mercoledì, maggio 21, 2014
Sollievo, scetticismo e incertezza dominano la Thailandia sotto legge marziale. Le prime mosse di militari sono all'insegna della moderazine ma anche della fermezza. Le diplomazie premono per una soluzione rapida e in senso democratico della crisi mentre si estende la censura. Stefano Vecchia: ascolta  

Radio Vaticana - La Thailandia è entrata nel secondo giorno di legge marziale e generalmente la situazione resta tranquilla, con una presenza assai limitata di uomini in divisa e mezzi militari per le strade.Si va tuttavia estendendo il controllo delle forze armate sul Paese, mentre contemporaneamente l'autorità di gestione della legge marziale cerca contatti con governo, opposizione, società civile e servizio pubblico per cercare una via d'uscita dalla crisi.

Con la coscienza che l'attenzione della comunità internazionale è concentrata sulle prospettive di pacificazione del Paese e non su una sospensione a tempo indeterminato di diritti e libertà.In questo senso sembra andare l'annuncio dell'incontro nelle prossime ore dei gestori della legge marziale con maggiori i partiti della maggioranza e dell'opposizione per cercare una soluzione politica alla crisi del governo e del Paese. Di segno contrario la pesante stretta sui mass media. Chiusi quelli non registrati o potenzialmente in grado di accentuare tensioni fra le parti, presidiate sedi di radio e televisioni, censurati i mezzi d'informazione stampati, impedito a politici, accademici e personaggi pubblici di rilasciare interviste, si teme il blocco dei social media. Indicazioni potrebbero uscire dall'incontro nel pomeriggio tra i militari e i responsabili dei domini Internet nel Paese.

Appoggio all'intervento delle forze armate è stato manifestato dagli anti-governativi, scetticismo invece tra i sostenitori del governo, a partire dal movimento delle Camicie Rosse. In linea di principio, tutte le parti protagoniste delle tensioni degli ultimi mesi: governo, protesta anti-governativa e sostenitori dell'esecutivo e dei suoi referenti politici, sono d'accordo nell'accettare la mediazione dei militari, ma al momento nessuna sembra più intenzionata di prima a cedere all'altra e la strada di una soluzione alla crisi è al momento tutta in salita.

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