mercoledì, agosto 13, 2014
Fallito il tentativo delle prospezioni petrolifere in acque profonde, Cuba ha deciso di concentrarsi sulle energie rinnovabili e migliorare la produzione di greggi con pozzi sulla terraferma, a causa dello svanito interesse delle grandi imprese straniere all’off-shore.

Misna - Alla promozione di energie alternative il governo pianifica infatti di destinare nell’arco dei prossimi 15 anni fino a 3,6 miliardi di dollari, come annunciato di recente dal vice presidente e membro dell’ufficio politico del Partito comunista cubano (Pcc), Marino Murillo.
A fronte di una grande quantità di petrolio di più facile accesso in diverse regioni del pianeta e anche a causa dei persistenti ostacoli posti dall’embargo statunitense , tutte le imprese straniere coinvolte nel 2012 in diversi tentativi di perforazione in acque profonde, fatta eccezione per la norvegese Statoil e la venezuelana Pdvsa, si sono ritirate. E che il settore non interessi più sembra dimostrato anche dalla decisione della compagnia statale russa Rosneft e della Chinese National Petroleum Company (Cnpc) di limitarsi ad aiutare L’Avana ad estrarre più pertolio nella sua tradizionale fascia nord-occidentale.

Con le energie rinnovabili come nuova priorità, L’Avana cerca dunque altri investitori. Per il 2030, ha detto Murillo, il governo si prefigge di ridurre dal 96 al 76% la produzione di energia elettrica proveniente dal petrolio; la rimanente è generata oggi da 19 impianti di bioelettricità connessi a zuccherifici, oltre a 13 parchi eolici e fotovoltaici.

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