giovedì, maggio 15, 2014
Vent'anni dopo l'incidente nucleare di Chernobyl, in quella terra contaminata ci si continua ad ammalare e non sempre l'assistenza sanitaria ucraina fornisce le cure necessarie per guarire. Come nel caso di una bambina di 6 anni, per la quale le cure sono state garantite grazie ad una gara di solidarietà internazionale. Continua dunque la nostra carrellata di "buone notizie": nei prossimi giorni pubblicheremo anche quelle segnalate da voi lettori. 

di Chiara Andreaola  

Cittanuova - Sono passati ormai quasi trent'anni dall'incidente nucleare di Chernobyl: eppure le sue conseguenze continuano a farsi sentire, anche per chi all'epoca era ancora ben al di là da nascere. È il caso di Sofia, nata il 20 maggio 2008, affetta da leucemia acuta linfoblastica a causa delle radiazioni che ventidue anni prima hanno colpito la zona in cui vivevano i suoi genitori. Il primo ciclo di chemioterapia, purtroppo, non è servito a sconfiggere la malattia; e poiché il sistema sanitario ucraino non fornisce un secondo trattamento, il suo destino sembrava segnato.

Almeno in questo caso, però, la storia ha preso un'altra piega. Per Sofia è partita una gara di solidarietà internazionale capitanata dall'associazione Auxilia - una onlus attiva nel campo sanitario e socioassistenziale -, che ha coinvolto la regione Friuli Venezia Giulia ed una serie di altre associazioni. Insieme sono riusciti a portare la bambina all'ospedale pediatrico Burlo Garofalo di Trieste appena cinque giorni dopo la richiesta di aiuto, permettendole così di ricevere un trapianto di midollo osseo. Anche la storia di come è stato trovato un donatore ha quantomeno del curioso: non essendoci alcun parente compatibile, Auxilia si è rivolta all'Italian Bone Marrow Donor Registry (Ibmdr, registro italiano dei donatori di midollo osseo), che grazie ad una rete in 53 nazioni ha scovato addirittura in Israele un donatore compatibile, la cui famiglia ha appunto origini ucraine.

Dopo un altro ciclo di chemioterapia si è potuti procedere all'intervento, seguito da tre mesi di isolamento da poco terminati: se tutto va bene come sembra, Sofia potrà rivedere i suoi parenti, dopo più di un anno, il giorno del suo compleanno, il prossimo 20 maggio. Se tutto andrà liscio, riferisce il presidente del direttivo nazionale Massimiliano Fanni Canelles, si tratterà del primo caso di successo sinora documentato tra i «figli di Chernobyl» di questa cura, grazie alla quale Sofia ha avuto salva la vita.

La gara di solidarietà, però, ha dovuto estendersi anche al fronte economico: tra viaggio, soggiorno e cure, dare una speranza a Sofia è costato 130 mila euro, in parte finanziati dalla Regione, in parte dall'Imbdr per la ricerca del donatore, e per la maggior parte anticipati da Auxilia stessa tramite un fido bancario. Per questo è stata lanciata una campagna di crowdfunding per coprire almeno parte di queste spese - 25 mila euro -, sostenuta tra l'altro da un video del regista Manuel Fanni Canelles (di cui avevamo già parlato in questo articolo per la sua collaborazione con Liliana Cosi nel documentario Oltre la fatica), «Una gru di carta per Sofia». Ispirato al romanzo Il gran sole di Hiroshima, il video mostra le mani di una bambina che costruiscono gru di carta che «se piegate hanno il potere di esaudire i desideri del proprio cuore e allungare la vita». Chi desiderasse contribuire, può farlo fino al 5 giugno a questo link , su cui possibile anche vedere il video.


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