Veglie di preghiera per la Terra Santa in Italia e nel mondo
Radio Vaticana - In risposta all’appello lanciato da Papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa “a continuare a pregare con insistenza per la pace in Terra Santa”, in Italia, a Gerusalemme, Gaza e in altre parti del mondo, tanti fedeli si riuniscono questa sera in veglie di preghiera per spezzare la spirale della violenza, che non risparmia nemmeno i bambini. E’ una preghiera – come dice il Papa – che “ci aiuta a non lasciarci vincere dal male”, perché l’odio non prenda “il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione”. Tra le molte veglie di preghiera, c’è quella organizzata a partire dalle 18.00 nella Basilica romana di Sant’Anastasia. Ascoltiamo il rettore, don Alberto Pacini, al microfono di Sergio Centofanti: ascolta
R. – Come sempre rispondiamo immediatamente agli inviti che ci fa il Santo Padre, che è il nostro vescovo e che è pastore della Chiesa universale, consapevoli della gravità dell’ora presente, consapevoli dell’efficacia della preghiera: la preghiera di fronte al Signore è certamente un’arma potentissima alla quale noi dobbiamo credere molto di più.
D. – Ma in questo momento il male sembra più potente e la preghiera vana …
R. – Il male sembra sempre più potente perché fa la voce grossa. Ma proprio per questa ragione la nostra risposta deve essere adeguata e commisurata. E il Papa, giustamente, domenica ci ha fatto ben pensare quando ha detto: non crediate che la preghiera che è stata fatta qui in Vaticano sia stata inutile o vanificata. Perché ha portato frutti, frutti che noi non vediamo, frutti che da un’osservazione esteriore sfuggono allo sguardo. E comunque sia, se il male si intensifica, deve intensificarsi l’azione del bene. E quale azione è più efficace se non quella di chiedere a Dio che Lui intervenga? Lui ci dice: pregate, chiedete, bussate, cercate! E questo noi vogliamo fare e a questo noi ci disponiamo.
Radio Vaticana - In risposta all’appello lanciato da Papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa “a continuare a pregare con insistenza per la pace in Terra Santa”, in Italia, a Gerusalemme, Gaza e in altre parti del mondo, tanti fedeli si riuniscono questa sera in veglie di preghiera per spezzare la spirale della violenza, che non risparmia nemmeno i bambini. E’ una preghiera – come dice il Papa – che “ci aiuta a non lasciarci vincere dal male”, perché l’odio non prenda “il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione”. Tra le molte veglie di preghiera, c’è quella organizzata a partire dalle 18.00 nella Basilica romana di Sant’Anastasia. Ascoltiamo il rettore, don Alberto Pacini, al microfono di Sergio Centofanti: ascolta
R. – Come sempre rispondiamo immediatamente agli inviti che ci fa il Santo Padre, che è il nostro vescovo e che è pastore della Chiesa universale, consapevoli della gravità dell’ora presente, consapevoli dell’efficacia della preghiera: la preghiera di fronte al Signore è certamente un’arma potentissima alla quale noi dobbiamo credere molto di più.
D. – Ma in questo momento il male sembra più potente e la preghiera vana …
R. – Il male sembra sempre più potente perché fa la voce grossa. Ma proprio per questa ragione la nostra risposta deve essere adeguata e commisurata. E il Papa, giustamente, domenica ci ha fatto ben pensare quando ha detto: non crediate che la preghiera che è stata fatta qui in Vaticano sia stata inutile o vanificata. Perché ha portato frutti, frutti che noi non vediamo, frutti che da un’osservazione esteriore sfuggono allo sguardo. E comunque sia, se il male si intensifica, deve intensificarsi l’azione del bene. E quale azione è più efficace se non quella di chiedere a Dio che Lui intervenga? Lui ci dice: pregate, chiedete, bussate, cercate! E questo noi vogliamo fare e a questo noi ci disponiamo.
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