lunedì, maggio 26, 2014
Questa mattina, il generale Prayuth Chan-ocha, a capo della giunta militare che ha preso il potere il 22 maggio, ha ricevuto l’approvazione formale del sovrano a guidare il paese, di fatto legalizzando il 12° colpo di stato riuscito su 19 complessivi dal 1932.

Misna - Il provvedimento apre la strada, secondo la road-map tracciata dalla giunta, a una costituzione provvisoria e a un nuovo parlamento. Anche a un nuovo governo, ma non è chiaro se a guidarlo sarà designato lo stesso Prayuth. Ogni mossa, comunque, sotto il controllo militare per un tempo indeterminato. Nel suo discorso in alta uniforme, davanti alle autorità e alla stampa, nella tarda mattinata il capo dell’esercito ha sottolineato i pieni poteri attribuitigli e confermato il coprifuoco notturno che potrebbe essere ridotto secondo le condizioni. Chiesto anche all’interno e all’estero di riconoscere “la sincerità dei militari” nel volere risolvere i problemi del paese con un processo di riforme da essi indirizzato “per il solo tempo necessario”.

Convocati per oggi nella sede del Club dell’esercito, sede del potere militare, i vertici delle imprese statali, ultima mossa per mettere sotto controllo l’intera struttura di gestione del paese, dopo politici di diverse fazioni, gruppi favorevoli al precedente governo o alla famiglia Shinawatra, società civile e mass media.

Confermata la liberazione, ieri sera, dallo stato d’arresto e il rientro a casa ma senza libertà di movimento o di espatrio, dell’ex premier Yingluck Shinawatra, ma decine di esponenti della precedente gestione civile, come pure altri considerati ostili al potere militare restano in custodia.

Resta anche la censura sui mass media, mentre da ieri – come tentativo di controbattere a manifestazioni di dissenso che hanno preso negli ultimi giorni anche l’aspetto di crescenti manifestazioni di dissenso nella capitale – è stato deciso che reati legati a lesa maestà, come pure attività che violino la sicurezza secondo quanto previsto dopo il colpo di stato e iniziative di funzionari e ufficiali non in linea con le scelte delle autorità, saranno giudicati da corti marziali, senza ordini di arresto, diritto di difesa e con severe pene detentive.

Ieri, per buona parte della giornata, fino a duemila manifestanti, in parte del movimento delle Camicie Rosse, in parte di cittadini in disaccordo con l’ennesima soluzione militare per una crisi tutta thailandese – originata dall’incapacità delle parti di accordarsi politicamente e garantire anzitutto unità al paese e sicurezza alla popolazione – hanno impegnato reparti militari e polizia in aree centrali nella capitale, con tensioni ma alla fine senza aperte violenze. In serata, però, i generali hanno avvertito che non saranno tollerate altre sfide al loro potere.

Se nel mirino sono soprattutto i partiti e movimenti favorevoli all’ex governo guidato da Puea Thai e appoggiato dal Fronte unito per la democrazia contro la dittatura (Camicie Rosse), quest’ultimo anche accusato di tendenze insurrezionali che sarebbero confermate da ingenti ritrovamenti di armi e esplosivi e da decine di arresti, a rischiare il carcere sono anche individui e gruppi opposti al regime militare, favorevoli a un nuovo percorso elettorale, e i leader del movimento di protesta che per mesi ha cercato di costringere il governo guidato da Yingluck Shinawatra a farsi da parte. All’alba di oggi, il volto più conosciuto della protesta, Suthep Thaugsuban, e con lui altri 24 esponenti del movimento già brevemente detenuti, sono stati scortati alla sede dell’Avvocatura generale per l’avvio di una procedura giudiziaria per insurrezione ma rilasciati su cauzione.


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