Non comincerò dai titoli, c’è più succo, oggi, in qualche commento e in talune interviste.
Scrive Eugenio Scalfari: “Non mi sembra che per il governo italiano le cose vadano così bene come ci si aspettava e come Renzi e la banda di musicanti che accompagnano il suo piffero ci avevano fatto intendere. Non sembra a Bruxelles e neppure a Roma, tanto che lo stesso nostro presidente del Consiglio ha detto: «Attenzione. O le riforme andranno a buon fine nel tempo e nei modi giusti oppure io me ne andrò». Non è un bel modo di ragionare - commenta Scalfari - perché potrebbe darsi che sia la tempistica che le riforme volute da Renzi siano sbagliate e in quel caso sarebbe positivo avere qualcuno che le corregga nel modo più appropriato”.
Il fondatore di Repubblica sarà pure diventato il decano dei gufi, ma oggi finalmente i distinguo tendono a prevalere sulle assecondanti urla di giubilo. A cominciare dal “doroteo” - definizione del Presidente del Consiglio - Orlando. Intervistato da Repubblica, titolo “Sulla giustizia nessuno inciucio con la destra”, il ministro assicura: “non faremo norme per mettere sotto schiaffo nessuno” (nemmeno i magistrati!) né per “limitare l’uso delle intercettazioni nelle indagini”. Poi sventola la frase magica: “confronto aperto in Parlamento”. Ovvero gli accordi (segreti?) del Nazareno o di Palazzo Chigi, non vincolerebbero né il ministro della giustizia e né il Pd in Parlamento.
A saper leggere suona come un distinguo anche l’intervista del Corriere della Sera al ministro del Tesoro. “Patto con la Ue sulle riforme” - recita il titolo, ma Padoan non parla né di Senato e né di Italicum, come fanno due volte al giorno i corifei del “cerchio magico” - definizione di Scalfari -. No, le riforme che contano per l’Europa sono altre, quelle del fisco e della pubblica amministrazione, eventualmente le privatizzazioni. Il re è nudo. Mancano “511 decreti attuativi delle leggi approvate”. È qui la paralisi, dice Scalfari, nell’incapacità dei governi di rendere operative le misure che il vecchio Senato approva piuttosto in fretta: meno di 2 mesi per le leggi ordinarie, 3 per quelle finanziarie, i decreti del governo in 52 giorni”.
Superiamo il bicameralismo, aboliamo - se si vuole - il Senato, ma non raccontiamo balle! La campagna contro i “frenatori” è tutta ideologica, mira a ottenere un atto di sottomissione totale, un inchino al premier rafforzato dal sì alla corbelleria del Senato Casta delle Regioni, un modo per dire che tutto è possibile nel paese della Cuccagna, retto dell’Imperatore Romano, Matteo Renzi, dal Senatore collaborazionista Giorgio Napolitano e dal Barbaro posto a protezione del confine esterno, Silvio Berlusconi. Proprio così la racconta il Fatto. Titolo: “Democrazia autoritaria”. E Travaglio: “630 deputati nominati dai segretari dei partiti più grandi, quelli medio piccoli esclusi da soglie di accesso altissime, il primo classificato (anche con il 20%) avrà il 55% e potrà governare da solo”.
Diverso lo stile di Cuperlo, ma non diverso il giudizio sulla legge elettorale approvata dalla Camera e che il Senato dovrà cambiare “Su tre punti: soglie, liste bloccate, equilibrio di genere”. Insomma Cuperlo vuole stracciare l’accordo del Nazareno, che non piace neppure ad Alfano, “cambiare le soglie, premio solo al 40%”. Mentre un giovane barbaro concorrente offre una sponda pentastellata a Telemaco Renzi, qualora si fosse stancato dei suoi partner ottuagenari: “non siamo contrari a prescindere né al doppio turno né al premio di maggioranza”.
In realtà nell’intervista di Cuperlo a Repubblica c’è un altra importante novità: “non credo che chi si batte per mantenere il carattere elettivo del Senato sia un sabotatore”. L’onore delle armi per i dissidenti? Persino Orlando concede che “la critica a singoli punti delle riforme è legittima”. Rpensamenti forse tardivi visto che per domani sera è convocato il gruppo Pd del Senato e Giorgio Tonini, per conto di Zanda, proverà a invocare la disciplina di partito al fine di impedire a Chiti di votare secondo coscienza anche in aula, dopo aver escluso Mineo e Chiti dalla Commissione.
È un esito inaudito - persino Togliatti tollerò che Concetto Marchesi gli votasse contro sui Patti Lateranensi -, al quale si arriva per merito, o colpa piena, di personalità del Pd pre renziano. Come lo “storico” Miguel Gotor, suggeritore della burlesca imitazione del Senato francese oggi in auge, e la “giurista” Anna Finocchiaro, secondo cui l’autonomia del mandato parlamentare non vale in commissione.
Come ho avuto modo di dire, la bizzarra esagerazione di Renzi “non lascio il paese in mano a Mineo”, mirava ad asfaltare non tanto me - non serviva tanto! - ma ben altre e più caute minoranze.
di Corradino Mineo
Scrive Eugenio Scalfari: “Non mi sembra che per il governo italiano le cose vadano così bene come ci si aspettava e come Renzi e la banda di musicanti che accompagnano il suo piffero ci avevano fatto intendere. Non sembra a Bruxelles e neppure a Roma, tanto che lo stesso nostro presidente del Consiglio ha detto: «Attenzione. O le riforme andranno a buon fine nel tempo e nei modi giusti oppure io me ne andrò». Non è un bel modo di ragionare - commenta Scalfari - perché potrebbe darsi che sia la tempistica che le riforme volute da Renzi siano sbagliate e in quel caso sarebbe positivo avere qualcuno che le corregga nel modo più appropriato”.
Il fondatore di Repubblica sarà pure diventato il decano dei gufi, ma oggi finalmente i distinguo tendono a prevalere sulle assecondanti urla di giubilo. A cominciare dal “doroteo” - definizione del Presidente del Consiglio - Orlando. Intervistato da Repubblica, titolo “Sulla giustizia nessuno inciucio con la destra”, il ministro assicura: “non faremo norme per mettere sotto schiaffo nessuno” (nemmeno i magistrati!) né per “limitare l’uso delle intercettazioni nelle indagini”. Poi sventola la frase magica: “confronto aperto in Parlamento”. Ovvero gli accordi (segreti?) del Nazareno o di Palazzo Chigi, non vincolerebbero né il ministro della giustizia e né il Pd in Parlamento.
A saper leggere suona come un distinguo anche l’intervista del Corriere della Sera al ministro del Tesoro. “Patto con la Ue sulle riforme” - recita il titolo, ma Padoan non parla né di Senato e né di Italicum, come fanno due volte al giorno i corifei del “cerchio magico” - definizione di Scalfari -. No, le riforme che contano per l’Europa sono altre, quelle del fisco e della pubblica amministrazione, eventualmente le privatizzazioni. Il re è nudo. Mancano “511 decreti attuativi delle leggi approvate”. È qui la paralisi, dice Scalfari, nell’incapacità dei governi di rendere operative le misure che il vecchio Senato approva piuttosto in fretta: meno di 2 mesi per le leggi ordinarie, 3 per quelle finanziarie, i decreti del governo in 52 giorni”.
Superiamo il bicameralismo, aboliamo - se si vuole - il Senato, ma non raccontiamo balle! La campagna contro i “frenatori” è tutta ideologica, mira a ottenere un atto di sottomissione totale, un inchino al premier rafforzato dal sì alla corbelleria del Senato Casta delle Regioni, un modo per dire che tutto è possibile nel paese della Cuccagna, retto dell’Imperatore Romano, Matteo Renzi, dal Senatore collaborazionista Giorgio Napolitano e dal Barbaro posto a protezione del confine esterno, Silvio Berlusconi. Proprio così la racconta il Fatto. Titolo: “Democrazia autoritaria”. E Travaglio: “630 deputati nominati dai segretari dei partiti più grandi, quelli medio piccoli esclusi da soglie di accesso altissime, il primo classificato (anche con il 20%) avrà il 55% e potrà governare da solo”.
Diverso lo stile di Cuperlo, ma non diverso il giudizio sulla legge elettorale approvata dalla Camera e che il Senato dovrà cambiare “Su tre punti: soglie, liste bloccate, equilibrio di genere”. Insomma Cuperlo vuole stracciare l’accordo del Nazareno, che non piace neppure ad Alfano, “cambiare le soglie, premio solo al 40%”. Mentre un giovane barbaro concorrente offre una sponda pentastellata a Telemaco Renzi, qualora si fosse stancato dei suoi partner ottuagenari: “non siamo contrari a prescindere né al doppio turno né al premio di maggioranza”.
In realtà nell’intervista di Cuperlo a Repubblica c’è un altra importante novità: “non credo che chi si batte per mantenere il carattere elettivo del Senato sia un sabotatore”. L’onore delle armi per i dissidenti? Persino Orlando concede che “la critica a singoli punti delle riforme è legittima”. Rpensamenti forse tardivi visto che per domani sera è convocato il gruppo Pd del Senato e Giorgio Tonini, per conto di Zanda, proverà a invocare la disciplina di partito al fine di impedire a Chiti di votare secondo coscienza anche in aula, dopo aver escluso Mineo e Chiti dalla Commissione.
È un esito inaudito - persino Togliatti tollerò che Concetto Marchesi gli votasse contro sui Patti Lateranensi -, al quale si arriva per merito, o colpa piena, di personalità del Pd pre renziano. Come lo “storico” Miguel Gotor, suggeritore della burlesca imitazione del Senato francese oggi in auge, e la “giurista” Anna Finocchiaro, secondo cui l’autonomia del mandato parlamentare non vale in commissione.
Come ho avuto modo di dire, la bizzarra esagerazione di Renzi “non lascio il paese in mano a Mineo”, mirava ad asfaltare non tanto me - non serviva tanto! - ma ben altre e più caute minoranze.
| Tweet |

Nicolò Renna, chitarrista palermitano, sbanca il web con il suo singolo Breathing. Lo abbiamo incontrato a Palermo. L'intervista di Paolo A.Magrì
Domenico Fioravanti, la Leggenda di Sydney 2000. Una vita da rincorrere a bracciate.Il ranista, prima medaglia d’oro azzurra alle Olimpiadi di Sydney 2000, intervistato da Emanuela Biancardi.
"L'intelligenza umana è la nostra principale risorsa". Parla Ermete Realacci, tra attivismo e sfide economiche
mons. Luigi Negri, Arcivescovo di Ferrara, intervistato per LPL News 24 da Patrizio Ricci su politica europea ed immigrazione.
Max Cavallari della coppia 'I Fichi d'India', intervistato per LPL News 24 da Emanuela Biancardi.
Laura Efrikian, Attrice, scrittrice, promotrice di 'Laura For Afrika', intervistata per LPL News 24 da Emanuela Biancardi.
Patty Pravo festeggia cinquant’anni di successi intramotabili nel mondo della musica, tirando fuori ancora una volta pezzi da ‘90. Intervista di S. Santullo
Sergio Caputo celebra i trent’anni di “ Un Sabato Italiano”, con un nuovo omonimo album. Intervista a Sergio Caputo, di Simona Santullo
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.