Combatteva contro una forte depressione. E’ morto a 63 anni, probabile suicida secondo la polizia, nella sua casa in California. Robin Williams era l’uomo dei miti, delle speranza e di un’ironia unica. 

di Danilo Stefani 

Dal suo esordio con il telefilm Mork & Mindy, alla fine degli anni settanta, la sua è stata una carriera di successi che si alimentava grazie a una poliedricità straordinaria. Good Morning Vietnam, L’Attimo Fuggente e Mrs Doubtfire le sue più efficaci interpretazioni.
Esaltava un’umile ironia su temi sociali forti e in altri più leggeri, ma sempre incisivi. Williams poteva essere solo un sognatore. Ma un sognatore con i piedi per terra, a causa dei suoi terribili problemi di salute. La depressione e l’alcool, sono stati la sua truce “realtà”.

Ancora una volta un uomo, un personaggio che sembra aver tutto, nasconde una grande disperazione che lo distrugge.

Una riflessione sul mondo “dorato” è doverosa. Il mistero della vita e della morte ci schiacciano spesso in una morsa.

Se ne esce stritolati: come quando ci si sveglia da un meraviglioso sogno. Tutto si crea e tutto si distrugge, dai vip alla gente più comune. E allora? Restano i film. Alla fine la vita è tutta un film. Solo che la sceneggiatura è scritta da noi solo in parte. E quando possiamo influire, non è certo sul finale che ci concentriamo Robin Williams, invece, sembra avere scelto un finale a “sorpresa” - che non ci piace.

Ma se Il Capitano, o mio Capitano de L’Attimo Fuggente è forse l’immagine più nitida e significativa che ci lascia questo grande attore, come si può non comprenderlo?

La vita è sfuggente e lui ha colto l’attimo, anche quello più tragico. Il suo ruolo svolto fino in fondo. La realtà vince sui sogni. Sono solo gli attimi, i fotogrammi, a darci una tregua. Un giorno scopriremo se c’è una regia.