una signora sulla quarantina che, dopo i primi preamboli e i convenevoli saluti, inizia anche lei a parlare e racconta del suo rapporto con i figli adolescenti: uno schianto!

Figli che non studiano, che hanno in mente solo di divertirsi, chiedendo in continuazione soldi. L'unico dialogo è a monosillabi, perché sono affaccendati sempre con i loro telefonini. E ci fermiamo qui, perché ... Perché? Chiedo io. Ma insomma, non vede come sta girando il mondo? Non c'è più nessuna autorità, i principi vengono meno, la scuola è un gran caos, gli oratori non intercettano più la vita di questi ragazzi ... E man mano che camminiamo quella luce diventa più tersa, più penetrante e a me sta infondendo una serenità e una gioia incontenibili. Ma che sarà? Felix sta facendo fatica e ansima ... Allora gli chiedo: dobbiamo fermarci? No, risponde lui: sono pienamente in forma. E mentre c'è questo scambio di battute, ecco sopraggiungere un giovane, vestito abbastanza elegantemente, con le cuffie sulle orecchie, attraverso cui sente musica... Che musica? Non è dato di sapere. Il giovane fa un saluto con la testa e con la mano. Non lo disturbo, ma mentre camminiamo, ad un tratto si toglie le cuffie e mi rivolge questa domanda: dove state andando? Io rispondo: verso quella luce! Lui annuisce e, quasi con vergogna, soggiunge: io mi sono sentito chiamare "VIENI"!

Poi con un effluvio di parole continua: “ Io sono un laureato in cerca di lavoro, ma tant’è. Ho intenzione di crearmi una famiglia, avere un futuro sereno invece… sono ancora sulle spalle dei miei vecchi genitori e,all’interno della mia famiglia sto diventando un problema. Avanzando nel percorso notiamo a bordo della strada, fra uno slargo tra due case, un mucchio di coperte variopinte: Ci avviciniamo e scoprendole, ci accorgiamo che vi è sotto un uomo, con barba e capelli incolti, tutto infagottato per ripararsi dal freddo, quello che comunemente viene chiamato “barbone” (ipocritamente detto più chic, clochard). Che fai qui? Gli chiediamo. La risposta ci mette i brividi lungo la schiena Avevo un posto importante in una multinazionale che, senza un motivo valido, ha chiuso lasciandoci tutti senza lavoro. Così ho perso anche casa e con essa moglie – che si è messa insieme a un altro e i figli e mi sono ridotto in questo stato. Su “Vieni” anche tu con noi e vedrai che troveremo un posto migliore per te. Vero Felix? Certamente! Un localino con un letto al riparo dalle intemperie glielo posso mettere a disposizione io stesso. Risponde Felix. Più in là ci imbattiamo con sorpresa in una persona di colore. Il primo impulso è stato quello di guardarci in faccia. Sul volto di tutti, quasi impietrito dal dolore ho letto questo sentimento: ma che ci fa qui costui? E tuttavia, senza proferire una parola, lo accogliamo nella carovana. Mentre andiamo avanti, il nostro compagno di viaggio, in un italiano abbastanza comprensibile, fa alcune affermazioni. Ho udito una voce che mi diceva “Vieni” ed io mi sono messo in cammino. Poi, continuando i suoi ragionamenti dà delle valutazioni piccanti sul trattamento degli extracomunitari rimarcando la propria situazione famigliare molto difficile. A questo punto rallento il passo tenendo a braccetto Felix ormai sfinito e mi chiedo: ma dove stiamo andando? Che cosa è tutta questa atmosfera?

In quel momento ci troviamo davanti ad una scena bellissima: una Mamma ed un Papà, un vestitino Da cui esce la piccola testa di un Bambino. Intorno, altri bambini che giocano e cantano si avvicinano a quel Bambino emettendo piccole grida di compiacimento… e quella Luce ci riscalda il cuore e ci infonde pensieri meravigliosi. Sui nostri volti si nota un sorriso splendido come quello di chi abbia trovato un tesoro. Si, quello era il tesoro, quel Bambino era la risposta a tutte le nostre fatiche, alle nostre paure e alle nostre contraddizioni. Certo la vita non è un sogno però con quel Bambino nel cuore la vita può essere molto diversa. Auguri miei parrocchiani!

                                                                                                           Buon Natale!
                                                                                                             Don Luigi.



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