lunedì, dicembre 22, 2014
Avvicinandoci al Natale vogliamo fermarci a riflettere sulle parole di Maria nel saluto alla cugina Elisabetta e riprendere la riflessione di Monica Cardareli proposta al Festival francescano che si è tenuto a Rimini lo scorso settembre per considerare come anche per Chiara d’Assisi la vita è stata una costante lode al Signore. 

di Monica Cardarelli 

Come Francesco viene riconosciuto “altro Cristo”, così Chiara può essere considerata “altra Maria”. Tutta la sua vita è stata vissuta a imitazione della madre di Gesù e Madre nostra: anche nella lode costante a Dio Chiara vive la sua vita come un continuo Magnificat. Dopo l’annuncio dell’angelo Maria va in fretta dalla cugina Elisabetta, si mette in cammino. Non aspetta, non resta nella sua casa a pensarci su ma esce per andare incontro all’altro. Anche Chiara è fuggita dalla casa paterna la notte della domenica delle Palme ed è corsa fino alla Porziuncola, in fretta perché non c’era tempo da perdere. Maria non aspetta perché c’è una gioia da condividere, un annuncio che chiede conferme; anche Chiara si è messa in cammino senza indugiare perché l’annuncio dell’amore di Dio non può aspettare.

Anche la vita di Chiara è stata un cammino in salita, erto come le montagne che Maria ha attraversato per incontrare la cugina. È incredibile come negli scritti di Chiara, (una donna che ha vissuto per 42 anni entro le mura del monastero di San Damiano), siano presenti più e più volte termini come “camminare”, “correre”, “avanzare”…c’è sempre nella vita e nel cuore di Chiara un movimento non necessariamente fisico, ma un moto dell’anima. In fondo anche la preghiera, la contemplazione, l’amore implicano un movimento. Questa tensione del cammino di Maria per andare verso Elisabetta, Chiara l’ha vissuta tutti i giorni della sua vita.

È bello notare come il canto del Magnificat nasca dall’incontro di due donne; il primo incontro fra donne narrato dai Vangeli. È proprio dall’incontro con Elisabetta che Maria ha conferma della grandezza e dell’amore di Dio, una volta ricevuta la notizia della maternità della cugina in età ormai avanzata: Dio agisce nell’inaspettato. Allo stesso modo Chiara riceve conferma del dono immenso della sua vocazione proprio dall’incontro con l’altro e dall’incontro nasce la lode, il canto del Magnificat di Chiara, che non è fatto solo di parole ma di vita.

La lode al Signore è stata vissuta da Chiara in ogni istante e si è manifestata attraverso la sua corporeità nell’incontro con le Sorelle, con i frati, con tutta la gente di Assisi che andava a san Damiano. Chiara ha come modello Maria e come lei vive la sua femminilità, il suo essere donna, figlia, sorella e sposa di Cristo nel quotidiano, nella ferialità. Le Fonti ci riportano Chiara attenta alle Sorelle, che rimboccava loro le coperte durante la notte perché non prendessero freddo, che lavava i corpi delle ammalate, che le abbracciava quando avevano bisogno di affetto e di tenerezza…attenzione, accoglienza, dolcezza ma anche fermezza di una donna che ha inventato un nuovo modo di essere feconda nell’amore.

Come Maria dunque, anche Chiara ha vissuto il suo Magnificat avvicinandosi sempre più alla figura della Mamma celeste. Non a caso, gli Atti al Processo di canonizzazione riportano la testimonianza di suor Benvenuta di Assisi che racconta di aver visto la sera di tre giorni prima del transito, una schiera di vergini vestite con abiti bianchi che andavano incontro a Chiara e tra loro una in particolare bellissima e con una corona più grande, Maria, che si sarebbe avvicinata al letto di Chiara appoggiando la testa sul suo petto tanto che suor Benvenuta testimonia di non aver potuto discernere bene i due volti, quello di Chiara e quello di Maria: nel momento della “nascita al cielo” Chiara era diventata davvero “altra Maria”.


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