giovedì, agosto 14, 2014
Simone Camilli, giornalista 35enne, è morto insieme ad altre cinque persone mentre stava filmando il tentativo di disinnesco di una bomba inesplosa. 

di Emanuela Biancardi 

“Aveva scelto di fare questo mestiere, con grande passione. Nessuno l’ha mai costretto. Ha seguito tanti conflitti. Gaza la conosceva bene, ci era stato diverse volte. Aveva questo lavoro nel sangue. Sono fiero di lui”. Così parla il padre di Simone Camilli, il fotoreporter 35enne esperto di Medio Oriente (che lavorava per diverse agenzie tra le quali l’Associated Press) morto mentre filmava il tentativo di disinnesco di una granata israeliana. Il suo compito era di immortalare quel momento, come aveva fatto altre volte . Con lui hanno perso la vita un altro giornalista, il fotografo e traduttore Ali Shehda Abu Afash, che aiutava Camilli come interprete, e tre artificieri palestinesi Tayassir al-Hum, Hazem, Abu Murad e Billal Sultan. Numerosi i feriti, alcuni dei quali versano in gravi condizioni. Il disinnesco della bomba è drammaticamente fallito e ha provocato l’esplosione di altri ordigni posizionati nelle vicinanze.

“Con Simone ci eravamo sentiti, gli avevo detto di stare attento… e lui... bè lui di non preoccuparmi - continua il padre del giovane giornalista - Ora siamo noi a partire per Gaza. Voglio riportare il mio ragazzo a casa”.

Papa Bergoglio ha rivolto una preghiera per il videoreporter e per la sua famiglia, la giovane compagna e la bimba di tre anni. “Queste sono le conseguenze della guerra… E’ così”, ha commentato il Papa.

Espressioni di cordoglio dal Ministro degli Esteri, Federica Mogherini, dalla Fpa (l’Associazione della stampa estera in Israele) e dal Segretario Fnsi della Stampa Italiana, Franco Siddi.

Scorrono le immagini. Le sue riprese hanno eternato la vita e la tragedia degli altri: l’addio a Papa Giovanni Paolo Secondo, l’epilogo della lunga caccia a Radko Mladic, il “macellaio di Sebrenica”, l’indipendenza del Kosovo, il racconto della tragedia della Costa Concordia, per citarne solo alcuni di quei momenti. E poi pagine e pagine di guerra. I suoi occhi hanno visto tanto. E attraverso i suoi occhi abbiamo conosciuto il dolore, la tragedia e lo stupore, noi al sicuro dal comodo divano di casa nostra.

Forse è proprio questo che potrà dare un senso alla vita e alla scomparsa del giovane giornalista. Grazie Simone.

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