In due interviste trasmesse ieri, l’ex capo dell’esercito e principale candidato alle Presidenziali del 26-27 maggio ha escluso categoricamente qualunque riconciliazione politica con il movimento islamico.
NenaNews - L’ex capo dell’esercito e principale candidato alle Presidenziali del 26-27 maggio, Abdel Fattah el-Sisi, ha detto ieri sera che la Fratellanza Musulmana non esisterà se dovesse essere eletto Presidente. “Non ci sarà nessuna cosa chiamata ‘Fratelli Musulmani’ durante il mio incarico” ha detto Sisi intervistato dai canali egiziani CBC e ONTV. Le sue dichiarazioni, sebbene prevedibili, sono la più chiara dimostrazione che una possibile riconciliazione politica con il movimento islamista sarà impossibile e che, quindi, la dura repressione dei suoi leader e sostenitori continuerà.
Da quando è stato rimosso il Presidente islamista Morsi con il colpo militare dello scorso luglio, la Fratellanza ha subito un durissimo giro di vite. Il movimento è stato dichiarato “organizzazione terroristica” a Natale ed è accusata dal governo di essere responsabile degli attacchi terroristici che colpiscono il Paese.
Sisi ha provato poi a smarcarsi dall’esercito. L’ex maresciallo ha detto che, anche se eletto, i militari “non avranno un ruolo di governo in Egitto” aggiungendo di “non essere un loro candidato”. Un esercito che nella storia dell’Egitto è sempre stato alla guida del Paese. Ad eccezione dell’anno di presidenza di Morsi, infatti, tutti i precedenti Presidenti egiziani facevano parte dell’esercito. Tra questi anche il “faraone” Mubarak rimosso dopo una rivolta popolare durata 18 giorni agli inizi del 2011.
Le elezioni Presidenziali egiziane, programmate per il 26 e 27 maggio, avranno luogo in un Paese lacerato da profonde divisioni sociali. Almeno 16.000 persone sono state imprigionate e 2.500 sono le vittime da quando è stato deposto Morsi con il colpo militare dello scorso luglio. Ma se a pagare un prezzo altissimo sono stati i Fratelli Musulmani, non meno grave è stata la repressione che hanno subito (e subiscono) la sinistra e, più in generale, qualunque forma di dissenso. Lo scorso mese una tribunale egiziano ha messo fuori legge movimento 6 aprile tra i principali protagonisti delle proteste anti-Mubarak.
Nel corso delle interviste l’ex Maresciallo ha voluto anche respingere le accuse dell’opposizione secondo cui la sua ascesa al potere era programmata da tempo. “Non ero interessato al potere” – ha detto – aggiungendo che ha scelto di candidarsi alla Presidenza solo alla fine di febbraio dopo aver ricevuto il sostegno del Consiglio Supremo Egiziano per le forze armate. Sisi ha affermato che la sua scelta di candidarsi deriva da un dovere patriottico perché era necessario salvare la nazione “dove il tasso di disoccupazione è vergognoso”.
Un recente sondaggio del centro Baseera sostiene che il 72% di coloro che si recheranno alle urne sosterrà Sisi. Mentre solo il 2% voterà il nasserista Sabahi, il suo unico sfidante. Molti egiziani vedono nell’ex Maresciallo l’unico leader che può riportare la sicurezza nelle strade e migliorare la disastrata economia egiziana.
NenaNews - L’ex capo dell’esercito e principale candidato alle Presidenziali del 26-27 maggio, Abdel Fattah el-Sisi, ha detto ieri sera che la Fratellanza Musulmana non esisterà se dovesse essere eletto Presidente. “Non ci sarà nessuna cosa chiamata ‘Fratelli Musulmani’ durante il mio incarico” ha detto Sisi intervistato dai canali egiziani CBC e ONTV. Le sue dichiarazioni, sebbene prevedibili, sono la più chiara dimostrazione che una possibile riconciliazione politica con il movimento islamista sarà impossibile e che, quindi, la dura repressione dei suoi leader e sostenitori continuerà.
Da quando è stato rimosso il Presidente islamista Morsi con il colpo militare dello scorso luglio, la Fratellanza ha subito un durissimo giro di vite. Il movimento è stato dichiarato “organizzazione terroristica” a Natale ed è accusata dal governo di essere responsabile degli attacchi terroristici che colpiscono il Paese.
Sisi ha provato poi a smarcarsi dall’esercito. L’ex maresciallo ha detto che, anche se eletto, i militari “non avranno un ruolo di governo in Egitto” aggiungendo di “non essere un loro candidato”. Un esercito che nella storia dell’Egitto è sempre stato alla guida del Paese. Ad eccezione dell’anno di presidenza di Morsi, infatti, tutti i precedenti Presidenti egiziani facevano parte dell’esercito. Tra questi anche il “faraone” Mubarak rimosso dopo una rivolta popolare durata 18 giorni agli inizi del 2011.
Le elezioni Presidenziali egiziane, programmate per il 26 e 27 maggio, avranno luogo in un Paese lacerato da profonde divisioni sociali. Almeno 16.000 persone sono state imprigionate e 2.500 sono le vittime da quando è stato deposto Morsi con il colpo militare dello scorso luglio. Ma se a pagare un prezzo altissimo sono stati i Fratelli Musulmani, non meno grave è stata la repressione che hanno subito (e subiscono) la sinistra e, più in generale, qualunque forma di dissenso. Lo scorso mese una tribunale egiziano ha messo fuori legge movimento 6 aprile tra i principali protagonisti delle proteste anti-Mubarak.
Nel corso delle interviste l’ex Maresciallo ha voluto anche respingere le accuse dell’opposizione secondo cui la sua ascesa al potere era programmata da tempo. “Non ero interessato al potere” – ha detto – aggiungendo che ha scelto di candidarsi alla Presidenza solo alla fine di febbraio dopo aver ricevuto il sostegno del Consiglio Supremo Egiziano per le forze armate. Sisi ha affermato che la sua scelta di candidarsi deriva da un dovere patriottico perché era necessario salvare la nazione “dove il tasso di disoccupazione è vergognoso”.
Un recente sondaggio del centro Baseera sostiene che il 72% di coloro che si recheranno alle urne sosterrà Sisi. Mentre solo il 2% voterà il nasserista Sabahi, il suo unico sfidante. Molti egiziani vedono nell’ex Maresciallo l’unico leader che può riportare la sicurezza nelle strade e migliorare la disastrata economia egiziana.
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