venerdì, aprile 18, 2014
Visita al santuario indu Baps Shri Swaminarayan Mandir a Londra, il piu' importante esistente fuori dell'India 

di Renato Zilio 

È proprio il caso di dirlo: una fede che trasporta le montagne! Sono, così, partite dalle nostre Alpi di Carrara più di duemila tonnellate di marmo bianchissimo alla volta dell’India, lì lavorate, trattate e cesellate secondo lo stile tradizionale da più di mille artigiani. Imbarcato il materiale per Londra, con due anni e mezzo di lavori, eccolo risplendere in un tempio di eccezione. Un’enorme struttura costruita dalla comunità indù a Londra West End, nel quartiere di Neasden. Grandiosa e imponente. Essa riflette l’entusiasmo di una comunità straniera emigrata in tutta l’Inghilterra, composta da oltre 400 mila persone. Già da lontano le sue cupole a cipolla color bianco-latte, i pinnacoli e le torri candide vi incantano e attirano. Sorprendente paesaggio di zucchero. E non vi sembrerà vero di ritrovare qui un pezzo d’Italia... in un tempio indu’ considerato il più importante costruito in Europa. Per noi italiani, ancora una metafora di quell’arte innata del sapersi adattare o adeguare all’altro, come qui alle forme esotiche della religione vivente più antica al mondo, l’induismo, con i suoi oltre 5.000 anni di vita. Aperto nell’agosto 1995, il tempio - “una delle sette meraviglie di Londra” secondo alcuni - mi accoglie con mezzo milione di visitatori ogni anno.

La hall di entrata è interamente rivestita di immense pareti di teak della Birmania, color nocciola. Si è invitati a scalzarsi, lo spazio qui è sacro. Ciò vi darà l’immediata sensazione del corpo indifeso, il corpo del pellegrino. Sensibile al camminare, ai sentieri, alle loro asperità, come alla massima indiana che raccomanda: ”Fa che il tuo cuore scelga la meta e la ragione cerchi la via.” Aiuta, così, i sensi e la vostra anima a mettersi in cammino verso uno spazio che esce dall’ordinario, verso la sensazione straordinaria di accogliere il divino. L’ambiente è magico. L’atmosfera, raffinatissima. Un’esposizione “Understanding Hinduism” (già etimologicamente lo stesso termine inglese vi accompagna a sollevare il velo di Maya per trovare il senso delle cose) vi introduce al suono tradizionale dell‘OM: quasi un benvenuto nella pace di una religione orientale e dei suoi valori. Come l’ahimsa, la non-violenza, con Gandhi il suo grande discepolo, ma altri valori ancora come sottolineava perfino il Concilio Vaticano II, “la ricerca dell'Assoluto attraverso la vita ascetica, la meditazione e il rifugio in Dio con amore e confidenza”. Il rispetto per la vita, inoltre, e per la Terra, che “abbiamo non in eredità dai genitori, ma in affitto dai figli”.

Sarete, così, introdotti nella lingua-madre del sanscrito, con tutta la sua ricchezza e modulazione, come 70 termini per dire l’aqua, 65 per la terra, 280 per i diversi tipi di pioggia... Ma sul più bello del vostro percorso, sarete invitati decisamente a salire al Mandir, nella hall della preghiera, dove si sta svolgendo uno dei cinque riti del giorno con l’apertura del sancta sanctorum. Cinque, il numero della mano, richiama i cinque tempi di preghiera dell’islam, come quelli del mondo monastico cristiano. Seduti e assiepati insieme sul pavimento visitatori e devoti si ritrovano in perfetto silenzio contemplativo. Interessante tolleranza, quella di ritrovarsi insieme nello stesso rito e scrutare da vicino la devozione intensa dei pellegrini. Mentre esotiche melodie fanno danzare davanti alle divinità con eleganza la luce, il dono divino per eccellenza. La luce passa, poi, di mano in mano, ognuno ne accarezza la fiamma, ci si tocca il volto in segno di benedizione. Nelle festività si raccolgono qui migliaia di fedeli, mentre il marmo di Carrara della volta e delle colonne, cesellato fino all’ultimo dettaglio, gioca da vero protagonista: si anima illuminato da luci dal colore cangiante, trasportandovi in un mondo irreale, mistico. “La terra produce il grano, - ricorda qualcuno - ma l'uomo produce il sogno del grano, e il sogno consente il realizzarsi delle cose”.

Uscendo, alla fine, lo sguardo corre alla bella struttura dirimpetto Swaminarayan school, al ristorante attiguo e allo shop tradizionale, dove ritroverete sempre insieme eleganza e gentilezza. Ma soprattutto i giardini in miniatura tutt’attorno a forma di stella o altre geometrie - spesso premiati nei concorsi – eleganti, graziosissimi, meritano un’occhiata. Una vera delizia dello sguardo! “Grazie” vi sentirete dire alla fine della vostra visita con un rispettosissimo inchino. Nella metropoli dove tutto è business, questa bella accoglienza gratuita aggiunge ancora una nota di stupore. La cura e il senso dell’altro, delle cose in questa religione è regola d’oro.

Vi direte, in fondo, quanto sia importante un luogo di fede per i migranti. Nella loro avventura non li sostiene solo la volontà di riuscire o di sopravvivere. Ma anche quella di sentirsi accompagnati dalla forza misteriosa di Dio.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa