martedì, marzo 11, 2014
Il mondo intero guarda alla crisi ucraina che vede contrapposte Mosca e Kiev sulla sovranità della Crimea russofona e mentre le diplomazie internazionali sono al lavoro, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu riunito ieri pomeriggio a New York ha rinnovato l’appello alla Russia a negoziare una soluzione pacifica. Intanto la Nato fa alzare in volo i suoi aerei sui cieli di Polonia e Romania per monitorare la regione. Il servizio di Roberta Gisotti: (ascolta)

Radio Vaticana - Braccio di ferro tra i 15 membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ma Mosca è sempre più isolata nel sostenere la legalità del referendum per l’adesione della Crimea alla Russia indetto per il 16 marzo. La stessa Cina - tradizionalmente alleata del Cremlino in politica estera - ha preso le distanze dichiarando di rispettare l’integrità e la sovranità territoriale dell’Ucraina. “Non possiamo permetterci errori di calcolo o inazione”, il monito lanciato ieri dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki moon, in difesa dell’unità del popolo ucraino pena - ha detto – “serie ripercussioni” anche “per l’intera comunità mondiale”. Ma i negoziati sono fermi: Mosca ha respinto le proposte Usa di cessare l’avanzata militare in Crimea, di rinunciare alla sua annessione e di finire le provocazioni e cosi anche ha lasciato cadere l’idea di un gruppo di contatto sostenuta dall’Unione Europea, in particolare dalla Canceliera Merkel in accordo con Obama, che domani incontrerà il premier ucraino Iatseniuk, atteso giovedì anche all’Onu. Aiuti economici all’Ucraina arriveranno dagli Usa e dalla Banca Mondiale, che ha promesso fino a 3 miliardi di dollari nel 2014.

Dunque Mosca definisce legittimo il referendum di domenica prossima sulla secessione della Crimea da Kiev, che ribadisce la sua sovranità sulla penisola. Amedeo Lomonaco ne ha parlato con Fabrizio Dragosei, inviato speciale del Corriere della Sera: (ascolta)

R. – La diplomazia sta tentando di riprendere in mano le redini della vicenda, ma purtroppo ci sono difficoltà a fare passi avanti. Se non si riesce a mettere in contatto diretto Mosca con Kiev – e questo per ora non si riesce a fare – sarà difficile andare avanti. Nel frattempo, domenica, arriva questa scadenza del referendum della Crimea, che sicuramente porterà poi ad un fatto compiuto, che difficilmente sarà reversibile. La Crimea, che sappiamo essere in grande maggioranza abitata da cittadini di etnia russa, voterà sicuramente a favore dell’accorpamento con la Federazione russa. A quel punto, sarà certamente molto difficile riuscire a fare marcia indietro. Abbiamo, quindi, veramente pochi giorni, poche ore, perché la diplomazia riesca a riprendere in mano la situazione.

D. – E intanto Mosca giudica legittimo il referendum, l’Ucraina invece non intende cedere parte del proprio territorio. La via diplomatica, indicata da Stati Uniti ed Unione Europea, in questo momento sembra una delle poche soluzioni ipotizzabili?

R. – E’ anche ipotizzabile che si arrivi a un rimpasto di governo a Kiev, perché francamente è anche abbastanza curioso che in questo governo nato dalla cacciata di Yanukovich non ci sia neanche un personaggio che rappresenti la parte russofona. Io credo che forse se a Kiev ci fosse un rimpasto di governo, se il governo accettasse di trattare con le autorità della Crimea che hanno convocato il referendum, a quel punto questa parte avrebbe le carte in regola per chiedere a Mosca di bloccare il referendum e di riportare le sue truppe, che sono in Crimea, nelle basi russe previste dall’accordo con l’Ucraina.

D. – Per la Russia il gas è realmente un’arma per ricattare l’Occidente?

R. – Il gas russo in questo momento è un’arma abbastanza spuntata. Certamente, l’Europa dipende dalla Russia per gran parte delle sue forniture e l’Ucraina ancora di più. Però, siamo in primavera, le temperature sono miti e tutti i depositi, sia quelli ucraini sia quelli dei Paesi dell’Europa centrale e occidentale – parliamo di Italia, Germania, Repubblica Ceca e Ungheria – sono pieni di gas. Quindi, se la Russia tagliasse le forniture, dovrebbe tagliarle veramente per un periodo molto lungo – parliamo di mesi – per avere delle conseguenze. Si spera che la crisi non duri così tanto.

D. – Quali effetti avrebbero le sanzioni contro la Russia?

R. – Se effettivamente l’Occidente decidesse di varare quelle sanzioni di cui si è parlato, cioè il congelamento dei beni di tutti i personaggi russi coinvolti nella vicenda ucraina – e questo potrebbe coinvolgere ad esempio tutti i deputati della Duma, che sono centinaia e hanno sicuramente parecchi "asset" fuori del loro Paese – e se ci fosse un blocco dei visti, queste sarebbero sicuramente misure pesanti. Misure pesanti che, però, porterebbero poi inevitabilmente a delle contromisure e certamente ad un inasprimento veramente notevole della situazione, ad un clima non diciamo di guerra fredda, ma sicuramente a un clima degli anni passati, che in questo momento francamente nessuno vuole. Anche perché una volta, prima della Seconda Guerra mondiale, ci si chiedeva se fosse il caso di morire per Danzica, perché Danzica era il nodo sul quale si scontravano Polonia e Germania. Oggi, sicuramente in Europa e negli Stati Uniti nessuno ha intenzione di morire per l’Ucraina. E, d’altra parte, le colpe di quanto sta accadendo non sono così chiare e definite come si potrebbe pensare o come lo erano, certamente, nei rapporti tra Polonia e Germania nazista. L’Ucraina non ha tutte le ragioni, la Russia non ha tutti i torti.


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa