La vera conversione nasce quando ci lasciamo consolare dal Signore.
Radio Vaticana - E’ quanto affermato da Francesco all’Angelus nella seconda Domenica d’Avvento. Il Papa ha ribadito che essere “schiavi del denaro” e del potere ci rende tristi. Quindi, ha rinnovato l’invito ai fedeli, almeno 50 mila oggi in Piazza San Pietro, a portare sempre il Vangelo in tasca per leggerlo quotidianamente. Il servizio di Alessandro Gisotti: ascolta
“Consolate il mio popolo”. Papa Francesco ha chiesto ai pellegrini in Piazza San Pietro di far risuonare l’invito di Isaia in questo tempo d’Avvento ed ha sottolineato che, nella prima Lettura, si coglie la gioia che risiede proprio nel lasciarsi “consolare dal Signore”. Il profeta Isaia, ha spiegato, “rivolge al popolo in esilio l’annuncio gioioso della liberazione” poiché “il tempo della tribolazione è terminato” e ora il popolo di Israele può tornare in patria. “La tristezza e la paura – ha osservato – possono fare posto alla gioia, perché il Signore stesso guiderà il suo popolo” e lo farà “con la sollecitudine e la tenerezza di un pastore che si prende cura del suo gregge”. Anche oggi, ha detto, il messaggio di speranza di Isaia è che “il Signore ci consola”, ma “non possiamo essere messaggeri della consolazione di Dio se noi non sperimentiamo per primi la gioia di essere consolati e amati da Lui”.
“Questo avviene specialmente quando ascoltiamo la sua Parola, il Vangelo, che dobbiamo portare in tasca: non dimenticare questo, eh! Il Vangelo in tasca o nella borsa, per leggerlo continuamente. E questo ci dà consolazione: quando rimaniamo in preghiera silenziosa alla sua presenza, quando lo incontriamo nell’Eucaristia o nel sacramento del Perdono. Tutto questo ci consola”.
Oggi, ha ripreso, “c’è bisogno di persone che siano testimoni della misericordia e della tenerezza del Signore, che scuote i rassegnati, rianima gli sfiduciati, accende il fuoco della speranza”. Anche perché, ha detto, “tante situazioni richiedono la nostra testimonianza consolatrice”:
“Essere persone gioiose, consolate. Penso a quanti sono oppressi da sofferenze, ingiustizie e soprusi; a quanti sono schiavi del denaro, del potere, del successo, della mondanità. Poveretti! Hanno consolazioni truccate, non la vera consolazione del Signore! Tutti siamo chiamati a consolare i nostri fratelli, testimoniando che solo Dio può eliminare le cause dei drammi esistenziali e spirituali. Lui può farlo! E’ potente!"
Il messaggio di Isaia, che risuona in questa seconda domenica di Avvento, ha proseguito Francesco, “è un balsamo sulle nostre ferite e uno stimolo a preparare con impegno la via del Signore”. Parole corredate da una riflessione:
“E’ curioso, ma tante volte abbiamo paura della consolazione, di essere consolati. Anzi ci sentiamo più sicuri nella tristezza e nella desolazione. Sapete perché? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito Santo il protagonista! E’ Lui che ci consola, è Lui che ci dà il coraggio di uscire da noi stessi. E’ Lui che ci porta alla fonte di ogni vera consolazione, cioè il Padre. E questa è la conversione. Per favore, lasciatevi consolare dal Signore! Lasciatevi consolare dal Signore!”
Al momento dei saluti ai pellegrini, dopo l’Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai missionari e alle missionarie Identes, ringraziandoli perché “fanno tanto bene”.
Radio Vaticana - E’ quanto affermato da Francesco all’Angelus nella seconda Domenica d’Avvento. Il Papa ha ribadito che essere “schiavi del denaro” e del potere ci rende tristi. Quindi, ha rinnovato l’invito ai fedeli, almeno 50 mila oggi in Piazza San Pietro, a portare sempre il Vangelo in tasca per leggerlo quotidianamente. Il servizio di Alessandro Gisotti: ascolta“Consolate il mio popolo”. Papa Francesco ha chiesto ai pellegrini in Piazza San Pietro di far risuonare l’invito di Isaia in questo tempo d’Avvento ed ha sottolineato che, nella prima Lettura, si coglie la gioia che risiede proprio nel lasciarsi “consolare dal Signore”. Il profeta Isaia, ha spiegato, “rivolge al popolo in esilio l’annuncio gioioso della liberazione” poiché “il tempo della tribolazione è terminato” e ora il popolo di Israele può tornare in patria. “La tristezza e la paura – ha osservato – possono fare posto alla gioia, perché il Signore stesso guiderà il suo popolo” e lo farà “con la sollecitudine e la tenerezza di un pastore che si prende cura del suo gregge”. Anche oggi, ha detto, il messaggio di speranza di Isaia è che “il Signore ci consola”, ma “non possiamo essere messaggeri della consolazione di Dio se noi non sperimentiamo per primi la gioia di essere consolati e amati da Lui”.
“Questo avviene specialmente quando ascoltiamo la sua Parola, il Vangelo, che dobbiamo portare in tasca: non dimenticare questo, eh! Il Vangelo in tasca o nella borsa, per leggerlo continuamente. E questo ci dà consolazione: quando rimaniamo in preghiera silenziosa alla sua presenza, quando lo incontriamo nell’Eucaristia o nel sacramento del Perdono. Tutto questo ci consola”.
Oggi, ha ripreso, “c’è bisogno di persone che siano testimoni della misericordia e della tenerezza del Signore, che scuote i rassegnati, rianima gli sfiduciati, accende il fuoco della speranza”. Anche perché, ha detto, “tante situazioni richiedono la nostra testimonianza consolatrice”:
“Essere persone gioiose, consolate. Penso a quanti sono oppressi da sofferenze, ingiustizie e soprusi; a quanti sono schiavi del denaro, del potere, del successo, della mondanità. Poveretti! Hanno consolazioni truccate, non la vera consolazione del Signore! Tutti siamo chiamati a consolare i nostri fratelli, testimoniando che solo Dio può eliminare le cause dei drammi esistenziali e spirituali. Lui può farlo! E’ potente!"
Il messaggio di Isaia, che risuona in questa seconda domenica di Avvento, ha proseguito Francesco, “è un balsamo sulle nostre ferite e uno stimolo a preparare con impegno la via del Signore”. Parole corredate da una riflessione:
“E’ curioso, ma tante volte abbiamo paura della consolazione, di essere consolati. Anzi ci sentiamo più sicuri nella tristezza e nella desolazione. Sapete perché? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito Santo il protagonista! E’ Lui che ci consola, è Lui che ci dà il coraggio di uscire da noi stessi. E’ Lui che ci porta alla fonte di ogni vera consolazione, cioè il Padre. E questa è la conversione. Per favore, lasciatevi consolare dal Signore! Lasciatevi consolare dal Signore!”
Al momento dei saluti ai pellegrini, dopo l’Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero speciale ai missionari e alle missionarie Identes, ringraziandoli perché “fanno tanto bene”.
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